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Riportiamo il bellissimo articolo pubblicato su "La Repubblica" a firma del giornalista Pantaleone Sergi il 24 febbraio 1987 che illustra il convegno / incontro che il vecchio leone socialista, Giacomo Mancini, organizzò per esprimere il suo dissenso verso l'azione politica ed il metodo di gestione del Psi da parte di Bettino Craxi che, in quegli anni, godeva della totale unanimità all'interno del Psi.

L'unica voce contraria, quella dell'indomito Giacomo Mancini, un vero "socialista inquieto" per come amava definirsi.

"Il dissenso era tutto rappresentato nell' affollata assemblea che Giacomo Mancini ha voluto a Cosenza per gettare le basi di una corrente di opposizione al segretario nazionale del suo partito. C' erano gli anti-craxiani, non molti e quasi tutti calabresi (ad eccezione del senatore Antonio Landolfi e di un componente del Comitato regionale siciliano del Psi), ma c' era in sala anche il dissenso meridionalista di comunisti che hanno rotto con il partito, quello di ex democristiani in rotta di collisione con De Mita, quello sindacale presente con una folta delegazione del Sindacato meridionale metalmeccanici, recentemente costituito a Reggio Calabria. Tutti hanno reso omaggio all'iniziativa di Mancini. Mancini è apparso in forma e ha distribuito sorrisi e frecciate: Abbiamo proclamato il nostro dissenso con il compagno Craxi, ha spiegato ieri sera al cinema Italia, a causa dell'incapacità di comprendere le cause vere e reali della questione meridionale calabrese che si concentrano in questi anni nel distorto funzionamento delle istituzioni e dei partiti politici. E poi: Il Psi è passivo e inerte e responsabile di questa situazione è la direzione monocratica e non controllabile del partito che produce nelle province la proliferazione dei gruppi e dei clan avidi di potere e di vantaggi personali. Quali sbocchi potrà avere l' iniziativa dell' anziano leader socialista? E' ancora presto per dirlo. Quello che è certo è che i tempi del Midas, quando l'accordo tra Mancini e Craxi per avviare il nuovo corso socialista fu determinante, sembrano ormai seppelliti definitivamente. Ma Mancini non ha più il seguito di allora, appare come un isolato che vuole secondo i suoi avversari recitare la parte del santone, senza però averne i titoli, accusato spesso a Cosenza e a Roma di atteggiamenti antisocialisti, pronto a passare nonostante il suo passato nelle file dei radicali. A questo proposito però l' ex segretario nazionale del Psi ha voluto essere estremamente chiaro: E' inutile consultare l' oroscopo, ha spiegato, nel nostro futuro non c' è l' Aventino, né Pannella, né la diserzione, né il protagonismo politico spettacolare. L' impegno attuale dipende solo dal momento difficile e preoccupante che attraversano le istituzioni e il Psi. Craxi è dunque avvertito. Al congresso socialista di Rimini Giacomo Mancini conta di diventare il punto di riferimento degli anti-craxiani. Il manifesto contro il bonapartismo di Craxi (Prima si è fatto acclamare segretario, ora vuole farsi incoronare, dicono i manciniani), un libro bianco che parte dagli avvenimenti calabresi che hanno costretto Mancini a disertare per la prima volta il congresso provinciale della federazione di Cosenza, spera ora per maggiore peso di trovare altre adesioni. Per ora, infatti, oltre che dal senatore Landolfi, dall' ex assessore regionale calabrese, Ermanna Carci Greco, da uno dei segretari della Uilte Roberto Castagna, che è cosentino, è firmato solo da sbiaditi o sconosciuti personaggi del mondo politico calabrese. Ci saranno le adesioni importanti che erano state annunciate alla vigilia? In ogni caso, spiega Mancini, lo strappo pubblico, aperto e documentato, è un dovere, perché in passato il silenzio non ha giovato al partito, ma a chi ne ha approfittato utilizzando astutamente la nostra copertura, il nostro appoggio, e i consensi che l' opinione pubblica ci ha tributato. Ma perché l' assemblea anti-craxiana e la volontà di costruire una opposizione al segretario nazionale? Perché è la prima volta, dicono Mancini e i suoi ultimi seguaci, nella storia del Psi dalla sua fondazione che con brutalità premeditata, organizzata e protetta, sono state calpestate e annullate le norme statutarie, sono stati offesi uomini, coscienze e tradizioni, si è fatto ricorso a metodi violenti di sopraffazione estranei alla civiltà democratica. La guerra nel Psi ha così inizio: Nella nostra ambizione dicono i manciniani non c' è desiderio di percentuali o di posti lottizzati ma volontà di lotta e impegno di non disertare scegliendo il terreno giusto per dare alimento a un'azione energica di difesa della democrazia da più parti sollecitata".
Articolo scritto dal giornalista Pantaleone Sergi
pubblicato su "La Repubblica" del 24 febbraio 1987

Editoriale del Direttore