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Fra le accuse mosse dalla Dda di Genova al Governatore della Liguria, Giovanni Toti, destinatario di un mandato di arresto ai domiciliari, vi è anche quella di corruzione elettorale e di voto di scambio.

Altri indagati coinvolti nell'inchiesta sono accusati di  "aver promesso posti di lavoro - si legge nelle carte - ed il cambio di un alloggio di edilizia popolare per convogliare i voti degli elettori appartenenti alla comunità riesina di Genova (almeno 400 preferenze) e comunque siciliani verso la lista "Cambiamo con Toti Presidente".

Le promesse di un posto di lavoro, un alloggio di edilizia popolare e tanti altri tipologie di favori in alcuni luoghi del Paese sono configurati come reato.

In altri luoghi sono invece la normalità da decenni e decenni.

In Calabria la promessa del posto di lavoro, la gestione clientelare delle case popolari, la gestione clientelare della sanità, la gestione di tutto è sempre stata asservita alla gestione del consenso, del voto di scambio, che , in Calabria, non è reato.

Il Governatore della Liguria, Giovanni Toti, con il Governatore della Calabria, Roberto Occhiuto

Del resto sin dai tempi della Prima Repubblica il voto di scambio ed il favore all'amico degli amici ha raggiunto, soprattutto, negli anni '80, gli anni del boom economico, livelli altissimi.

Migliaia di assunzioni nella sanità, nell'amministrazione comunale di Cosenza, nella vecchia e defunta Cassa di Risparmio di Calabria e di Lucania.

Assunzioni che passavano attraverso le segreterie politiche che da vere "agenzie sbrigatutto" regolavano il vivere sociale, economico e corruttivo della società calabrese.

Solo negli anni '80 nella città di Cosenza operavano a pieno regime ben 22 segreterie politiche che sfornavano favori e prebende ogni giorno.

Ben 22 segreterie politiche gestite da notabili democristiani, socialisti, socialdemocratici, repubblicani e liberali ed anche del vecchio Pci.

E in quegli anni si radicò la cultura del voto di scambio, dell'appartenenza a questo o quel politico.

In tale contesto e con il silenzio delle Procure il tessuto sociale si è intessuto con una diffusa cultura dell'illegalità e della corruzione che ancora oggi è regola di vita.

Quando il reato è collettivo, generalizzato e di massa non è più reato.

Questo il "Sistema" di Cosenza, "Città Oscura", città simbolo delle città meridionali dove i potentati politico - mafiosi hanno da sempre dominato il territorio in passato come ancora oggi.

Se Giovanni Toti fosse stato in Calabria nessuno lo avrebbe mai inquisito e addirittura destinato agli arresti domiciliari.

Ma non tutti i politici hanno la fortuna di nascere in Calabria.

Redazione

 


Editoriale del Direttore