Ho letto l’ultima intervista rilasciata da Sandro Principe al "Corriere della Calabria" a firma del giornalista Fabio Benincasa "Venti anni fa l'attentato a Sandro Principe - Il Padre Eterno mi ha aiutato, ma mi ha tolto un pezzo di cuore".
Bella, intensa, toccante. Solo un grande leader politico riesce a trasformare una intervista su alcuni temi di attualità in un manifesto politico.
Visione amministrativa associata a pragmatismo, analisi politica priva di ogni faziosità, spirito combattente da leone socialista ma soprattutto tanta umanità quando parla dei colpi al cuore che inevitabilmente hanno segnato la sua vita.
Se sia la premessa di una nuova discesa in campo è difficile dirlo, per tanti motivi. Ma dai contenuti la ritengo probabile.
Sollecitato dal giornalista, Principe parla della sua parte più intima, quella che negli anni ha cercato di tenere più nascosta e riservata e delle prove che ha dovuto affrontare.
Dalle sue parole traspare certamente una sofferenza per i suoi “colpi al cuore” ma anche e soprattutto l’umiltà di chi, grazie alla propria fede e nel momento della prova, si affida al Padreterno.
Dopo questa sua parentesi privata, Principe torna a ruggire e parla di città unica, di ospedale, della destra al Governo nazionale e regionale. Stupisce il tono vellutato usato nei confronti del Presidente Occhiuto.
Il ritmo dell’intervista cambia quando si parla nel merito dell’attuale degrado di Rende e dello sciagurato progetto di città unica, facendo percepire al lettore la passione che lo divora per la sua città di cui è figlio ma anche padre (n. b. ritengo che a suo tempo fece una scelta saggia nel rispondere positivamente all’appello che alcuni storici avversari politici gli fecero pubblicamente per guidare un fronte contro l’annessione di Rende).
L’intervista a Principe pone per i riformisti, quindi, alcuni nodi che devono essere sciolti a breve nonostante l’incertezza sul voto rendese: definire l’impianto programmatico, stabilire il perimetro all’interno del quale stringere alleanze e soprattutto il dilemma del candidato Sindaco.
Sul programma non mi dilungo molto, non perché questo non sia importante ma perché anche le pietre sanno che esiste una visione ereditata dalle precedenti amministrazioni (Manna escluso ovviamente) che ancora deve essere in parte completata.
Passiamo alle alleanze. E’ inevitabile che si lavori a formare una coalizione riformista, progressista e civica con alcuni partner che in questi anni hanno dimostrato lealtà e con le quali si è collaborato bene.
Poi bisognerà verificare cosa rimarrà del comitato per il NO. E’ facile pensare che in quel comitato vi siano ambizioni elettorali e che sia difficile arrivare ad una sintesi.
Discorso a parte merita il PD e su cosa deciderà di fare: presenterà il simbolo e guarderà ai riformisti o prevarrà la costruzione di un campo alternativo? Sullo sfondo, intanto, si agitano ex sindaci che mostrano una cotta per i commissari prefettizi.
Arriviamo alla candidatura a Sindaco. Alla luce dell’intervista di cui sopra, credo che i riformisti siano obbligati a chiedere una disponibilità a Sandro Principe la cui candidatura ha oggettivamente alcuni punti di forza: la sua storia di cui parla nel libro “Tre colpi al cuore”, la capacità di avere consensi anche in altri schieramenti, la credibilità e la garanzia del buongoverno.
Ci piace pensare che Principe stia valutando e stia studiando cosa sia meglio fare.
Ercole Consalvi