Per oltre mezzo secolo alla guida della Procura di Cosenza vi sono sempre stati Procuratori cosentini o nati nella Provincia di Cosenza.
Da Ettore Cetera nei primi anni '60 a Saverio Cavalcanti, da Oreste Nicastro ad Alfredo Serafini, da Dario Granieri a Mario Spagnuolo.
Ben sei predecessori di colui il quale è stato designato a nuovo Procuratore della Procura di Cosenza, Vincenzo Capomolla, che hanno segnato la storia giudiziaria della città dei Bruzi. ( nella foto di apertura il NeoProcuratore di Cosenza, Vincenzo Capomolla, con il Procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri )
Dai primi anni '60 ad oggi. Praticamente una vita.
Sei personaggi tutti diversi fra loro accomunati dalla loro cosentinità.
Per la prima volta dopo una vita giunge un Procuratore Capo che non è nato a Cosenza e che non esce dai banchi del Liceo Classico " Bernardino Telesio".
Il Palazzo di Giustizia di Cosenza
Infatti il neoProcuratore Capo, Vincenzo Capomolla, che si insedierà probabilmente nel mese di gennaio del nuovo anno, è nato a Monterosso Calabro, in provincia di Vibo Valentia.
E vi è ancora chi sostiene che un Procuratore Capo nato altrove e non cresciuto nella città dove esercita il proprio indiscusso potere possa avere quel maggior grado di imparzialità che, forse, è necessario e indispensabile per chi esercita un potere così delicato e importante come quello di guidare una Procura di una città corrotta e inquinata come lo è la Città dei Bruzi.
Anche se l'imparzialità è dovere sacrosanto per tutti i magistrati chiamati ad amministrare la Giustizia che dovrebbe essere uguale per tutti e non è detto che i predecessori del Procuratore Vincenzo Capomolla non siano stati, comunque, imparziali e osservanti del loro delicato compito di amministrare la Giustizia.
Ma non per nulla il mitico Pool di Palermo che imbastì lo storico maxiprocesso nel quale venne condannato il Gotha della mafia palermitana e dei corleonesi fu guidato dal Procuratore Capo, Antonino Caponnetto, proveniente da Firenze e che prese il posto del compianto Procuratore Pietro Giammanco.
Ed anche e soprattutto ad Antonino Caponnetto che i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino furono posti nelle condizioni di poter fare quello che hanno fatto e che hanno pagato con la loro vita.
Al neoProcuratore di Cosenza, Vincenzo Capomolla, spetta un compito non facile.
Anche il NeoProcuratore Vincenzo Capomolla conosce bene la città dei Bruzi avendo collaborato in tante inchieste sorrette da Nicola Gratteri, oggi Procuratore capo a Napoli, quando lo stesso era alla guida della Procura di Catanzaro.
Quello di indagare su quella peculiarità tutta cosentina che non è la mafia o la 'ndrangheta nei suoi esponenti in senso stretto, ma quella di essere una città con un ruolo predominante delle famiglie politiche, della burocrazia imperante, della gestione spesso ombrosa di risorse pubbliche soprattutto nell'inquinatissimo mondo della sanità, di facili e numerosi bancarotte fraudolente spesso impunite, di tutti quei legami che non sono mafia ma sono a supporto di una borghesia mafiosa e giuridicamente illibata ed incensurata che ha spadroneggiato e spadroneggia da decenni.
Quel famoso terzo livello o quel livello di colletti bianchi di una "Città Oscura" che non è solo frutto di fantasie, libri, film e teorie di più o meno esperti di criminalità in cerca di fama, ma che, in realtà è il supporto fondamentale per la crescita di una criminalità che non spara e non uccide più ma che è fondata sul controllo dell'economia e del potere.
Quella "Mafia Imprenditrice" che ha eliminato la borghesia professionale e imprenditoriale di un tempo e che, sostituendola, oggi domina l'economia e il potere in quasi tutte le sue forme.
Non è un compito facile individuare e colpire tali livelli di potere, anzi è un compito difficilissimo, quasi impossibile.
Ma per i cosentini che ancora credono nella legge ( sempre di meno ad onor del vero ) e credono nella Giustizia, parola sempre più abusata e sempre meno valorizzata, potrebbero profilarsi le condizioni per un cambiamento.
Una nuova speranza.
Redazione