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Nell'occasione del 25° anno dalla scomparsa di Bettino Craxi, l'ultimo grande leader  politico in Italia riproponiamo un momento politico di alto livello che caratterizzò la città di Cosenza, quando a Cosenza la politica esisteva e quando al città di Bernardino Telesio esprimeva ben altra storia e ben altro peso anche sul piano nazionale.

Erano gli anni in cui il Psi esprimeva il Presidente del Consiglio con Bettino Craxi al Governo, erano gli anni in cui l'Italia veleggiava a gonfie vele ma erano anche gli anni nei quali nel Psi si evidenziava la scalata di personaggi ambigui, di arrivisti della politica che inquinarono la vita politica e che conquistarono il potere con le clientele, le assunzioni pilotate e le tangenti a fiumi.

Erano gli anni in cui il Psi veniva inquinato da una corruzione dilagante e incontrollabile.

Quella corruzione che fornì al vecchio Pci e alla sinistra democristiana con l'assenso determinate dei poteri forti che condizionavano l'Italia, la possibilità di orchestrare, con la caduta del Muro di Berlino, quel colpo di Stato che fu "tangentopoli" e che distrusse per sempre il Psi determinando fra l'altro l'esilio di Bettino Craxi ad Hammamet dove trovò la morte il 19 gennaio 2000.

E Cosenza nella Prima Repubblica era ben conosciuta dal Psi perchè era la città di Giacomo Mancini, esponente di primo piano del Psi, che condusse per mano Bettino Craxi alla segreteria nazionale del partito nella famosa notte del Midas Hotel del 16 luglio 1976.

E da allora nacque il craxismo, l'epopea Craxiana che segnò la storia dell'Italia dal 1976 al 1992.

Ma sia Giacomo Mancini che Bettino Craxi erano due uomini carismatici e di carattere molto forte e, quindi, incompatibili.

Il loro rapporto fu altalenante fra momenti di aspra guerra e momenti di tregua.

Uno dei momenti di scontro ebbe luogo a Cosenza il 23 febbraio 1987, quando Giacomo Mancini, allora deputato, organizzò un Convegno al Cinema Italia dal titolo più che eloquente: "Caro compagno Craxi non siamo d'accordo".

L'iniziativa nasceva in merito allo svolgimento del congresso provinciale che si tenne in quel periodo pilotato dai signori delle tessere e da i soliti intrecci di clientela, servilismo e truffe che oramai avevano corrotto e svilito la storia socialista cosentina.

E alcuni dei protagonisti di quel periodo ritroveranno poi il loro habitat naturale nella Seconda Repubblica, dove la politica non esiste e dove ciò che conta è la furbizia, l'intrallazzo e le pratiche più nefaste della gestione del potere che di politico non ha assolutamente nulla.

E alcuni ricopriranno poi nella sventurata Seconda Repubblica anche ruolo di governo.

Ma per ricordare con maggiore incisività quello che rappresentò un momento di vera politica, confronto e anche scontro, riportiamo integralmente l'articolo pubblicato su "La Repubblica" a firma del giornalista Pantaleone Sergi il 24 febbraio 1987 che illustra il convegno / incontro che il vecchio leone socialista, Giacomo Mancini, organizzò per esprimere il suo dissenso verso l'azione politica ed il metodo di gestione del Psi da parte di Bettino Craxi che, in quegli anni, godeva della totale unanimità all'interno del Psi.

L'unica voce contraria, quella dell'indomito Giacomo Mancini, un vero "socialista inquieto" per come amava definirsi.

Giacomo Mancini con Bettino Craxi il 15 luglio 1976, quando Bettino a 42 anni venne eletto segretario nazionale del Psi

"Il dissenso era tutto rappresentato nell' affollata assemblea che Giacomo Mancini ha voluto a Cosenza per gettare le basi di una corrente di opposizione al segretario nazionale del suo partito.
 
C' erano gli anti-craxiani, non molti e quasi tutti calabresi (ad eccezione del senatore Antonio Landolfi e di un componente del Comitato regionale siciliano del Psi), ma c' era in sala anche il dissenso meridionalista di comunisti che hanno rotto con il partito, quello di ex democristiani in rotta di collisione con De Mita, quello sindacale presente con una folta delegazione del Sindacato meridionale metalmeccanici, recentemente costituito a Reggio Calabria.
 
Tutti hanno reso omaggio all'iniziativa di Mancini.
 
Mancini è apparso in forma e ha distribuito sorrisi e frecciate: Abbiamo proclamato il nostro dissenso con il compagno Craxi, ha spiegato ieri sera al cinema Italia, a causa dell'incapacità di comprendere le cause vere e reali della questione meridionale calabrese che si concentrano in questi anni nel distorto funzionamento delle istituzioni e dei partiti politici.
 
E poi: Il Psi è passivo e inerte e responsabile di questa situazione è la direzione monocratica e non controllabile del partito che produce nelle province la proliferazione dei gruppi e dei clan avidi di potere e di vantaggi personali.
 
Quali sbocchi potrà avere l' iniziativa dell' anziano leader socialista? E' ancora presto per dirlo.
 
Quello che è certo è che i tempi del Midas, quando l'accordo tra Mancini e Craxi per avviare il nuovo corso socialista fu determinante, sembrano ormai seppelliti definitivamente.
 
Ma Mancini non ha più il seguito di allora, appare come un isolato che vuole secondo i suoi avversari recitare la parte del santone, senza però averne i titoli, accusato spesso a Cosenza e a Roma di atteggiamenti antisocialisti, pronto a passare nonostante il suo passato nelle file dei radicali.
 
A questo proposito però l' ex segretario nazionale del Psi ha voluto essere estremamente chiaro: E' inutile consultare l' oroscopo, ha spiegato, nel nostro futuro non c' è l' Aventino, né Pannella, né la diserzione, né il protagonismo politico spettacolare.
 
L' impegno attuale dipende solo dal momento difficile e preoccupante che attraversano le istituzioni e il Psi.
 
Craxi è dunque avvertito.
 
Al congresso socialista di Rimini Giacomo Mancini conta di diventare il punto di riferimento degli anti-craxiani.
 
Il manifesto contro il bonapartismo di Craxi (Prima si è fatto acclamare segretario, ora vuole farsi incoronare, dicono i manciniani), un libro bianco che parte dagli avvenimenti calabresi che hanno costretto Mancini a disertare per la prima volta il congresso provinciale della federazione di Cosenza, spera ora per maggiore peso di trovare altre adesioni.
 
Per ora, infatti, oltre che dal senatore Landolfi, dall' ex assessore regionale calabrese, Ermanna Carci Greco, da uno dei segretari della Uilte Roberto Castagna, che è cosentino, è firmato solo da sbiaditi o sconosciuti personaggi del mondo politico calabrese.
 
Ci saranno le adesioni importanti che erano state annunciate alla vigilia? In ogni caso, spiega Mancini, lo strappo pubblico, aperto e documentato, è un dovere, perché in passato il silenzio non ha giovato al partito, ma a chi ne ha approfittato utilizzando astutamente la nostra copertura, il nostro appoggio, e i consensi che l' opinione pubblica ci ha tributato.
 
Ma perché l' assemblea anti-craxiana e la volontà di costruire una opposizione al segretario nazionale? Perché è la prima volta, dicono Mancini e i suoi ultimi seguaci, nella storia del Psi dalla sua fondazione che con brutalità premeditata, organizzata e protetta, sono state calpestate e annullate le norme statutarie, sono stati offesi uomini, coscienze e tradizioni, si è fatto ricorso a metodi violenti di sopraffazione estranei alla civiltà democratica.
 
La guerra nel Psi ha così inizio: Nella nostra ambizione dicono i manciniani non c' è desiderio di percentuali o di posti lottizzati ma volontà di lotta e impegno di non disertare scegliendo il terreno giusto per dare alimento a un'azione energica di difesa della democrazia da più parti sollecitata".
 
( Articolo scritto dal giornalista Pantaleone Sergi pubblicato su "La Repubblica" del 24 febbraio 1987 ).
 
Ma come spesso avviene in politica, il Psi continuò ad essere preda di bande organizzate e di arrivisti che, non avendo alcunchè di socialismo o di ideali, tramite il partito si arricchivano giorno dopo giorno. 
 
Fin quando un giorno, un oscuro burocrate socialista, un tale Mario Chiesa, oggi 80enne, nominato nel 1990 Presidente a Milano del Pio Albergo Trivulzio dal Psi, venne preso in flagrante mentre intascava una tangente.
 
Subito definito da Bettino Craxi un "mariuolo", iniziò, in realtà, la fine del Psi.
 
E deve essere anche ricordato che Giacomo Mancini dopo aver reso spontanee dichiarazioni nella Procura di Milano a Piercamillo Davigo e Antonio Di Pietro, facenti parte del pool Mani Pulite che cambiò la storia del Paese, con il teorema che "Il Segretario non poteva non sapere" giunse il 15 dicembre 1992 a Bettino Craxi il primo avviso di garanzia al quale poi se ne giunsero tanti altri.
 
Nonostante lo stesso Bettino Craxi due anni prima ed esattamente nella campagna elettorale comunale del maggio 1990 venne a Cosenza ad imporre la candidatura di Pietro Mancini, figlio di Giacomo, a Sindaco di Cosenza nelle elezioni amministrative di quell'anno.
 
Ma, nonostante le luci e le ombre, il racconto di quegli anni era caratterizzato da Giganti della politica, da personaggi che hanno segnato la storia.
 
Altro che il vuoto dell'oggi e la mediocrità che caratterizza la classe politica odierna.
 
Il peggiore dei segretari delle sezioni del Psi o della Dc di allora era un letterato, un Leonardo Da Vinci, se confrontato con la pochezza, l'ignoranza, l'arroganza ed il vuoto pneumatico di politica, di chi oggi è chiamato a governare la cosa pubblica.
 
Altri tempi, oramai lontani.
 
Redazione

Editoriale del Direttore