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La Lega è sbarcata in Calabria nel 2015, quando Matteo Salvini iniziò la sua discesa al Sud con l'allora movimento "Noi con Salvini". Allora un ristrettissimo manipolo di calabresi con una scelta che in quel momento appariva folle e sconsiderata ha creduto nella volontà della Lega di smarcarsi da quella forte identità antimeridionalista di matrice bossiana per attuare un cambiamento radicale trasformandosi da partito nordista in un partito nazionale.

La prima fase dell'avventura meridionalizzazione della Lega nasce con la stragrande maggioranza di aderenti provenienti da esperienze di destra estrema. Lo stesso primo coordinatore regionale, l'attuale deputato leghista di Lamezia, Domenico Furgiuele, era, prima di aderire alla Lega il responsabile del partito di Storace, un partitino nato dalla diaspora della destra più estrema. Come forte era anche l'identità antieuropeista e contro l'Euro. Poi la situazione mutò sensibilmente con l'elezione di un deputato nelle politiche del 2018, con un grande successo elettorale alle Europee del 2019 con il 22,6% cioè 164.995 voti  e con il 12,5% ottenuto alle regionali del 2020 e la conseguente elezione di ben quattro consiglieri regionali sino ad arrivare ad oggi con una Regione Calabria guidata da un leghista di nome Nino Spirlì. Chi avrebbe mai scommesso un solo euro sulla Lega nel 2015, nessuno tranne qualche temerario ai quali i fatti diedero ragione. Ma poi quello che si verificò fu esattamente quello che si può definire un vero assurdo. Tutti i leghisti della prima ora, cioè quelli che presero tante ingiurie, quelli che ai banchetti rischiarono la propria incolumità fisica, proprio quelli che pagarono prezzi altissimi  sono stati praticamente azzerati e falcidiati da una dirigenza crudele e indefinibile. Praticamente quasi tutti sono stati eliminati o sono stati costretti ad andarsene. L'elenco è lunghissimo, da coloro i quali entrarono per primi a Cosenza, all'ex coordinatore di Catanzaro Antonio Chiefalo, al primo dei non eletti nella Lega a Cosenza, Novello, dall'ex coordinatore cittadino di Crotone, Salvatore Gaetano, al primo segretario regionale dei giovani, Bruno, a tanti, tanti altri. Ma quello che è ancor più assurdo è la totale assenza di qualsiasi iniziativa politica. Il silenzio sulla sanità, il silenzio su tutto. Il silenzio tombale in un partito dove nessuno può dire una parola, nessuno può esprimere un parere. Dove al massimo si possono allestire dei banchetti solo con l'autorizzazione del vertice di Via Bellerio. Altro che partito padronale. Un vero partito stalinista dove a comandare sono solo Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti. Gli altri devono solo fare a gara per chi riesce ad entrare nelle loro grazie. Questo è il sistema dei "nominati", dei partiti personali, del potere politico in mano a pochissimi. Ma oramai con la Lega tutti devono fare i conti. Rimane il primo partito d'Italia e nel centrodestra Matteo Salvini è l'uomo forte e trainante. Probabilmente la  Lega non riuscirà più a ripetere quel 12,5% ottenuto nelle regionali del 2020 ma rimane la delusione di coloro i quali vi avevano creduto, rimane l'amaro di una speranza di cambiamento tradita. Ma in politica la speranza, le idee, gli ideali sono quelle "negatività" che portano solo al fallimento assoluto. Nella politica di oggi quello che conta è cambiare pelle ogni giorno. Cambiare bandiera per convenienza. Essere contro l' Europa e poi,di colpo, con Draghi, diventare Europeisti convinti. Essere contro la sinistra e poi andare a governare insieme alla sinistra. Dire di tutto e rimangiarsi di tutto. E' necessario per come ha detto Matteo Salvini, essere "pragmatici", ovviamente sempre per il bene dell'Italia e degli italiani. Ma chi non nasce pragmatico non lo potrà mai divenire e chi nasce idealista e vive di speranza non potrà che morire da solo e disperato.

(nella foto Matteo Salvini con l'ex commissario regionale della Lega in Calabria, il deputato bergamasco Cristian Invernizzi)

Redazione


Editoriale del Direttore