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Fra le numerosissime critiche che si sono riversate sui 45 senatori eletti nelle Regioni del Sud e fra questi anche quelli eletti in Calabria,  Mario Occhiuto di Fi, Tilde Minasi della Lega, Fausto Orsomarso e Ernesto Rapani di Fratelli d'Italia, che hanno  votato a favore dell'Autonomia Differenziata si aggiunge una condanna durissima che certamente non potrà essere ignorata.
 
Quella autorevole dell'Arcivescovo della Diocesi di Cosenza - Bisignano, Mons. Giovanni Checchinato che in un post su X ( la piattaforma social che ha sostituito twitter) ha scritto in modo chiaro e senza mezzi termini "

"Che tristezza l’approvazione dell’autonomia differenziata in Senato. Ma i cristiani presenti e votanti in Senato hanno dimenticato la Scrittura, i Padri della Chiesa? Stanno dalla parte dei ricchi in maniera pregiudiziale? #secessionedeiricchi". 
 
Le critiche del popolo lasciano il tempo che trovano, le critiche della stampa sono ancora meno influenti ma una posizione di un Arcivescovo dovrebbe almeno far riflettere i senatori calabresi che hanno votato per l'Autonomia Differenziata sulla loro decisione.
 
Certamente le dichiarazioni di Mons. Giovanni Checchinato saranno ignorate o criticate ma rimane un fatto incontrovertibile.
 
L'approvazione in Senato dell'Autonomia Differenziata da parte di parlamentari eletti nel Mezzogiorno rappresenta un vero tradimento verso chi li ha votati, verso i loro elettori.
 
Oggi in tanti non hanno ancora compreso la gravità di quanto accaduto e la stragrande maggioranza della popolazione non ha la minima conoscenza di cosa sia l'Autonomia Differenziata della quale discutono, ovviamente, solo gli addetti ai lavori.
 
Ma con le manifestazioni di piazza e con il tempo anche gli stessi fautori meridionali dell'Autonomia Differenziata si renderanno conto di aver commesso un grave errore politico a tutto vantaggio della Lega che ora potrà recuperare consensi nella sua terra naturale, cioè nelle regioni del Nord.
 
Non per nulla Matteo Salvini vuole l'approvazione anche alla Camera della legge prima delle Europee dell'8 e 9 giugno.
 
Perfettamente consapevole che perderà voti al Mezzogiorno ma ne recupererà molti di più al Nord potendo in tal modo alle Europee superare la percentuale dell'8,6% ottenute alle politiche e rimanere in sella alla guida della Lega lavorando anche per la terza legislatura per Zaia alla guida del Veneto in modo tale da non avere alcun competitore nel partito e rimanere almeno per altri tre - quattro decenni alla segreteria della Lega e forse, giunto all'età di 80 - 90 anni, poi, per motivi anagrafici, passare il testimone a qualche giovane rampante.
 
Intanto Salvini esulta per una vittoria che non era riuscita neanche al fondatore della Lega, Umberto Bossi.
 
E vi è riuscito con i voti determinanti dei senatori meridionali.
 
Chi l'avrebbe mai detto.
 
Redazione

Editoriale del Direttore