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Come al solito il solito e stantio copione si ripete. Ad ogni attentato, ad ogni intimidazione, ad ogni evento criminale si scatena la solita ridda di attestati di solidarietà, di vicinanza e di promesse da parte della classe politica calabrese.

E ciò accade da sempre.

Mentre la criminalità organizzata calabrese, la 'ndrangheta è sempre più forte e la corruzione sempre più pervasiva con una struttura economica sempre più infiltrata e governata dai capitali provenienti da attività illecite mentre le aziende "pulite" soffrono sempre di più.

E a tale balletto non potevano mancare tutte le affermazioni di solidarietà in seguito all'attentato intimidatorio subito dall'imprenditore e Testimone di Giustizia, Tiberio Bentivoglio.

Imprenditore e Testimone di Giustizia che ha subito non pochi atti di intimidazione e attentati. Memorabile quello subito nel 2011 quando il marsupio che indossava ha miracolosamente deviato la pallottola che qualcuno gli aveva esploso alle spalle.

E nonostante tutto Tiberio Bentivoglio continua nella sua sacrosanta battaglia partecipando anche a manifestazioni, convegni, dibattiti e incontri nelle scuole per far crescere la cultura per la legalità.

E coloro i quali seguono le storie di mafia e di antimafia ben conoscono le sofferenze, gli abbandoni, le difficoltà che i Testimoni di Giustizia hanno vissuto sulla loro pelle soprattutto negli ultimi anni.

Illuminante in tal senso il libro scritto dal giornalista Paolo De Chiara, "Testimoni di Giustizia - uomini e donne che hanno sfidato le mafie" nel quale l'autore ripercorre alcune di queste storie attraverso una ricostruzione puntuale dei fatti, grazie a dichiarazioni, atti processuali, intercettazioni rese pubbliche, interviste e testimonianze, creando uno spettro il più possibile esaustivo di una realtà - quella del testimone di giustizia - che ancora vive, invece, in uno stato di ingiustizia.

Il libro del giornalista Paolo De Chiara sui Testimoni di Giustizia

Le dichiarazioni di solidarietà e vicinanza nei confronti di Tiberio Bentivoglio  sono state molte e certamente hanno la loro valenza ma non bastano.

E' necessario, invece che la classe politica si attivi con concretezza e con fatti reali contro una cancrena sempre più pervasiva e dirompente.

Fra le tante è il caso di citare quella del Governatore della Regione Calabria, l'On Roberto Occhiuto, che si è augurato che "Lo Stato individui gli autori di queste azioni violente e metta in campo tutti gli strumenti possibili per tutelare Bentivoglio.

La sua determinazione nell'affermare i principi della legalità sono una testimonianza di autentico coraggio e un esempio positivo anche per le istituzioni". 

Augurio che non può che essere condiviso dalla Calabria onesta e laboriosa che è certamente la maggioranza del popolo calabrese.

Inoltre il Governatore Roberto Occhiuto ha anche affermato che "la Calabria rifiuta la ndrangheta". 

Certamente la maggioranza dei calabresi rifiuta la 'ndrangheta ma è una maggioranza silenziosa, immobile, che ha sempre taciuto e continua a tacere.

Infatti mai come oggi in Calabria regna il silenzio.

Le associazioni antimafia languono, la cultura mafiosa soprattutto nelle nuove generazioni cresce ogni giorno di più con il mito del criminale vincente, ricco, potente, temuto e osannato.

I pochi giornalisti d'inchiesta e impegnati nell'antimafia sociale sono sempre più odiati, disprezzati e isolati ai quali spetta l'isolamento destinato ai Testimoni di Giustizia e a tutti coloro i quali, con coraggio e senza alcun consenso sociale, si esprimono nei fatti e quotidianamente contro lo strapotere mafioso.


Mai come oggi si assiste al dissolvimento di quella stagione antimafia inaugurata dall'impegno civile cresciuto nel Paese sull'onda emotiva della morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Mai come oggi tanti comitati antindrangheta sono completamente ininfluenti e spesso gestiti da personaggi moralmente dubbi e senza alcun passato o storia di vero impegno antimafia.

Anche sul piano delle Istituzioni, Comuni, Province e Regione vige il silenzio e non si registra alcuna iniziativa realmente incisiva contro lo strapotere criminale, tranne le solite frasi di rito quando accade qualche evento criminoso.

Le dichiarazioni lasciano il tempo che trovano, tanto tutto rimarrà immobile e come sempre e le stesse dichiarazioni si ripeteranno anche alla prossima intimidazione.

Come sempre da decenni e decenni.

Redazione

 


Editoriale del Direttore