L'esecrabile atto vandalico compiuto sul lungomare di Vibo Valentia ai danni del monumento dedicato al Capitano Natale De Grazia, richiama l'attenzione, ancora una volta, sulla sua storia e sugli interrogativi della sua morte a soli 39 anni che non sono mai stati chiariti.
Vi è di tutto. Oltre alla misteriosa morte il 13 dicembre 1995 di Natale De Grazia, vi sono anche le dichiarazioni di un pentito di 'ndrangheta, Francesco Fonti, che in un dettagliato dossier parla dell'affondamento di tre navi dove afferma di aver partecipato direttamente.
Vi è un libro autobiografico, "Io Francesco Fonti, pentito di 'ndrangheta e la mia Nave dei Veleni", scritto dallo stesso pentito e pubblicato nel 2009 da Falco Editore ( casa editrice di Cosenza).
Il libro autobiografico di Francesco Fonti, pentito di 'ndrangheta deceduto nel 2012, pubblicato da Falco Editore nel 2009
E vi è anche, come in tutte le spy story che si rispettano, la morte prematura del pentito di 'ndrangheta che muore il 5 dicembre 2012 a 64 anni nella sua abitazione in una località protetta, dopo aver vissuto dal 1994 sino al 2012 con il regime di protezione riservato ai collaboratori di giustizia.
Sulle "Navi dei Veleni" sono stati scritti decine e decine di libri, sono stati trasmessi speciali Tv e non solo da parte di emittenti italiane, sono state aperte numerose inchieste da parte di numerose Procure.
Anche la Procura antimafia di Catanzaro guidata dal Procuratore capo, dott. Nicola Gratteri, si è interessata dalla vicenda. Tante la audizioni delle varie Commissioni Parlamentari Antimafia che sono sono succedute da una legislatura all'altra.
Sono trascorsi tanti anni ma nulla di concreto e soprattutto di accertato sul piano giudiziario è mai emerso.
E, ovviamente, dopo tanti e tanti anni nessuno più indaga su questa storia e mai nulla emergerà.
Era il 14 dicembre 1990 quando in località Formiciche, frazione di Amantea ( Cs) spiaggiava in una notte dal mare mosso la nave Jolly Rosso.
Sono trascorsi da allora ben 34 anni e non si è mai chiarito cosa contenesse la stiva della Jolly Rosso.
La nave Jolly Rosso, spiaggiata a Formiciche, Amantea, nel 1990
Nave che venne poi smantellata, pezzo per pezzo e poi rottamata, nei mesi successivi.
La storia delle "Navi dei Veleni" rimarrà uno dei tanti "segreti della Storia d'Italia" con tanti dubbi e nessuna certezza.
Neanche quella sul piano ufficiale che le "Navi" siano realmente esistite.
Una Spy Story tipicamente all'italiana e legata per la sua temporalità, anni '80 e primi anni '90, alla Prima Repubblica e al periodo di transizione fra la Prima e la Seconda.
La Jolly Rosso durante i lavori di smantellamento e rottamazione nel 1991
Le dichiarazioni del pentito di 'ndrangheta, Francesco Fonti, vennero ritenute poco attendibili attuando, in tal modo, la probabile strategia di tutti quei poteri oscuri che, come in ogni segreto della storia d'Italia, hanno lavorato per depistare le indagini e per non far mai emergere la verità, coperta dalla impenetrabile cortina del "segreto di Stato".
E sulla figura di Francesco Fonti riproponiamo uno dei tanti articoli scritti sull'argomento dal nostro direttore, il giornalista d'inchiesta Gianfranco Bonofiglio.
Francesco Fonti il 5 dicembre del 2012 ha lasciato la sua vita terrena colpito da un male incurabile. Negli ultimi anni della sua travagliata vita della quale gli ultimi diciotto trascorsi da collaboratore di giustizia più volte aveva asserito che erano in molti coloro che desideravano la sua dipartita. Lo scrive finanche nella sua quarta di copertina del sul libro “Io, Francesco Fonti, pentito di 'ndrangheta e la mia nave dei veleni” edito dalla “Falco Editore” nel novembre del 2009, tre anni prima della sua morte.
Eppure a leggere il suo libro autobiografico non sembra poi essere del tutto inattendibile. Inoltre da quando, e precisamente dal 23 maggio, alcuni documenti coperti da segreto di Stato relativi alle indagini sulla morte di Ilaria Alpi e sul presunto traffico internazionale di rifiuti sono stati desecretati su decisione del Consiglio dei Ministri, non sembra affatto che in alcuni di questi il collaboratore di giustizia Francesco Fonti venisse ritenuto completamente inaffidabile per come poi invece è stato giudicato nell'ambito processuale.
Arriva a parlare anche del caso Moro. Si tratta ovviamente del periodo nel quale Francesco Fonti frequentava Roma e girava l'Italia per lungo e per largo. Si tratta degli anni '70 ed anni '80 considerando che, condannato a 50 anni di reclusione, diviene collaboratore di giustizia nel 1994, quando aveva soli 46 anni, e quando nella gerarchia 'ndranghetista aveva raggiunto il grado di “Vangelista”.
Il racconto della sua vita prosegue con l'arresto nel 1985 nel carcere di Vibo dove Fonti conosce Franco Pino, il boss dagli occhi di ghiaccio.
Vi è chi pensa che la storia delle navi dei veleni sia uno di quei misteri all'italiana che tali rimarranno per sempre nonostante la desecretazione degli atti coperti dal cosiddetto segreto di Stato.
Redazione