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Mai nella storia del regionalismo calabrese si sono verificate condizioni così favorevoli per come si sono registrate nella legislatura a guida Roberto Occhiuto.

 

Un forte legame con il Governo con un ruolo nazionale dello stesso Governatore Occhiuto da Vicesegretario del partito fondato da Silvio Berlusconi, la nomina ricevuta, appena eletto Governatore, di Commissario ad acta per la sanità e la disponibilità attraverso il PNRR e i fondi della Comunità Europea di una quantità stratosferica di fondi, circa 15 miliardi e mezzo di euro.

I poveri Governatori che hanno preceduto l'era Occhiuto se li potevano solo sognare di notte.

Basti pensare alle pene vissute dall'ex Governatore Mario Oliverio che ha sempre desiderato la nomina di commissario ad acta per la sanità che nessuno gli ha concesso, nonostante abbia più volte minacciato di incatenarsi dinanzi Palazzo Chigi.

E se valutiamo l'operato del Governatore Occhiuto, considerando tutti gli elementi positivi appena elencati, si può tranquillamente affermare che si poteva fare molto di più anche se per onor del vero qualche cosa è stata comunque fatta.

Domani, 29 aprile, si terrà presso la cittadella regionale l'incontro del Governatore Occhiuto con la stampa in occasione della metà legislatura.

Ovviamente parteciperà una stampa che soprattutto in Calabria è sempre più asservita e adulatrice del potere.

Saranno assenti quelle poche "voci" libere che, ovviamente, non sono gradite nei Palazzi del potere.

Saranno illustrati pomposamente, come sempre, i risultati raggiunti e gli obiettivi che caratterizzeranno la seconda metà della legislatura stessa.

Per molti osservatori uno dei drammi di questa prima metà di vita di governo regionale è rappresentato dal "modello" di monopolio assoluto della gestione da parte del solo Governatore, la cosiddetta sindrome dell'uomo solo al comando non delegando nulla a nessuno.

Lo confermano le dodici deleghe che ancora oggi, a metà legislatura, il Governatore detiene per se stesso e le briciole concesse ai due alleati, Lega e Fratelli d'Italia, con il partito di Giorgia Meloni sempre più marginale.

A tal proposito molti si chiedono come mai la coordinatrice regionale del partito, Wanda Ferro, sottosegretaria agli Interni, non sia mai intervenuta in tal senso.

La sottosegretaria agli Interni, On. Wanda Ferro, con la Premier, On. Giorgia Meloni

I più maliziosi ritengono che l'inerzia della sottosegretaria risponda alla logica di non far crescere nessuno nell'ambito del partito per detenerne la leadership regionale.

Un monopolio del potere, quello esercitato dal Governatore, che ha finito per svilire l'azione della Giunta ed ha completamente esautorato il ruolo del consiglio regionale.

Circolano sui consiglieri regionali molte leggende metropolitane che non si ha alcuna prova se siano vere o inventate di sana pianta, come quella che in particolar modo alcuni consiglieri regionali della stessa maggioranza, nonostante lunghe attese di ore nell'anticamera degli Uffici del Governatore per chiedere qualche minuto di udienza siano stati poi liquidati e non ricevuti nonostante le estenuanti attese.

Mai nella storia del regionalismo calabrese dal 1970 ad oggi una simile concentrazione di potere in un solo uomo.

Infatti non pochi sono quelli che scherzosamente lo definiscono lo "Zar" o "l'Imperatore" della Calabria.

E difficilmente una simile combinazione di fattori potrà mai ripetersi.

Un ruolo nazionale di prestigio fortificato anche dalla presenza al Senato del fratello Mario Occhiuto e dal ruolo di sottosegretario della compagna del Governatore, l'On. Matilde Siracusano

Un ruolo nazionale che non semplifica solo il rapporto con i Ministri del Governo Meloni ma anche con tutti i centri di potere dei Palazzi Romani.

Ma nonostante ciò i trend negativi della Calabria si ripetono anno dopo anno senza nessun cambiamento reale.

La peggiore sanità del Paese, la regione più povera d'Italia, il maggior numero di giovani che vanno via, un fenomeno di spopolamento senza sosta e tanti, tanti altri trend negativi che è inutile sottolineare.

Certamente per cambiare la Calabria non basterebbe neanche la discesa di Dio sulla Terra e la sequela di migliaia e migliaia di miracoli, ma, comunque, una gestione più accurata dei Fondi della Comunità Europea ed una forte azione contro la terribile burocrazia che rallenta tutto e tutti sarebbe stata quanto mai opportuna.

Chissà se nel secondo tempo della legislatura si vedranno i frutti che ancora oggi non si vedono e chissà qualcosa possa iniziare a cambiare concretamente.

La speranza deve essere sempre l'ultima a morire.

Anche se si corre sempre il rischio che a vivere sempre di speranza si muore inevitabilmente disperati.

Redazione


Editoriale del Direttore