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Sulle forte crisi di partecipazione popolare, sull'assenza di vera politica e sull'omologazione al potere dominante pubblichiamo uno scritto dell'On. Mario Tassone, profondo conoscitore della politica, dei meccanismi della democrazia e della vita di Palazzo, avendo vissuto una lunga esperienza da parlamentare per ben nove legislature:


"Seguire quanto avviene nel Paese e’ come rifare percorsi già fatti, rifare esperienze già vissute: un susseguirsi di momenti ripetitivi.

Tutto procede secondo un copione prestabilito dove ci possono essere variazioni di forma in ossequio al contingente,ma sostanzialmente tutto e’ immobile.

Un vissuto senza sorprese, senza approdi che arricchiscano conoscenza e soddisfano l’umano desiderio di allargare gli orizzonti in cui l’intelligenza umana sia sollecitata a creare sviluppo.

La bella storia è quella prodotta da una comunità in cammino, mentre quella di risulta, costituita da agglomerati ristretti, impone vie da seguire e mete da raggiungere senza che la “comunità in cammino” sia coinvolta.

Viviamo l’epicita’ stracciona di oggi, dove gli eroi sono turbe di faccendieri armati di furbizie e di cinismo che occupano e soffocano gli spazi di comunità ridotte a folle anonime.

Un quadro sconfortante !

E’la crisi della cultura umanistica in cui la centralità dell’uomo svanisce.

La crisi di oggi è politica perché una comunità è ferma, rinunciataria, assuefatta a ritmi stantii imposti da pochi.

La democrazia, la partecipazione, i pensieri che contano, le rappresentanze istituzionali dei cittadini sono considerate bardature e strumenti inutili che contrastano con la governabilità.

E una comunità che perde voce e gli strumenti per esserci, viene fagocitata dalle oligarchie.

Un Parlamento svuotato da disegni che richiamano il passato.

In tutto questo colpisce la rassegnazione,la resa all’affarismo dilagante senza scrupoli contrabbandato per buon governo.

Non c’è la politica perché non ci sono progetti alternativi in campo.

Tutto è omologato al pensiero dominante.

Non ci sono le opposizioni, caricature parolaie senza coraggio prive di espressività.

Nel nostro Paese la dialettica e la contrapposizione avviene nella stessa maggioranza,nella gestione del potere il resto solo atteggiamenti umilianti.

Si sta smantellando lo Stato di diritto,ci sono i maneggi dei nuovi padroni operanti senza investitura democratica e intorno c’è solo silenzio.

Solo parole,commenti di pura circostanza.

I fermenti culturali,le contrapposizioni di un tempo non ci sono, assorbiti in un buco nero senza speranza.

Anche l’Europa sembra assuefarsi a pratiche senza politica con cambi repentini di percorsi e maggioranze come ci dicono le ultime vicende della Commissione.

Le posizioni politiche non contano.

Hanno valore gli accordi zingareschi di tribù attive negli Stati.

Il mio amico Moavero Milanese,che è stato Ministro degli Esteri, su Corsera dell’altro giorno propone lo strumento della risoluzione con cui il Parlamento dovrebbe fare sintesi fra le tante tendenze degli Stati membri.

E’una ipotesi di riforme essenziali per una Europa in affanno oggi sempre più :sommatoria di multiformi interessi degli Stati e gestiti da una burocrazia onnipotente.

In Italia si parla ancora, malgrado gli insuccessi,  delle riforme della metà degli anni 90 di poli alternativi,  che hanno manomesso la Costituzione annullando la politica e ucciso i grandi movimenti popolari. Parlando con Maurizio Eufemi concordavamo che oggi il rosso,il nero, sono colori che si sono estinti.

Si allarga il grigio una pericolosa apatia il sintomo ,come dicevo,della crisi della cultura umanistica. C’è molto spazio per contrastare l’ onnivoro potere senza colore con i tratti distintivi di un avventurismo che non ha nulla di eroico.

Bisogna restituire ai cittadini il diritto di scegliere la classe dirigente;

Il parlamentare, il consigliere regionale, quello comunale devono conoscere i propri elettori, uno ad uno, individualmente, perché il voto che riceveranno ha in corrispondenza un dovere di lealtà per la politica proposta.

La Costituzione attribuisce al singolo eletto un rapporto diretto con l’elettorato, senza alcuna mediazione.

Questa è la democrazia che vogliamo far rinascere.

On.Mario Tassone


Editoriale del Direttore