Sergio Mattarella ritorna, suo malgrado e per il bene del Paese, a Presiedere la Repubblica Italiana. Una grande sconfitta della politica che dimostra come si stia vivendo un periodo buio e con leader poco carismatici e di scarso valore.
Ovviamente ora tutti si cimenteranno in dichiarazioni di giubilo e tutti si intesteranno la vittoria nell'aver riletto Sergio Mattarella. Ma si tratta del solito, stantio e desueto politichese. In realtà vi è un grande sconfitto. Si tratta del politico che ha assolto al compito di portavoce e kingmaker del centrodestra, Matteo Salvini. Giornate caotiche, incontri, dichiarazioni ondivaghe, nomi su nomi. Il solito caos e riemerge ancora una volta nei momenti più alti della politica lo spessore reale di Matteo Salvini, quello del Papeete e dei disastri. Al contrario dimostra coerenza Giorgia Meloni che dall'opposizione del Governo Draghi è l'unica con il suo partito, Fratelli d'Italia, a non votare per Sergio Mattarella. Posizione legittima e coerente, quella di Giorgia Meloni, che, certifica, ancora una volta, come l'unione della coalizione del centrodestra sia solo fittizia nella politica e coesa solo nel momento elettorale per un sistema elettorale che obblig alle coalizioni. Sarebbe ora di condurre fino in fondo una battaglia per il ritorno al sistema proporzionale con sbarramento al 5% per chiudere una volta per tutte con una Seconda Repubblica che ha dimostrato tutti i suoi limiti e che ha creato leaderismi di facciata che alla prova del nove e nell'ambito dei grandi appuntamenti esplicano chiaramente l'assenza di qualsiasi strategia e di capacità politica. Tirano un sospiro di sollievo tutti i parlamentari "peones" che potranno ora rimanere in Parlamento sino a marzo 2023 consapevoli di essere alla fine della loro esperienza parlamentare della quale per molti gli italiani non ricorderanno neanche il nome. Una ennesima pagina di fallimento di questa legislatura che può definirsi la peggiore, sul piano della qualità politica, di tutta la storia della Repubblica del nostro Paese. L'augurio è solo quello che nel 2023 alle prossime elezioni politiche almeno il 70% degli attuali parlamentari che scenderanno a 600 per legge, possano ritornare a casa. Nessuno ne sentirà la minima nostalgia.