Oggi, 2 Giugno. si festeggia la nascita della Repubblica.
La Repubblica in Italia nacque ufficialmente con le elezioni del 2 giugno 1946. Elezioni nelle quali si votava anche per il referendum fra Monarchi e Repubblica.
Si poteva votare avendo compiuto i 21 anni e, per la prima volta, votarono anche le donne.
L'esito nazionale fu la vittoria della Repubblica con il 54,3% mentre la Monarchia prese il 45,7%.
La Prima pagina del Corriere della Sera del 6 giugno 1946 che annuncia la nascita della Repubblica Italiana
Il voto segnò ancora una volta la netta divisione del Paese con il Nord dove la Repubblica prese una valanga di voti ed il Mezzogiorno, dove, la Monarchia fu più votata, per effetto del potere del controllo del territorio da parte dei latifondisti spalleggiati dai guardiani delle terre che non erano altro che malavitosi assoldati dai nobili per controllare e addomesticare i coloni e i mezzadri, prese molti più voti.
In una realtà poverissima e stremata dalla fame nel 1946 i latifondisti che possedevano le terre avevano il controllo di vita e di morte dei poveri contadini e il voto libero era, ovviamente, un chimera.
In egual modo oggi la classe di potere che ha sostituito i latifondisti, che è rappresentata dalla Casta dei politici controllano con il voto di scambio una terra di bisogni e di miseria soprattutto culturale e di traffici e illegalità diffusa.
Inutile sottolineare che fra tutte le Regioni italiane quella dove la Monarchia in percentuale prese più voti fu la Calabria.
E in terra calabra la Monarchia con 514.633 voti, il 60,3%, surclassò di molto ( quasi 200.000 voti) la Repubblica che prese solo 337.244 voti, il 39,7%.
Gli aventi diritto al voto erano 1.052.601. Si recarono a votare in 900.653, l'85,5% e 853.303 furono i voti validi.
La 'ndrangheta terriera del tempo ebbe forte influenza sul voto nelle campagne povere e desolate.
Finanziata, protetta ed alleata con il ceto baronale dominante, i proprietari terrieri latifondisti che volevano la Monarchia per continuare a tutelare i loro interessi e mantenere il popolo alla schiavitù da servi della gleba utili solo per lavorare nei campi per un tozzo di pane.
Basti accennare che nel 1946 non erano in pochi i baroni che conservavano in Calabria ancora "il diritto alla prima notte" del barone - proprietario terriero.
Diritto che legittimava il barone ad avere il primo rapporto sessuale con la figlia del colono che si sposava per poi esporre il lenzuolo macchiato di sangue dal balcone per dimostrare l'avvenuta perdita della verginità da parte del signorotto che in tal modo dimostrava di avere potere di vita e di morte su tutti.
La baronia si impegnò molto per far votare la Monarchia e, quindi, la Monarchia stravinse.
Fortunatamente la Calabria non è e non è mai stata l'Italia e in tutto il Nord fu il contrario. E nel complesso vinse la Repubblica.
Anche allora, come sempre, la 'ndrangheta e la corruzione fu determinante con un popolo sempre asservito ai potenti.
Allora come oggi, in Calabria nulla è cambiato e sono trascorsi ben 78 anni.
Certamente non vi è più il "diritto alla prima notte" ma rimangono tanti privilegi per i potenti e tante angherie e soprusi per un popolo che, oggi come allora, non era e non è in grado di ribellarsi e drizzare la schiena.
Allora era giustificato dalla fame e per un tozzo di pane, oggi per una falsa promessa e per complicità nell'illegalità diffusa.
Cambiano le forme ma non la sostanza.
Allora un popolo schiavo e povero, oggi un popolo sempre servo, privo di alcun diritto e speranzoso nel favore da ricevere dal politico di turno.
Redazione