In merito al tentativo di prorogare di due anni il mandato dei Rettori delle Università attraverso un apposito emendamento che ha registrato il parere contrario del Governo e poi definitivamente ritirato interviene con una nota il Movimento Studentesco Athena RèF.
Comunicato che riceviamo e che integralmente pubblichiamo:
"C’è una differenza sottile, ma cruciale, tra un’intelligenza artificiale e un’intelligenza istituzionale: la prima esegue, la seconda comprende…o almeno così dovrebbe essere. Ma cosa succede quando chi governa un’istituzione universitaria invece di rispettare il codice della democrazia tenta di riscriverlo per autoalimentarsi come un algoritmo fuori controllo? È quanto accaduto all’Università della Calabria (Unical).
Il Rettore uscente, il prof. Nicola Leone, esimio studioso di intelligenza artificiale, ha deciso di testare un nuovo modello predittivo: il proprio futuro personale. La previsione? Altri due anni di mandato, senza elezioni, senza competizione e senza l’incomodo del consenso, confidando magari nel fatto che la Legge Gelmini, nel frattempo, venisse opportunamente modificata per ripristinare il sistema “4+4” che gli avrebbe garantito ulteriori sei anni al comando (due di proroga più altri quattro in caso di rielezione).
Un piano ambizioso, bisogna riconoscerlo. Anche i sistemi di IA più avanzati cercano di ottimizzarsi, ignorando a volte che certe regole non andrebbero violate. Così, con un tempismo tipico di un aggiornamento software mal riuscito, si è fatta strada l'idea di proporre una proroga ad personam.
Il bug nel sistema: la democrazia
L’emendamento, proposto da alcuni senatori di un partito di maggioranza che, perlopiù, non sono espressione del consenso elettorale della nostra regione e per i quali risulta lecito dubitare del fatto che abbiano una conoscenza diretta della nostra università (se non attraverso gli articoli del gruppo Gedi), è stato motivato con la necessità di garantire continuità al progetto della Facoltà di Medicina e alla realizzazione del Policlinico universitario.
La speranza era quella di bypassare, con un firewall evidentemente obsoleto, la Legge 240/2010 che stabilisce regole chiare sulla durata e rieleggibilità dei rettori. Un solo mandato della durata di sei anni.
Fortunatamente, il buon senso istituzionale degli addetti ai lavori ha rilevato l’anomalia. L’emendamento ha dapprima riscontrato il parere contrario del Governo fino ad essere successivamente e definitivamente ritirato dalla Commissione Affari Istituzionali del Senato, suscitando un sospiro di sollievo tra chi ancora crede nel rispetto delle regole.
L’Unical non è un simulatore di regimi
Il problema non sta nella goffa esecuzione del piano, quanto al fatto che lo stesso sia stato concepito. Pensare che l’università possa essere gestita senza confronto e partecipazione al pari di un processore che esegua algoritmi in maniera asettica è un’idea pericolosa.
Un ateneo non è un feudo, né una monarchia digitale, né un software in beta test dove si riscrivono le regole a piacimento.
È uno spazio di pensiero critico, di confronto, di crescita. E chiunque pensi di governarlo con forzature e scorciatoie ha probabilmente frainteso la natura stessa dell’istituzione.
Una domanda legittima: perché non fidarsi del processo democratico?
Se l’obiettivo dichiarato dell’emendamento era garantire continuità al progetto della Facoltà di Medicina e del Policlinico, sorge spontanea una domanda: perché dubitare che un successore, eletto attraverso i processi democratici, non possa proseguire efficacemente quanto di buono è stato fatto?
Lo Statuto esiste proprio per garantire che la guida dell’ateneo sia affidata a chi gode della fiducia della comunità accademica.
L’esercizio del potere e la giurisprudenza creativa
Non stupisce il metodo del Rettore uscente. Negli ultimi sei anni, ogni tipo di forzatura regolamentare e tentativo di condizionamento dei rappresentanti negli organi d’ateneo è stato all’ordine del giorno. Un modus operandi creativo nel riscrivere le regole a proprio vantaggio:
- il regolamento delle associazioni studentesche è stato modificato più volte per penalizzare le realtà che formano il nostro movimento;
- il regolamento del Consiglio degli Studenti è stato reinterpretato e bypassato con un decreto rettorale, per consentire la sfiducia e la decadenza del suo Presidente (componente di Athena-Rèf);
- il Presidente del Consiglio degli Studenti non è mai stato invitato ad intervenire alle cerimonie di inaugurazione dell’anno accademico per evitare che potesse esprimere un pensiero non allineato con l’amministrazione;
- numerosi altri abusi hanno sistematicamente soffocato le voci critiche e condizionato l’esito delle consultazioni elettorali studentesche.
Non è una novità! Il Rettore uscente, ancor peggio del suo predecessore, si è distinto per un’interpretazione personalistica delle regole, una sorta di “giurisprudenza creativa” finalizzata a eliminare il dissenso e a ottenere la totale acquiescenza della comunità accademica.
L’indifferenza generale di un ateneo in ostaggio: accettazione o complicità?
Se da un lato abbiamo sempre denunciato questi abusi, dall’altro nessun rappresentante del corpo docente o del personale tecnico-amministrativo ha mai osato prendere una posizione critica.
A parte qualche rara e timida mail su una privata mailing list d’ateneo, l’unica voce fuori dal coro è sempre stata la nostra, sia su questioni prettamente studentesche che sui temi di generico interesse accademico, mentre il resto dell’ateneo ha preferito voltarsi dall’altra parte.
Allora ci si chiede il perché? La realtà è semplice quanto avvilente: la comunità accademica sembra più attenta alle opportunità offerte dal PNRR e alla distribuzione del Punto Organico che alla difesa dei principi democratici e di buon governo.
Chi accetta passivamente lo smantellamento delle regole in cambio di qualche privilegio si rende complice del sistema.
Se l’obiettivo dell’emendamento era davvero garantire continuità a un progetto, il silenzio della comunità accademica tradisce l’idea che nessun altro, democraticamente eletto, sia in grado di portarlo avanti.
Non è forse questo un insulto all’intera comunità accademica? Non è umiliante accettare l’idea che l’ateneo non sappia esprimere figure autorevoli e capaci di prendere posizioni in difesa dell’istituzione universitaria? Tutto ciò non è degradante per chi nutre legittime ambizioni a succedere all’attuale rettore?
Tra opportunismo personale e fuga dalle responsabilità
Le dichiarazioni rilasciate dal Rettore durante la seduta del Senato Accademico del 18 febbraio aggiungono un altro elemento di riflessione.
Affermare di non comprendere i malumori emersi, dichiarare di non essere promotore dell’emendamento e scaricare, di fatto, la responsabilità politica soltanto al Governatore della nostra Regione denota una preoccupante inadeguatezza e una palese mancanza di rispetto istituzionale.
La cura, in questo caso, è peggiore della patologia visto che fa emergere l’inquietante ingerenza dei partiti politici nei meccanismi istituzionali della nostra università. E si spera soltanto in quelli!
Un Rettore, in quanto massima carica dell’ateneo, non può sottrarsi alle proprie responsabilità né liquidare un fatto così grave come una questione estranea alla propria volontà. Sono le sue stesse dichiarazioni, con le quali afferma che qualora la proroga fosse stata approvata avrebbe comunque richiesto il parere del Senato Accademico prima di accettarla, a conferire all’operazione i connotati di un maldestro tentativo volto a minare i principi di rappresentatività e trasparenza.
Ignorare come e perché una proposta tanto specifica sia stata presentata proprio in concomitanza con la scadenza del mandato significa eludere la responsabilità politica che il ruolo impone. Governare un’istituzione come l’Università della Calabria significa non solo gestire progetti e risorse, ma soprattutto preservare l’integrità dei processi democratici e della sua caratteristica universale.
L’errore è stato corretto, ma il sistema va monitorato
Questa vicenda si chiude come molti esperimenti falliti di IA: con un modello difettoso, scartato prima di causare danni irreparabili. Ma resta una domanda: quanto tempo passerà prima che qualcuno tenti nuovamente di forzare le regole?
Conclusioni
Quanto accaduto non può essere archiviato come un semplice incidente di percorso. Il rispetto delle regole, la trasparenza delle decisioni e la responsabilità delle proprie azioni devono essere principi inderogabili per chiunque aspiri a guidare una comunità accademica. Chi di fronte a situazioni di questa portata si limita esclusivamente a dichiarare la propria estraneità senza assumersi l’onere di un’autocritica dimostra non solo una carenza di leadership, ma anche un atteggiamento che mina la fiducia dell’intera comunità universitaria.
Le associazioni studentesche che formano il movimento Athena-Rèf esprimono da oltre 25 anni rappresentanti nei massimi organi accademici e continueranno a farlo anche oltre il mandato dell'attuale Rettore.
Il nostro movimento studentesco continuerà a vigilare affinché l’Unical non diventi mai un esperimento distopico, un laboratorio di governance artificiale, un’istituzione senza controllo democratico. Infine, per dimostrare il nostro spirito collaborativo, ci rendiamo disponibili, sin da ora, ad offrire gratuitamente il nostro aiuto al Magnifico Rettore nelle operazioni di trasloco dal Rettorato una volta concluso il mandato.
Naturalmente, ci occuperemmo anche di fornire gli scatoloni vuoti…non vorremmo mai che la mancanza di imballaggi diventasse l’ennesimo escamotage dell’ultimo secondo".
Movimento Studentesco Athena-Rèf Athena - Réf