Sin dai lontanissimi anni '80 si è discusso organizzando convegni e dibattiti di lotta alle mafie nella città che un tempo era considerata l'Atene della Calabria.
E certamente considerato che la sola area urbana cosentina può vantare dal 1993 ad oggi ( ben 30 anni di pentitismo) oltre 150 pentiti ( o collaboratori di giustizia), record nazionale, non si può dire che l'argomento non sia da sempre di stretta attualità.
Anche se a Cosenza, nonostante l'altissimo numero di collaboratori di giustizia, il cosiddetto terzo livello, cioè quell'intreccio di rapporti criminali e affaristici che coinvolge politici, professionisti, imprenditori ed insospettabili uomini delle istituzioni gode da decenni della più totale impunità.
E negli anni tale impunità ha fatto di Cosenza la città dai facili arricchimenti e l'oasi paradisiaca di corrotti e faccendieri.
Ma, soprattutto a Cosenza, la convegnistica non ha mai portato con sè alcun risultato.
Certo sono lontani i tempi dove si poteva assistere a convegni con la presenza di eminenti studiosi che analizzavano il fenomeno criminale dedicandogli anni ed anni di studio.
Oggi ognuno parla di criminalità e 'ndrangheta, anche chi ovviamente dell'argomento non conosce nulla di nulla. Ma la politica di oggi rispecchia una società che ha sublimato l'ignoranza e che consente ai più ignoranti di rivestire incarichi di prima grandezza e di grande responsabilità.
Essendo in politica l'unica dote reale la capacità di asservirsi al capo e di essere un superlativo lacchè è ovvio che la competenza e la preparazione siano divenuti elementi fastidiosi ed incompatibili con la capacità innata del servilismo.
Negli anni passati si assisteva a convegni che erano accompagnati da analisi sociologiche con rigorosi studi scientifici.
Prendiamo solo alcuni esempi.
Nel lonatno 10 gennaio 1982 si tenne a Cosenza un convegno dal tema "Gangsters a Cosenza".
Gli interventi vennero pubblicati in un libro di estremo interesse dalla casa editrice "Effesette" e nello stesso libro venne aggiunto in appendice uno studio "Mafia e omicidi in Calabria" condotto dal compianto Prof. Tonio Tucci che gestiva il prestigioso Centro di Ricerca e di documentazione del fenomeno mafioso afferente alla facoltà di sociologia dell'Università della Calabria fondato dal Prof. Pino Arlacchi.
Lo stesso Prof. Pino Arlacchi, più volte senatore e Vicesegretario ONU con delega alla lotte alle mafie" sui quali studi venne elaborata la legge Rognoni - La Torre, la nascita e l'architettura della DIA e della DDA.
Un testo di 215 pagine che ha rappresentato per gli studiosi del settore un testo fondamentale.
Nello stesso libro è contenuta una colta relazione del Prof. Pino Arlacchi che in quegli anni insegnava all'Unical "Gangsterismo e società a Cosenza: un'ipotesi interpretativa" che inquadrava perfettamente l'evoluzione possibile della criminalità cosentina.
Evoluzione predetta nel 1982 che poi si è concretizzata nei fatti negli anni successivi.
Nei convegni di oggi si ascoltano frasi fatte, concetti elementari e delle ovvietà sconcertanti che denotano da parti di chi li pronuncia l'assoluta disconoscenza del fenomeno mafioso e della sua evoluzione imprenditoriale.
Sempre nel 1982 altro pregevole lavoro fu la stampa del libro "Criminalità a Cosenza e provincia" anch'esso frutto di analisi, studi e relazioni convegnistiche di pregevole fattura.
Ma da allora sono passati decenni e con il tempo la convegnistica sulla ndrangheta è divenuta una moda.
In quanti politici, poi coinvolti in inchieste di mafia, hanno partecipato alla convegnistica di rito, ovviamente pronunciandosi contro le mafie e autocelebrandosi quali paladini delle lotte alle mafie.
L'elenco è praticamente infinito.
Ma quello che dimostra la rozzezza di pensiero e l'ignoranza cosmica in materia sono le frasi assurde e senza alcun significato di esponenti politici che usano slogan come "La mafia fa schifo", "spezzeremo le reni alla mafia" e altre frasi da stadio e da bar mortificanti per chi conosce come sia difficile e come sia complicato instaurare una vera lotta alle mafie divenute oggi holding mondiali presenti nelle Borse di tutto il pianeta e inserite in contesti di affari internazionali con società al di sopra di ogni sospetto che, invece, puliscono ed utilizzano le immense disponibilità di denaro delle mafie ed in particolar modo della 'ndrangheta che gestisce il mercato internazionale degli stupefacenti.
Sono finiti i tempi della vera antimafia.
Anzi, mai come oggi, la 'ndrangheta che non uccide più non avendone alcuna necessità è nelle istituzioni con suoi uomini, con politici collusi anch'essi al di sopra di ogni sospetto.
Mai come oggi possono vantare entrature in grandi società multinazionali per grandi lavori pubblici e mai come oggi avranno la strada spianata per poter partecipare a pieno titolo alle grandi opere come il Ponte dello Stretto e l'alta velocità.
Figuriamoci se nella propria terra da sempre dominata dalla collusione 'ndrangheta - politica nella più grande opera pubblica che sarà la costruzione del Ponte la 'ndrangheta non avrà la sua quota partecipativa.
Solo degli emeriti incolti sulla materia e qualcuno anche in buona fede possono solo minimamente pensare ed affermare che la 'ndrangheta, oggi al culmine del suo immenso potere, e con tutti suoi accoliti nelle Istituzioni e nei Palazzi romani possa rimanere fuori dal più grande affare degli anni 2000, magari con f rasi di rito tipo "maggiori controlli per evitare infiltrazioni".
E solo chi non comprende nulla dell'intreccio politica - mafia - istituzioni ascoltando simili facezie può credervi.
Ma oggi è l'epoca dell'ignoranza e il sonno delle ragione genera mostri.
E di mostri con la bella faccia ne circolano tanti, anzi troppi.
Redazione