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Nei giorni scorsi nella sala Tokyo del Museo del Presente di Rende è stato presentato il libro ““Quando la politica plasma le coscienze – L’irripetibile storia del socialismo rendese” scritto da Umberto Bernaudo e pubblicato da Luigi Pelligrini Editore


A moderare l'incontro la giornalista Emily Casciaro,da relatore il giornalista Francesco Kostner, il direttore del Teatro Auditorium Unical Fabio Vincenzi che ha dato lettura di alcune parti del volume e l'autore. 

Emily Casciaro, dopo aver introdotto con molto garbo e dovizia di particolari il contenuto del libro – inframmezzato tra l’altro con punte affettive che legano la giornalista all’autore nell’evoluzione della propria carriera professionale, la stessa chiede a Francesco Kostner, relatore e giornalista, “cosa gli ha suscitato la lettura di questo libro”. “….Lo spirito, il senso ideale culturale e ideale che caratterizza questo libro” … - tra l’altro Kostner esordisce - sta in una precisa parte iniziale, la dedica, e la parte finale. 

Significativa dedica in cui l’autore porta avanti un monito sempre valido e preponderante per tutti i tempi: “Ai miei Concittadini, ai giovani perché sappiano, ai meno giovani perché ricordino”. 

Locandina della presentazione del libro di Umberto Bernaudo sulla storia del socialismo rendese

 

“È questo il senso vero di questo libro, nel senso che questa dedica fa il paio con le ragioni che l’avvocato Bernaudo indica ed evidenzia e sono ragioni perfettamente condivisibili perché uno dei problemi del nostro tempo è la qualità di concepire il rapporto con il territorio, con il passato, la nostra storia, la nostra identità, è la facilità con cui noi tendiamo a dimenticare quello che accade nella vita, e questo capita anche con le esperienze più importanti, con le esperienze migliori…” [op. cit.].

"La storia di Rende – opportunamente menzionata da Kostner – è perfettamente conosciuta dai cittadini rendesi che come tante altre ha conosciuto a fasi alterne, momenti più esaltanti e momenti meno qualificanti. 

Il perno su cui poggia in lungo e in largo, il filo conduttore del libro è da ricercare – “senza togliere il gusto, il piacere ai lettori del libro” Kostner afferma – nella politica del socialismo rendese, pur accogliendo forze oppositive verso le quali si è mantenuto un contegno ed un rispetto indiscussi – “ma la perfezione non è di questo mondo”. 

La politica rendese si è contraddistinta per “due concetti fondamentali”: “la visione e la strategia”. Potrebbe essere uno slogan anche attuale dei nuovi schieramenti politici, ma non è così. 

Rende, attraverso le sue rappresentanze politiche, ha sentito da sempre “il desiderio di porsi al servizio di una comunità” non sempre facile nella gestione, ma che ne ha creato i presupposti e realizzato ambiziosamente e concretamente tutta la progettazione. 

Seppure il riferimento storico sia circoscritto dagli anni ’80 in poi fino al primo decennio del XXI secolo – Kostner continua – questo nuovo gruppo di giovani (la nuova generazione socialista rendese) “questi giovani traviati ma non addormentati”...”questi eretici” “ che non ci stanno a subire una visione del territorio della città che pur ha inciso positivamente sull’identità rendese ma che deve cedere il passo… ad un visione che tende a completare quello che è stato iniziato, è in continuità con quello che è stato iniziato”. 

Umberto Bernaudo, come lui stesso si definisce nel libro, è stato “un testimone” di questo periodo storico-politico in cui confessa alacremente di “tento dire la verità, tutta la verità nient’altro che la verità,” “come se si trovasse di fronte a qualcuno che deve giudicarlo”.
 

Altri due elementi presenti nel libro - su cui si è soffermato il giornalista Kostner - sono stati la giustizia e l’identità del popolo rendese.

Verso il primo elemento – la giustizia – le parole sono state molto attuali, dure e necessarie per comprendere quanto negli anni essa si sia manifestata con arrogante superbia verso i cittadini impegnati nella realizzazione del bene comune ed agito senza che le conseguenze dovessero ricadere sugli stessi attori ed autori di mandati infondati e colmi di supposte colpevolezze. 

Purtroppo in Italia, ancora non si è assistita a nessuna riforma del sistema giudiziario!!! Il secondo elemento, molto caro al socialismo rendese, è stato di grande rilievo, non solo per quel periodo ma anche e soprattutto per quello antecedente, il fatto che il popolo rendese sia stato sempre il protagonista indiscusso insieme ai tanti militanti del partito socialista, mantenendo integra e sostenuta la posizione di adesione, di costruzione e di realizzazione dello sviluppo del proprio territorio. 

Da ciò deriva la forte identità dei rendesi, la cosiddetta “rendesità”. Un esempio ed un “fiore all’occhiello” per tanto tempo nell’ampio panorama nazionale ed internazionale. 

Su questo e molto altro interviene l’autore del libro – Umberto Bernaudo – in cui le puntualizzazioni vanno anche nella direzione di un invito ed un auspicio, verso i commissari prefettizi, investiti attualmente di carica gestionale del governo della città, a causa degli incresciosi fatti di giustizia che hanno colpito sia il primo cittadino, parte della giunta e molti altri personaggi. "

"Non c’è da vergognarsi se il decadimento in cui versa la comunità rendese sia una componente comune a tante altre del territorio regionale e quello nazionale.
Va da sé che i tempi in cui la politica aveva un’importanza peculiare, man mano è scivolata in un decadimento oscurantista e anaffettivo, in cui quasi nessuno si riconosce più, escluse alcune nuove compagini dell’antisistema. 

Inaugurazione di una fontana in Via Corrado Alvaro con la presenza di Serafino Ferraro, allora assessore comune di Rende, anno 1968

Il riferimento a quanto, negli anni ’80 fino al primo decennio del XXI secolo, questi nuovi socialisti avessero in seno di fare ed hanno fatto, potenziamento di un’università locale, scuole, chiese, centri di aggregazione sociale – circoli, associazioni, sezioni politiche – piazze, strade, parchi fluviali, parchi ricreativi, case per anziani e tanto altro, sono la dimostrazione di come si siano mantenuti nella conforma continuità del progetto politico del primo socialismo rendese". 

A tal proposito, Bernaudo, rievoca i nomi di famiglie quali, Iantorno, Ferraro e Stellato, così come altre, le cui figure sono rimaste emblematiche per la correttezza e l’amore profuso perché questo Comune, Rende, potesse svolgere il ruolo di volano per tante altre belle realtà calabresi e nazionali. 

"Mi corre l’obbligo morale e personale ( da autrice del presente articolo), attraverso le sue parole, di rivolgere un solo pensiero verso colui il quale – Serafino Ferraro, mio padre – nel giorno del suo centesimo compleanno – ha realizzato, attraverso la sua piena e riconosciuta attività politica, dal 1952 al 1985, in seno alla comunità rendese e in seno alla famiglia: “la storia consegna al popolo dei nomi celebri per essere ricordata, ma la memoria viene mantenuta dall’azione dei tanti che con amore, lealtà, onesta intellettuale, rispetto e solidarietà l’hanno realizzata.


 L'On. Francesco Principe, allora di Sindaco di Rende ( Francesco Principe fu Sindaco di Rende dall'8 giugno 1952 al maggio 1980), con l'assessore comunale Serafino Ferraro

Ricordate sempre che un popolo senza memoria rinnega il passato, non ha presente, non può preconizzare il futuro. Ecco, figli miei, siate riconoscenti ed emulatori della testimonianza di Vostro padre”. Anche a nome di mia madre, dei miei fratelli, Maria ed Alfredo, grazie papà per l’amore che ci hai lasciato, noi saremo il tuo riverente esempio". 

Ivana Ferraro


Editoriale del Direttore