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Promosso dalla Fondazione Magna Grecia si è tenuto a Montecitorio un incontro sul tema "Cyber organized crime - Le mafie nel cyberspace".

 

All'incontro hanno partecipato il Procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, il prof. Antonio Nicaso, ( nella foto di apertura Nicola Gratteri con Antonio Nicaso) eminente studioso del fenomeno, Nino Foti, Presidente della Fondazione Magna Grecia e Chiara Colosimo, Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia.

 
Nell'ambito dell'intervento molto seguito del Procuratore Capo, Nicola Gratteri, lo stesso ha affermato che "il voto di scambio esiste da quando vi esercita il diritto di voto", quindi da sempre.
 
"E tale affermazione - ha sostenuto Nicola Gratteri la si può desumere e documentare sin dal 1869, qualche anno dopo l'Unità d'Italia del 1861. Man mano che sono passati i secoli, il rapporto faccendieri, picciotterie, mafie con la politica, con i raccoglitori di voti, si è evoluto, raffinato. Ma esiste dal 1869, quando venne sciolto il comune di Reggio Calabria per i tanti brogli chi ci furono". 
 
L'affermazione di Nicola Gratteri non è altro che la riprova di quello che tutti conoscono.
 
Il fatto incontrovertibile che, soprattutto nel mezzogiorno, e nelle aree ad alta densità criminale l'esercizio del voto è controllato da un modello, quello del "voto di scambio" che massacra la democrazia è che è da sempre alla base del rapporto simbiotico fra politica - controllo del territorio e criminalità.
 
Il Procuratore Gratteri in un convegno in Calabria di qualche anno fa quando guidava la Procura di Catanzaro
 
Anche Giovanni Falcone, barbaramente ucciso dalla mafia, sosteneva spesso che "la mafia e la politica agiscono con lo stesso modello, quello del controllo del territorio ed agendo sullo stesso modello devono sempre accordarsi fra loro. L'elemento di raccordo è la gestione del voto, del consenso attraverso il voto di scambio".
 
Infinite le inchieste giudiziarie e le dichiarazioni di pentiti anche eccellenti in cui si configura il reato del voto di scambio.
 
Vi sono delle realtà nel Paese come nel caso della Città di Cosenza e di molte altre realtà e comunità calabresi dove il voto di scambio è una prassi praticata alla luce del sole e dove non è stato mai considerato reato, quindi dove, nei fatti, è legalizzato.
 
E il reato di voto di scambio è la matrice dalla quale parte e si consolida il rapporto fra mafia e politica sempre più forte, sempre più radicato e sempre più intrinseco all'esercizio dello stesso potere politico con alcune realtà del Paese consegnate da tempo immemore a tale"Sistema".
 
Un "Sistema" inviolabile, protetto e impunito che ha caratterizzato e caratterizza il modello sociale economico e politico dominante.
 
Con buona pace di chi si illude di credere nella legalità e nelle regole.
 
Oramai solo una pia illusione di qualche anima buona fuori dai tempi.
 
Redazione
 

Editoriale del Direttore