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8 gennaio 1993 - 8 gennaio 2023. Sono trascorsi ben 30 anni dalla morte di un giornalista coraggioso, di un vero "Giornalista" con la "G" maiuscola, Beppe Alfano.

Fra i 28 pentiti che hanno reso dichiarazioni nell'ambito della maxioperazione "Reset" del 1° settembre dell'anno appena trascorso condotta dalla Dda di Catanzaro guidata dal Procuratore capo, dott. Nicola Gratteri, e che ha delineato i nuovi assetti della criminalità cosentina ritroviamo ancora una volta Franco Pino, il "boss dagli occhi di ghiaccio" che ha testimoniato anche in una delle udienze del processo in corso per la tragica vicenda dell'indimenticato calciatore del Cosenza, Donato Bergamini.

Nonostante non goda più di alcuna protezione essendo trascorsi più di 25 anni dalla sua scelta di collaborare con la giustizia che risale al 1995, Franco Pino continua a testimoniare in vari processi per avvenimenti spesso antecedenti al 1995.

Franco Pino ha esercitato il ruolo di capo indiscusso della mala cosentina dal 1977 al 1995.

Nell'occasione riproponiamo l'articolo di un libro che venne pubblicato nel 2020 nel quale si raccontano le confessioni dell'ex boss, passato dalla parte dello Stato.

 In molti erano i giornalisti che avrebbero voluto scrivere la storia di Franco Pino, l'indiscusso Boss di Cosenza negli anni '80 e collaboratore di giustizia oramai da ben 28 anni.

A curare un libro nel quale Franco Pino racconta in prima persona la sua storia, quella della sua vita precedente è stato Pino Nicotri, giornalista di lungo corso, corrispondente dal Veneto del quotidiano "La Repubblica", tra i fondatori de "Il Mattino di Padova" e de "La Tribuna di Treviso" e per ben 35 anni giornalista de "L'Espresso", oltre ad essere l'autore di numerosi libri - inchiesta.

Quando Giorgia Meloni si è insediata, ha indicato la lotta alla criminalità organizzata come una delle priorità del suo governo. Nonostante io non sia più un ‘giovane magistrato’, ci avevo creduto: ma evidentemente ho sbagliato ”. 
 
Così reagisce Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro, alle scelte del governo sulla giustizia. 

Editoriale del Direttore