Quando in Calabria vi era una classe politica competente e che a Roma aveva il suo peso, il 16 aprile 1971 il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, firmava il Decreto che individuava nel territorio cosentino l'area per la prima Università statale calabrese.
Il decreto era stato preceduto dallo schema progettuale e da una bozza approvata dal Presidente del Consiglio dei ministri, On. Emilio Colombo, con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il cosentino On. Dario Antoniozzi, nella seduta del 16 febbraio 1971.
Il Ministro e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, On. Dario Antoniozzi
In precedenza il 3 luglio 1970 il CIPE, (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) aveva emanato il suo favorevole assenso.
Il 28 aprile 1971 il Ministro della Pubblica istruzione, il cosentino Riccardo Misasi, nominò il Comitato Tecnico Amministrativo e i comitati ordinatori della quattro facoltà previste: Ingegneria, Scienze Economiche e Sociali, Scienze Matematiche Fisiche e Naturali, Lettere e Filosofia.
Il più volte Ministro, On. Riccardo Misasi
Tanti i registi calabresi che da Roma si impegnarono per la nascita dell'Università della Calabria con un ruolo di primo piano dell'On. Riccardo Misasi e dell' On. Giacomo Mancini.
L'On. Giacomo Mancini, Segretario nazionale Psi e più volte Ministro
Pensare alla classe politica di allora in Calabria e alla classe politica inesistente composta da cialtroni ed ignoranti dell'oggi viene solo da piangere.
Memorabile fu la visita di Giuseppe Saragat il 17 aprile 1966 a Rende, quando venne invitato dal'allora Sindaco, On. Francesco Principe, e con la presenza di Sandro Pertini promise il suo impegno per la nascita di una Università in Calabria.
Altri tempi, altri uomini, altra società rispetto al degrado e alla nullità dell'oggi.
Il primo anno accademico dell'Università della Calabria fu il 1972/1973 con le sue prime 600 matricole.
Altro memorabile momento delle tappe che portarono alla nascita dell'Unical fu la legge 12 marzo 1968 n. 442 istitutiva dell’Università della Calabria, che porta la firma di Giuseppe Saragat, con l'approvazione alle Camera del testo di legge firmato, oltre che da Saragat anche dal Presidente del Consiglio, On. Aldo Moro, e dei Ministri Gui, Pieraccini, Colombo, Pastore e Giacomo Mancini.
La scelta della nascita dell'UniCal nel territorio cosentino venne illustrata sulla stampe nazionale quale l'avvio di una nuova stagione per la Calabria e per tutti i calabresi, con titoli roboanti.
Su "Il Mattino " il titolo recitava "L’Ateneo calabrese a Nord di Cosenza. L’Istituto dovrà servire da modello non solo all'Italia ma a tutta l’Europa. La parola ai tecnici".
Su "Il Tempo: "L’Ateneo dovrà essere un modello non solo in Italia ma in tutta Europa". In effetti i primi anni dell'UniCal furono gloriosi ed il modello Campus fu avveniristico e visionario per quei tempi.
Altissimo il livello delle docenze e tanti i nomi altisonanti e di chiara fama nazionale dei docenti.
Ma deve anche essere detto che negli anni l'UniCal ha perso la sua spinta propulsiva e che il rapporto fra il territorio e l'Università si è fortemente affievolito.
Inoltre si è persa anche la sua spinta propulsiva per lo sviluppo della Regione, infatti da anni quasi tutti i laureati dell'UniCal ( circa 100.000 nei suoi primi 50 anni) vanno poi a lavorare in altre Regioni italiane o all'estero, almeno il 70% dei laureati calabresi vivono fuori dalla Calabria, e, fra questi una parte rilevante la si ritrova nei 250.000 docenti di origine calabrese che insegnano nelle scuole d'Italia. Ben 250.000 sul totale di un milione di docenti, che equivale ad affermare che un docente su quattro in Italia è nato in Calabria.
Con la lenta trasformazione dell'UniCal da Università di grande prestigio innovativa in una Università molto simile ad un emigrificio di giovani laureati che con la laurea nella valigetta prendono il treno o l'aereo per andare altrove a valorizzare le competenze e gli studi acquisiti nell'Università della Calabria.
Il sogno di allora era creare in Calabria quella cultura diffusa che potesse far decollare la Regione che negli anni '70 occupava gli ultimi posti in tutte le graduatorie.
Creare le condizioni per una forte crescita culturale che potesse anche arginare la forte presenza criminale.
In realtà dopo 50 anni la Calabria occupa ancora tutte le ultime posizioni in tutte le graduatorie possibili ed immaginabili.
La criminalità di oggi è molto ma molto più potente e più forte di allora. La cultura mafiosa e la corruzione accompagnata dal fenomeno della mafia imprenditrice è molto più presente oggi che allora e tutte le classi dominanti, soprattutto, quella politica sono molto più mediocri e nauseabonde oggi rispetto ad allora.
Vi è forse da chiedersi se, probabilmente, il sogno si è concretizzato solo a metà. L'Unical rimane una grande eccellenza, una rinomata e validissima Università ma certamente non ha cambiato la Calabria.
Del resto per cambiare i calabresi servirebbero decine e decine di miracoli. Probabilmente non ci riuscirebbe nessuno.
Neanche il Padre Eterno.
Redazione