Paolo Cappello (nella foto in apertura) nacque a Pedace nel 1890 da genitori ignoti e venne accolto dalla famiglia Larosa.
Paolo Cappello era un giovane irrequieto e visse nel popolare rione della Massa. Socialista convinto entrò nel direttivo della sezione socialista di Cosenza quando la politica era reale espressione del popolo e quando gli ideali avevano ancora un grande valore.
Pietro Mancini di lui scrisse su "La Parola socialista", "Non vi fu piccola lotta cosentina, economica o politica, che non lo rinvenne nella prima linea sempre pronto a sguainar l’anima dritta là dove la lotta per il pane e per l’Idea".
In quel periodo gli scontri tra fascisti e socialisti erano all'ordine del giorno. Il 14 settembre alcuni squadristi assalirono un gruppo di socialisti.
In tale aggressione furono esplosi anche colpi di armi da fuoco.
Uno dei proiettili colpì Paolo Cappello al petto. Venne portato in Ospedale dove dopo sei giorni di lotta fra la vita e la morte, purtroppo, spirò.
In diecimila per come riportò il quotidiano socialista "L'Avanti" del 25 settembre 1924, parteciparono al funerale.
E martedì 24 settembre alle ore 18:00, per ricordare e commemorare la figura di Paolo Cappello nei 100 anni dalla sua uccisione per mano di una squadraccia fascista, un gruppo di socialisti cosentini insieme ai suoi discendenti Dodaro e Gelsomino, deporranno un mazzo di garofani rossi presso il ponte Galeazzo di Tarsia (conosciuto come ponte dei pignatari) nel centro storico di Cosenza, luogo in cui Cappello fu brutalmente aggredito.