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A Spezzano Albanese i cittadini saranno chiamati il prossimo 8 e 9 giugno ad eleggere la nuova amministrazione comunale.


Ed in merito al momento elettorale ed in generale sulla condizione attuale della comunità di Spezzano Albanese ospitiamo sulle colonne del nostro quotidiano "LaVoceCosentina.it" un contributo al dibattito a firma di Cataldo Pugliese (nella foto di apertura), dell'Associazione "Italia delle Minoranze".

"Dopo decenni di silenzio tombale, fin troppi, il fiore degli italiani di Albania rifiorisce con vigore e fiduciosa speranza.

La primavera arbereshe rinasce da Spezzano Albanese, una ridente comunità situata sulle colline sibarite, diventata nell’ultimo ventennio un triste dormitorio, per il piacere di pochi e per il dispiacere di troppi.

Un paese noto in tutta la Calabria per la sua goliardia e allegria, per la sua identità e cultura di accoglienza.

Spezzano Albanese, un paese con una posizione geografica logisticamente strategica e invidiata da tutti, posizionata al centro della provincia cosentina, comodissima per raggiungere la costa jonica, come la costa tirrenica e Cosenza la città capoluogo, a due passi dall’ingresso autostradale.

Un paese ricco di storia e di archeologia con il Pianoro del Mordillo abbandonato a se stesso, il più grande parco archeologico calabrese per estensione.

Un paese ricco di sorgenti naturali con un’acqua termale idropinica unica in Europa, chiuse da anni nel degrado più totale, per la tristezza dei cittadini e di tutti quei calabresi che per decenni ne hanno usufruito per lenire i loro disturbi.

Un’acqua di straordinaria ricchezza per le sue proprietà curative per fegato e intestino, apparato digerente e metabolismo.

Un paese su cui ricade una immensa pianura agricola che congiunge la piana di Sibari alla Valle del Crati, con uno scalo abbandonato da decenni e privo di una programmazione di sviluppo urbanistico e dell’artigianato.

Se è vero che viviamo in un’epoca di forti cambiamenti, se è vero che il vecchio modo di fare politica ed i partiti hanno fallito, è altrettanto vero che la necessità di un radicale cambiamento della classe dirigente diventa indispensabile per il nostro paese.

L’Italia da quinta potenza mondiale, diventata lo zimbello dell’Europa intera, è chiamata a riappropriarsi della propria identità, attraverso un forte senso di responsabilità, un richiamo all’essenza della comunità, con il coraggio di cambiare.

E allora è altrettanto vero che la storia ci insegna di come le comunità arbereshe integrate benissimo in Calabria, come in tutta l’Italia del Meridione da diversi secoli, hanno sempre partecipato alle lotte per i diritti e hanno sempre contribuito alle sorti del nostro paese.

Come dimenticare il periodo storico dell’ottocento, dove uomini valorosi, rivoluzionari intellettuali, hanno dato la vita per l’unità d’Italia, molti sono stati gli arbereshe Garibaldini, definiti Eroi, sul fronte in prima linea contro il Re.

Ma questa ahimè è un’altra storia, probabilmente tutta da riscrivere.

E allora è bene si.

La primavera arbereshe la stiamo riscoprendo e vivendo a Spezzano Albanese proprio in queste settimane durante le elezioni comunali, un’atmosfera della vecchia politica spaccafamiglie, un sindaco che più che il primo cittadino assomiglia ad un generale di corpo d’armata.

Un sindaco che siede da trent’anni al consiglio comunale e che oggi dopo dieci anni, prossimo alla pensione che fa?  Si ricandida sindaco, ancora una volta con le terre promesse.

Bello sarebbe stato se avessimo visto la candidatura nella sua lista un suo attuale assessore o consigliere, o magari un nuovo volto della società civile, magari anche donna, e invece no. 

Non me ne voglia nessun candidato della lista n. 2, gente perbene, forse fin troppo per non aver insistito il capo squadra a far cambiare idea per vincere le elezioni che invece, forse, perderanno.

Probabilmente il candidato a sindaco ha obiettivi diversi, o forse non si aspettava lo tsunami dell’ultima ora.

Quello tsunami venuto da lontano, ma con radici ben salde nel paese, ancorate da uno spirito di rinascita, orgoglio, consapevolezza e responsabilità, di chi ha avuto oggi e avrà domani il Coraggio di Cambiare, la lista n. 1 con Cucci sindaco.

"Spizan moti ndroi", (a Spezzano i tempi sono cambiati), una squadra di liberi professionisti e imprenditori  che sta dimostrando con fermezza e umiltà, tutta la professionalità e tutta la maturità necessaria per amministrare un comune dove vige un fermo amministrativo e un silenzio di tomba ormai da troppi anni.

Mi auguro con tutto il cuore che a Spezzano torni l’armonia e la goliardia tra la gente, che da paese dei balocchi siamo diventati il paese dei farlocchi.

Concludo augurando ogni bene a tutti i candidati di entrambi le liste, di abbassare i toni, con l’augurio soprattutto dell’unione e della compattezza, affinchè Spezzano  torni ad essere politicamente quella dei plebisciti elettorali di una volta e presente nello scacchiere politico della provincia e della regione.

Quella Spezzano dei 3mila voti, quella dei Giovanni Rinaldi e Vittorio Vattimo, quella dei fratelli Pugliese e dei Tursi, fino ad arrivare alla Spezzano dei Gennaro Cassiani, un nome arberesh che ancora oggi rimbomba con onore e fierezza nei palazzi della politica romana".

Cataldo Pugliese


Editoriale del Direttore