“Ho dovuto assumere delle decisioni importanti, quando, cogliendo il grido di dolore dei primari direttamente interessati dall’emergenza Covid e dei medici del pronto soccorso, mi sono recato più volte in Ospedale e ho constatato che c’erano delle persone che stavano lì per giorni e giorni senza cure adeguate e senza avere la possibilità di una destinazione in reparto”. Lo ha detto il Sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, intervenendo alla seduta della Commissione consiliare sanità, convocata dalla Presidente Maria Teresa De Marco, ed alla quale ha preso parte anche il Presidente dell’Ordine dei Medici Eugenio Corcioni. Nell’apprezzare il contributo importante e prezioso fornito in queste settimane di emergenza tanto dalla Presidente della commissione sanità De Marco, quanto dal Presidente dell’Ordine dei Medici, il Sindaco Occhiuto ha sottolineato che “gli anziani al pronto soccorso chiedevano il mio aiuto. Ho trovato una persona tre volte di seguito senza che venisse trasferita in reparto. Ho avuto la conferma – ha detto ancora il Sindaco - che in questi mesi non si è fatto nulla. Non è vero che i politici hanno delle responsabilità - come sostenuto da qualche consigliere comunale intervenuto in commissione - Dopo l’affacciarsi della pandemia a febbraio – ha detto ancora Mario Occhiuto – siamo stati tutti colti di sorpresa, ma chi doveva agire e prevenire gli effetti negativi della seconda ondata del contagio, non ha fatto assolutamente nulla”. Occhiuto chiama in causa le responsabilità della lunga gestione commissariale. “Questi signori che per undici anni hanno gestito la sanità in Calabria – dice Occhiuto - non solo non avevano le giuste competenze, ma non sapevano neanche quello che dovevano fare. Non sapevano neanche che il Piano Covid per alcuni versi era stato già fatto da Roma e non lo hanno neanche attuato. Non sono stati realizzati i nuovi posti letto, non è stato assunto nuovo personale sanitario, né sul territorio sono statti realizzati i laboratori per processare i tamponi”. Occhiuto ha poi messo in evidenza l’attivismo del Comune. “Ci siamo riuniti a febbraio e marzo ed ho avanzato ai commissari richieste ufficiali per realizzare i posti letto negli ospedali periferici e per assumere personale. Tra l’altro – ha proseguito Occhiuto – non sono state spese le somme per l’emergenza Covid che dovevano essere utilizzate per adeguare i reparti, acquistare le attrezzature e assumere il personale. Noi – ha detto inoltre il Sindaco - abbiamo fatto tutto quello che potevamo ed anche di più. Per citare il Presidente dell’ordine dei medici Corcioni qui c’è bisogno di braccia e non solo di mura. Ecco perché ho lanciato l’iniziativa dell’Ospedale da campo che è un ospedale militare con tutti i crismi, con tutti i moduli, i laboratori, gli ambulatori, la Tac, la radiologia, e con personale sanitario adeguato che sarà disponibile anche per le vaccinazioni contro l’influenza. Abbiamo avuto dei commissari catapultati in Calabria e la cui unica competenza era l’inettitudine – ha concluso Occhiuto. Invece, all’ospedale di Reggio Calabria c’è una dirigente di Cosenza nominata commissario, Iole Fantozzi, che ha realizzato 125 posti per malattie infettive e altri 20 posti di terapia intensiva. Noi siamo a sostegno della categoria dei medici. Stanno facendo turni massacranti, lavorando senza sosta anche di notte. Se dell’Ospedale militare non ci sarà bisogno, benissimo, perché vorrà dire che l’emergenza è cessata. Ma noi dobbiamo valutare e prevenire ogni mossa del virus e prepararci anche a scenari diversi”. I lavori della Commissione erano stati introdotti dalla Presidente Maria Teresa De Marco che dopo aver ricordato i dati calabresi sul Covid, aggiornati alla scorsa settimana, con più di 5 mila pazienti domiciliari, di cui circa il 40 per cento sintomatici, e più o meno 2300 pazienti che vengono seguiti a casa dai medici di base, ha difeso la categoria dei medici. “Veniamo screditati – ha detto - ma senza di noi sarebbe il disastro”. E sull’ospedale da campo: “avremmo avuto la possibilità, data la carenza di personale, di far andare i medici militari a lavorare nelle nostre strutture, che potevano accogliere molti pazienti”. Ed ha citato gli esempi di Lungro e dell’Ospedale di San Marco Argentano “che, localizzato, peraltro, in un punto strategico, potrebbe benissimo – ha detto Maria Teresa De Marco - ospitare i pazienti Covid”. Ed ha ricordato anche la possibilità di utilizzare anche le strutture ospedaliere di Praia, Trebisacce e Mormanno. “Per quanto riguarda l’Ospedale di Cosenza – ha aggiunto - alcuni colleghi mi hanno fotografato la situazione che è questa : 17 pazienti non Covid che aspettano di essere trasferiti nei reparti e oltre 20 Covid che attendono una sistemazione, tutti ammassati uno accanto all’altro sulle barelle. Un altro collega mi ha informato scrivendo che quello di Cosenza viene trasformato interamente in Ospedale Covid, visto che la maggior parte dei reparti vengono chiusi. E’ stata smantellata – mi è stato riferito - persino la terapia intensiva neonatale che era stata inaugurata nel 2018. E pare che 10 giorni fa siano state fatte delle nomine a capo dipartimento chirurgia che non potevano essere fatte perché il commissario era decaduto dall’incarico”. Poi Maria Teresa De Marco ha posto, inoltre l’accento sulla necessità di completare al più presto il Mariano Santo “che – ha detto - doveva essere il nostro Covid Hospital”. Parla di “gestione assolutamente miope, per non dire dissennata di questi settentrionali che sono venuti nel tentativo di colonizzare e di imporre soluzioni assolutamente inadatte e inadeguate” il Presidente dell’Ordine dei Medici Eugenio Corcioni. “Una gestione – ha aggiunto - che ha portato sostanzialmente all’estrema carenza di risorse, soprattutto di braccia. Questa seconda ondata di pandemia – ha sottolineato ancora Corcioni - è molto seria, ma ancora con numeri teoricamente gestibili. Siamo dai primi di marzo che chiediamo, se possibile, di rafforzare e raddoppiare l’organico della virologia che è centrale per bloccare la diffusione della pandemia perché, stranamente, non è la rianimazione che ci risolve i problemi, ma corregge gli errori, perché quando si finisce in rianimazione è un errore, perché è si parla di ritardo diagnostico e non c’è stato l’isolamento. Dobbiamo accelerare il più possibile e individuare sul territorio la pandemia e i contagi e quindi dobbiamo processare rapidamente i tamponi. Si era detto di addestrare del personale, perché il personale non si inventa. Sembra che il 19 – ha aggiunto Corcioni – si riusciranno a fare i primi tamponi a Rossano ma se non riusciamo a raddoppiare o triplicare la possibilità di processare i tamponi, ogni sforzo sarà vano. Siamo in grandi difficoltà – ha precisato ancora il Presidente dell’ordine dei medici - e i medici, gli infermieri e gli Oss lo sono più di tutti, perché sono stati sciaguratamente ridotti di numero in conseguenza del fatto che sono state disattivate convenzioni che erano pronte con altro personale. Non si può sguarnire un pronto soccorso con otto persone facendo fare i miracoli a questi colleghi. Per fortuna che si è pensato di assumere con meccanismi semplici almeno 20 medici. Si diceva che non ci sarebbero state domande. Mi risulta invece che diverse decine di colleghi, anche in pensione, hanno proposto la loro disponibilità a rientrare. Sono d’accordo con la dottoressa De Marco quando dice che sarebbe molto meglio poter utilizzare le nostre strutture murarie per fare nuovi reparti, però anche lì noi abbiamo il grande problema delle braccia. Presumo che l’esercito per l’Ospedale da campo in allestimento a Cosenza abbia figure professionali in quantità per poterci dare una mano. Ma anche lì ci vuole qualcuno – ha aggiunto Corcioni -che diriga e coordini e che si prenda la responsabilità delle cose che dice”. Corcioni esprime contrarietà ad ogni forma di commissariamento della sanità. “Ci siamo sempre espressi, ed io per primo, con i vari Presidenti dell’Ordine delle altre province contro il sistema del commissariamento e contro il progetto di un uomo solo al comando, con poteri illimitati. Tra l’altro il decreto Calabria, se viene confermato nel testo che conosciamo, darebbe un potere assolutamente sconfinato al commissario, addirittura consentirebbe di nominare i direttori generali di tutte le aziende sanitarie anche rispettando la legge. Speriamo che il modello del commissariamento, che non ci piace, si possa correggere con una task force di operatori sanitari che lavorano in Calabria e che diano garanzia di intelligenza, di competenza e di terzietà, in modo tale da produrre effetti immediati”. E prima di concludere Corcioni invoca investimenti. “Se non facciamo questo non riusciremo a risparmiare mai e non riusciremo ad ottenere nessun risultato”. Investimenti su cosa? “Non tanto sulle strutture – dice Corcioni – ma, anzitutto, sul personale che è l’emergenza più acuta. Poi dobbiamo correggere le disfunzioni: anzitutto costruendo una vera, potente e indipendente rete territoriale. Noi potremmo, nell’autonomia regionale, riorganizzare le cose come erano organizzate prima, cioè con dei concorsi seri. Senza rete territoriale la prevenzione non si potrà mai fare. Speriamo, infine, che, per quanto riguarda l’emergenza, si possano riprendere le redini del tracciamento, altrimenti non riusciremo a bloccare questa infezione ed è fondamentale”.
Redazione