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Che la Calabria stia vivendo la sua stagione più buia non vi è alcun dubbio. Sono lontani i tempi del Ministro Giacomo Mancini, del Ministro Riccardo Misasi, del Ministro Mario Casalinuovo, solo per citare alcuni nomi, sono lontanissimi i tempi di quando i calabresi erano rappresentati in Parlamento da personaggi politici di spessore.

Poi è arrivata la seconda Repubblica, sono arrivati i partiti personali, è arrivata l'epoca dei lecchini dei potenti che rappresenta oramai da anni la sola qualità che conta per essere "nominato". Ed in questo contesto la Calabria è letteralmente sparita dai radar dei palazzi romani che contano. Un drappello di deputati "peones" che non contano nulla. Che non riescono a fare nulla per la loro terra. Ed anche questa volta, per l'ennesima volta, nel Ricovery plan approvato dal governo Conte in merito a tante operare pubbliche importanti per la Calabria vi è il nulla. "Probabilmente la Ministra De Micheli e il suo Governo - ha affermato il Presidente ff della Regione Calabria, Nino Spirlì -  hanno l'urgenza di servire altri territori, visto che, tra i grandi progetti previsti, non ce n'è uno che riguarda la Calabria". L'ennesimo schiaffo verso una terra che rimane sempre l'ultima in tutte le graduatorie possibili ed immaginabili. Ma non si può certo pretendere che siano gli altri a pensare alla Calabria. Dovrebbero essere gli eletti in Parlamento con il voto dei calabresi a tutelare la Calabria, a far sentire la voce dei calabresi. Ma fin quando i calabresi voteranno il peggio, fin quando non si comprenderà che il voto deve rispondere anche ad un giudizio di qualità e di capacità dell'eletto, fin quando non morirà il voto di scambio e fin quando non si acquisirà la "coscienza" del voto nulla potrà mai cambiare. 

Redazione

Editoriale del Direttore