Nel mese di luglio del 2019 la Lega dopo la grande vittoria delle Europee veleggiava secondo la media dei sondaggi sul 35,7%. A distanza di un solo anno il recente sondaggio dell'Istituto IXE per Cartabianca affida alla Lega di Matteo Salvini il 22,7%, con un calo di ben 13 punti percentuali, all'incirca quattro milioni di voti. Se tali sondaggi dovessero avvicinarsi alla realtà ed essere attendibili vi è da chiedersi quali possano essere le motivazioni di tale crollo elettorale. Indubbiamente la discesa ha preso il via dalla ormai famosa e tanto discussa decisione presa al Papeete da Matteo Salvini di uscire dal Governo convinto com'era che l'unica strada possibile era quella di andare presto alle urne, per come ha ripetuto centinaia di volte nell'immediatezza della decisione presa. Oggi a distanza di un anno non solo non si è giunti ad elezioni anticipate ma solo i fans sfegatati di Salvini per i quali ogni scelta è sacrosanta possono difendere quella scelta che si è rivelata essere un grandissimo errore politico. Probabilmente il primo compiuto da Matteo Salvini protagonista assoluto di una fortissima ascesa della Lega che in pochi anni da percentuali irrisorie è divenuto il primo partito d'Italia. Ma anche altre scelte compiute da Matteo Salvini sono discutibili, come quelle di affidare la gestione del partito in alcune regioni del Sud a commissari che nulla hanno a che spartire con le realtà che sono chiamate a governare. Illuminante il caso della Calabria con l'investitura, prima di commissario regionale e poi, senza alcun congresso in perfetto stile stalinista, a segretario regionale per tre anni del deputato bergamasco, Cristian Invernizzi, cresciuto alla scuola di Bossi fra voti leghisti e odio viscerale contro i meridionali. Una vera punizione essere spediti in Calabria per chi ha predicato per anni contro il Sud auspicando improbabili divisioni e scissioni. Con queste scelte anche il grande entusiasmo che la discesa al Sud della Lega di Salvini aveva suscitato inevitabilmente non potrà che scemare. Il primo partito d'Italia dove a comandare è solo il "Capitano" e dove non è possibile alcuna discussione e alcuna critica e ne alcuna proposta necessita di una maggiore apertura democratica con la crescita di una classe politica sul territorio che possa discutere e confrontarsi. Se continuerà ad essere solo la proiezione di Matteo Salvini per quanto abile nella sua trasposizione mediatica e sulla eterna presenza sui social sarà molto difficile mantenere la posizione invidiabile di primo partito d'Italia.
Redazione