Header Blog Banner (2)

 

Mai come in questi ultimi mesi l'azione di chi è impegnato nella lotta alle mafie è sotto attacco concentrico e continuo. Cercare di screditare quei pochi magistrati in prima linea nella lotta alle mafie è divenuto lo sport principale di tanti giornalisti anche a livello nazionale e, ovviamente, di tanti politici che vedono la lotta alle mafie come fumo negli occhi. Quegli stessi politici che, a parole, ogni giorno affermano la necessità di combattere ogni forma di illegalità. Basti solo pensare agli attacchi continui dei quali è destinatario il magistrato oggi più esposto nella lotta alla 'ndrangheta. Il riferimento è indirizzato al Procuratore capo della Procura della Repubblica di Catanzaro, dott. Nicola Gratteri, reo di voler aprire qualche luce nel rapporto fra politica - ndrangheta e istituzioni corrotte. Tante le accuse contro Gratteri, giustizialista, egocentrico, affetto da eccessivo protagonismo, manettaro e tanto altro. Nessuno che, invece, si sogna di criticare i tanti magistrati che affossano le inchieste, che fanno prescrivere indagini sui politici, che mantengono lo status quo e si guardano bene dall'indagare personaggi importanti e che attraverso la corruzione sistematica, attraverso il voto di scambio, hanno conquistato ruoli dominanti. I magistrati silenti che non vedono, non sentono e non parlano sono accettati da tutti. Quando invece, come nel caso del Dott. Nicola Gratteri, si cerca di liberare una terra inquinata e difficile come la Calabria da quell'intreccio perverso fra politica, liberi professionisti, imprenditori e 'ndrangheta allora in tanti si preoccupano e si impegnano in una azione persecutoria e delegittimante. Venne attuato lo stesso "Sistema" anche nei confronti di Giovanni Falcone prima del tragico attentato nel quale perse la vita. Mai come oggi l'antimafia sociale ha perso il suo smalto. Mai come oggi l'antimafia militante è malvista ed emarginata. I poteri inquinati hanno vinto. La cultura del sospetto, la cultura del garantismo a tutti i costi, le accuse di giustizialismo verso chi vuole invece solo applicare la legge hanno vinto. Il clima è cambiato. L'opinione pubblica non è più favorevole verso chi vuole combattere i poteri forti. L'importante è ridimensionare il ruolo dei pochi magistrati che lavorano senza sosta. Con buona pace di chi credeva ed ancora crede, illudendosi, che possa rinascere una nuova primavera di legalità.
Redazione

Editoriale del Direttore