Erano i meravigliosi anni '80, gli anni del boom economico, gli anni delle discoteche e della disco - music, gli anni del mito della casa al mare, ma anche gli anni delle guerre di mafia, gli anni della NCO di Don Raffaele Cutolo contro la Nuova Famiglia, gli anni delle guerre di 'ndrangheta a Reggio Calabria e gli anni della guerra di mafia a Cosenza e nella provincia.
Nel mese di agosto del 1985 la ridente cittadina di Scalea raggiunse la stratosferica cifra di circa 400.000 villeggianti. Una marea di turisti napoletani che scelsero Scalea e che divenne in quegli anni la Napoli al mare.
Fu anche l'anno nel quale il mitico e indimenticato Diego Armando Maradona che giocava nel Napoli dall'anno precedente giunse a Scalea per una partitella di beneficienza in occasione dell'inaugurazione del Villaggio Maradona edificato dal noto costruttore Domenico Fama.
( nella foto di apertura Diego Armando Maradona nella partita di beneficenza Unicef - Scalea giocata a Scalea il 4 novembre 1985 )
E del 1985, precisamente del Ferragosto 1985, è l'articolo che pubblichiamo a nome di Michele Serra, allora giovane inviato de "L'Unità".
Articolo che rispolvera e dipinge quello che accadeva in quegli anni.
Lo riproponiamo come documento storico di quegli anni convinti che il presente non si può comprendere se non si conosce il passato e che il rispetto alla memoria e alla storia è una delle principali mete del giornalismo.
Lo riproponiamo, certi che tante delle considerazioni del giovane Michele Serra di allora sono ancora oggi valide e che determinati modelli corruttivi e di potere, seppure in forme diverse, mantengono il controllo di alcuni territori dominati dalla criminalità garantita dall'impunità consentita dalla parte corrotta delle Istituzioni.
Un "Sistema" basato soprattutto dall'accettazione passiva del potere mafioso e sulla dilagante cultura dell'illegalità, che è sempre stata la vera forza della 'ndrangheta.
Non per nulla la mafia siciliana è decaduta nel suo potere, a Napoli la Camorra è stata sensibilmente ridimensionata e perfino a Scampia si vive una nuova stagione, mentre il potere della 'ndrangheta è da sempre in continua ascesa non solo sul piano nazionale ma anche internazionale.
Buona lettura per chi vuole assaporare una pillola di memoria:
" SCALEA — Strana foresta, quella che accoglie il viaggiatore proveniente da nord al suo ingresso in Calabria. •Vendesi; *comode dilazioni*, 'pagamenti rateali'.
Una selva di pubblicità immobiliari quasi fa ombra alla strada.
Ed è proprio al riparo di un enorme Vendesi» che una vecchietta nera nera, entrando a Praia a Mare, vende fichi verdissimi.
Tortora, Praia a Mare, Scalea, Santa Maria, Diamante, Belvedere, Cetraro, giù giù fino ad Amantea: la costiera cosentina è assassinata dal cemento. In buona parte cemento mafioso: non lo sostiene solo, e per iscritto, il senatore socialista Salvatore Frasca in un recente documento.
Lo dicono apertamente, anche se a voce bassa, tutti coloro che hanno parlato con il cronista di passaggio.
I soldi sporchi della camorra napoletana e della 'ndrangheta calabrese sono scomparsi anche nei milioni di metri cubi costruiti da queste parti.
Comodamente riciclati In un mercato edilizio completamente al di fuori del controllo pubblico.
Perché la mafia non ammazza soltanto i cristiani:ammazza anche i paesi, la terra, i paesaggi, le tradizioni, la storia, la cultura.
Scalea, per esempio. Settemila abitanti d'inverno, 300 mila nel mese di agosto. Era un villaggio, oggi è un mostro.
Un mostro pericoloso, per giunta: perché la quasi surreale assenza di servizi e infrastrutture è una bomba perennemente Innescata.
Fognature e sistema di depurazione appena bastanti per 20 mila anime (meno di un decimo dei residenti In questo periodo). Otto vigili e 13 netturbini in tutto. Drammatica carenza di acqua potabile.
In Comune (giunta Dc-Psdi. sindaco democristiano eletto anche con i voti del due consiglieri missini) sostengono che i drastici tagli governativi alle finanze locali tendono difficilissimo ogni intervento.
Ma chi ha permesso che Scalea si sviluppasse in un modo così selvaggio e abnorme? E perché a Scalea non esiste un piano regolatore? Speculazione edilizia ed abusivismo? Sono termini che non bastano, non possono rendere l'idea.
Operai, impiegati, emigrati che sognavano di tornare al sud per le ferie, hanno comprato a bassissimo prezzo (anche meno di 300 mila lire a metro quadro) e adesso si ritrovano in case senz'acqua, impossibilitati a lavarsi e ad andare al gabinetto, con un'assistenza sanitaria da ridere — naturalmente niente ospedale, e un pronto soccorso che spedisce tutti a Praia a Mare — e tantissima rabbia.
Ne abbiamo incontrato un folto gruppo in municipio, mentre assistevano ad una seduta. straordinaria del consiglio comunale.
"L'anno scorso — racconta un operaio torinese — abbiamo praticamente passato l'estate nella merda. Scoppiano di continuo le fognature.
Sai perché? Perché le varie lottizzazioni hanno fatto confluire i propri collettori, giganteschi, dentro le vecchie tubazioni.
Quest 'anno non scoppiano più, per il semplice motivo che non c'è più acqua, né da bere. né per lavarsi, né per andare al gabinetto.
Ti lascio immaginare le condizioni igieniche nelle quali vivono decine di migliaia di famiglie".
Ma perche avete comprato?
"E' ovvio: perché costava poco. Quindici, venti milioni un appartamentino. Buchi di 30 metri quadrati, ma la tentazione di avere una casetta tutta propria per le ferie, dopo anni di lavoro, mi sembra legittima».
Possibilità di rivendere?
"Zero. Chi vuol che compri una casa In un posto come questo, sapendo della nostra esperienza? E poi ci sono migliala di vani Invenduti: E come mai continuano a costruire?
"Perché i soldi sporchi vanno comunque investiti al più presto. Meglio avere case da buttare sul mercato e sperare prima o poi di venderle piuttosto che tenere Immobilizzati I capitali".
Un altro operalo, napoletano (sono la maggioranza):
"Queste case le hanno costruite in gran parte facendo uso di la voro nero. Mura tirate su da operai non qualificati, pagati 2 o 3 mila lire al giorno.
E dopo il danno, la beffa: ci sono personaggi, qui a Scalea, tra l'altro impiegati pubblici, che approfittando del fatto che noi ci siamo solo per 20 giorni all'anno si offrono come amministratori di condominio.
Condomini fantasma, naturalmente, senza regolamento e senza nessun controllo legale. Ovvio, dunque, che anche gli amministratori stano fantasma: prendono i nostri soldi, ma in nero.
E poi fanno fare lavori approssimativi facendo la cresta".
"Io — racconta un altro proprietario — siccome sono un lavoratore a reddito fisso e voglio fare le cose come si deve, volevo denunciare la casa di Scalea sul modulo 740.
Non ho potuto, perché non è censita, per Io Stato italiano, non esiste. Per il comune di Scalea, nemmeno. Esiste solo per me, che me la ritrovo sul groppone".
Vado a trovare Gennaro Serra, pittore. Una strana, estroversa figura di piccolo intellettuale cattolico, di grande tensione civile che si batte da sempre contro il sacco di Scalea, la sua città.
In cambio, gli hanno fatto esplodere una bomba sotto casa, nel 1975.
Circondato dai figli adolescenti, Serra mi mostra vecchie fotografie di Scalea, bellissima e intatta sopra una spiaggia meravigliosa, oggi trasformata in un allucinante carnaio.
"Che volete, io le ho tentate tutte. Ho spedito decine di esposti alla sovrintendenza, al ministero, alla magistratura, ai giornali.
A parte la bomba, l'unica conseguenza è stata una denuncia del pretore di Scalea che si sentiva diffamato dal sottoscritto.
Lo stesso pretore di Scalea che in tutti questi anni, anche se sembra impossibile, non è mai intervenuto contro lo sfascio illegale del territorio.
Andavo da chi di dovere a raccogliere informazioni.
Chiedevo, è legale questa lottizzazione? No, non è legale, mi rispondevano.
Tornavo qui e dicevo: non è legale, non si deve fare. La facevano lo stesso".
"L'apatia, ecco il grande problema della mia gente. E l'abbandono da parte di tutti: Stato, partiti, grandi giornali d'informazione.
I Partiti possono fare pochissimo, la chiesa potrebbe ma non sempre vuole.
Venne Berlinguer quando ammazzarono il sindaco comunista di Cetraro; viene spesso don Riboldì; e poi c'era un vescovo combattivo e intelligente, ma l'hanno mandato da un'altra parte. Che ci resta? Ormai hanno vinto loro. Vada a vedere Scalea, vada".
Vado. E non vedo che case, case a perdita d'occhio, e sulla spiaggia una folla riminese ma senza Rimini, senza strutture, senza servizi, senza niente.
Chi affitta ombrelloni e sdraio, mi dicono, spesso lo fa senza licenza. Il Comune chiude un occhio in attesa del puntuale premio elettorale da pagarsi in voti e deferenza. Certo, anche questo è sviluppo. Nel senso che porta soldi.
Che permette a quasi tutti gli abitanti di Scalea di dimenticare fame e povertà. E la maria, questo lo sa. Ma per quanto può durare ancora il boom canceroso di Scalea?
E, anche volendo dimenticare il prezzo morale e culturale di questa spregiudicata mungitura di lavoratori in vacanza, a che prezzo materiale? Torneranno anche l'anno prossimo, i 300 mila?
E l'anno prossimo ancora? Parto da Scalea nel pomeriggio, senza essere riuscito a trovare, in quella metastasi di cemento, nemmeno il famoso "Villaggio Maradona", ennesima lottizzazione del costruttore Domenico Fama che per assicurarsi una così prestigiosa sponsorizzazione pare abbia pagato un miliardo alla Maradona Corporation (meditate, napoletani In vacanza a Scalea, meditate).
Passo, poco dopo, da Cetraro, il paese nel quale, nel 1980, la mafia uccise come un cane Giovanni Losardo, sindaco comunista che evidentemente a questo gioco non ci voleva stare.
Penso con gratitudine a gente come lui, a Gennaro Serra, e a chi cerca ancora, a Scalea, di fare politica con coscienza e onestà, non Importa In quale partito.
Io me ne sto andando, loro restano. Guardate che ci vuole un grande coraggio".
Dall'inviato Michele Serra
da pag. 18 de "L'Unità" del 15 agosto 1985.