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Ad urne chiuse è possibile avventurarsi in un’analisi del voto per tentare di capire le dinamiche che si nascondono dietro i flussi elettorali. Non mi soffermo sul dato dell’astensionismo in quanto molto è stato detto e si rischierebbe di essere ripetitivi e retorici.

Iniziamo con un rapido sguardo sullo scenario nazionale.

Come ampiamente previsto, Fdi risulta il primo partito italiano con circa il 29%. Un buon risultato che premia la sua leader Giorgia Meloni ed in parte il suo Governo.

Non del tutto entusiasmante, però, se si pensa che meglio di lei fece Renzi che portò il Pd al 40%, Berlusconi ai tempi del Pdl sfiorò la stessa cifra, Salvini si fermò al 35%. In voti assoluti si conferma il flusso che da anni interessa il centro destra.

I voti delle tre liste, Fdi, Lega e Fi sono più o meno sempre gli stessi. Si assiste soltanto ad un travaso di consensi tra di loro ma nessuno è in grado di intercettare voti da altri schieramenti.

Il PD ha dimostrato di essere in discreta salute non tanto per la sua segreteria Elly Schlein quanto per il milione di voti che hanno portato i vari Decaro, Nardella, Ricci, Gori e Bonaccini,ovvero la rete di amministratori che rappresentano un suo punto di forza.

Buona la performance di AVS, un po' sottovalutata nei sondaggi, grazie ad alcune candidature come quella di Mimmo Lucano e Ilaria Salis.

Sorvoliamo per non inferire troppo sull’area centrista rappresentata da Stati Uniti d’Europa e Azione, un’area che potenzialmente avrebbe potuto prendere il 10% dei voti, si trova invece con un pugno di mosche e senza un europarlamentare.

Il dato calabrese premia i partiti di centro destra. Fdi è anche in Calabria il primo partito superando Fi che in ogni caso prende il doppio dei voti a livello nazionale.

Sarà curioso sapere cosa succederà adesso, soprattutto se il partito della Meloni deciderà di esercitare la sua leadership sul piano regionale e nei confronti del Governatore Occhiuto in vista delle prossime regionali.

Fi registra un ottimo 18% ma non in maniera omogenea nella Regione. Infatti, è evidente la differenza di risultati nel reggino e nel cosentino. In provincia di Reggio Calabria Fi raggiunge percentuali molto alte, sfiorando il 30% mentre nel cosentino raggiunge risultati modesti, anche al di sotto della media regionale.

Basti pensare a Cosenza, città che esprime il Presidente della Regione ed il fratello senatore, dove Fi si ferma intorno al 10%.

Viene il dubbio se sia frutto di uno scarso impegno o di una mancanza di empatia con la città. Stessa cosa dicasi per il candidato del Sindaco Caruso e del suo Capo Gabinetto Incarnato, il segretario nazionale del Psi Maraio, che si ferma intorno le 300 preferenze.

Il dato interessante dalle urne viene da Rende. La città come spesse accade, si mostra in controtendenza.

La sommatoria dei partiti di centro destra si ferma intorno al 30%, mentre si assiste ad un exploit del Movimento 5Stelle e con molte preferenze al Prof. Tridico.

Balza agli occhi l’ottimo risultato di Maria Pia Funaro che racimola quasi 600 preferenze. Su questi voti molti si sono chiesti la provenienza. Voti di partito, consensi personali o come qualcuno sussurra, voti di altre formazioni politiche rendesi?

In ogni caso l’area alternativa alla destra, tra le liste più centriste e quelle riconducibili al c.d. “campo largo” ovvero Pd e 5stelle, totalizzano il 70%. Significa che vi è un’area di elettorato molto vasta alla quale le forze riformiste e progressiste possono e devono guardare in ottica amministrativa, con la consapevolezza che si tratta di un campo molto esteso dove esistono tante diversità ed anche molte contraddizioni che rendono la sintesi non è cosa semplice.

Tutto dipende dalla scelta del candidato a Sindaco.

Una forte personalità, di spessore e facilmente riconoscibile in città, potrebbe intercettare una buona parte di questa area di consenso. Anzi, potrebbe anche intercettare voti dall’area di centro – destra.

Tutto sommato a Rende il voto delle europee fa ben sperare.

Ercole Consalvi

 


Editoriale del Direttore