Iolanda Cristina Gigliotti nacque in una comunità italiana del Cairo il 17 gennaio 1933, sotto il segno del Capricorno, da genitori calabresi.
Dopo un inizio di carriera da attrice, registrò il suo primo disco nel 1956, arrivando subito al grande successo. La sua seconda canzone, Bambino, divenne disco d'oro del 1957. Mentre scalava anno dopo anno le classifiche sia in Italia che all'estero, incontrò all'inizio degli anni Sessanta il cantante Luigi Tenco. Con lui incise Bang Bang e tentò la sorte al Festival di Sanremo, con il brano Ciao amore, ciao, nel 1967. Sanremo non fu un successone, e dopo la morte di Tenco la sua vita prese una piega drammatica. La cantante fu ascoltata dagli inquirenti in qualità di testimone per il decesso dell'artista. Poco tempo dopo tentò di suicidarsi in un albergo a Parigi, ma venne salvata dall'intervento di una cameriera. Riuscì a riprendersi da questa prima forma di depressione, tornò in vetta alle classifiche musicali con il singolo Mama e riapparve felicemente nel mondo del cinema e della televisione. Nonostante il ritrovato successo, tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio dei Settanta sentì il bisogno di affrontare un viaggio in Nepal alla ricerca di una nuova dimensione spirituale. Al rientro sembrò pronta per nuove avventure musicali, diede una svolta alla propria carriera e ritornò la stella di un tempo, tra le interpreti più amate sia in Italia che in Francia. La sua fortuna rimase tale fino agli anni Ottanta. Dalla metà di questo decennio, infatti, iniziò la una crisi irreversibile. Nonostante ancora dopo la metà degli anni Ottanta risultasse tra le artiste più apprezzate, specie per ruoli drammatici come quello nel film Il sesto giorno di Youssef Chahine, grande successo di critica (meno di pubblico) in Francia, dal gennaio 1987 iniziò a non apparire più in pubblico.
Il 2 maggio dello stesso anno disdisse un servizio fotografico e licenziò per quella sera la propria cameriera, dicendole che sarebbe uscita solo per andare a teatro. Incamminatasi con la sua vettura, fece il giro dell'isolato, imbucò una lettera destinata al fratello e manager Bruno, e tornò nella sua abitazione, ormai lasciata sgombra dalla donna di servizio. Qui ingerì una dose importante di barbiturici. Morì quella notte, il 3 maggio. Al terzo tentativo di suicidio, era riuscita nella sua missione. Sul suo comodino venne trovato un biglietto che recitava: “Perdonatemi, la vita mi è insopportabile“. Dalida è sepolta nel cimitero di Montmartre a Parigi, insieme al fratello maggiore, Orlando, e alla madre Giuseppina. Sulla sua tomba è presente una statua commemorativa, che la rappresenta con gli occhi chiusi rivolti verso lo spettatore.
La vita privata di Dalida Dalida fu una donna tanto amata dal pubblico quanto sfortunata in amore. Nel 1961 sposò Lucien Morisse, direttore di Radio Europe 1, a sei anni dall'inizio della loro relazione. Dopo appena un mese, i due decisero di divorziare per scelta sua. La donna si era infatti invaghita in un giovane pittore, con cui convisse per alcuni mesi. Dopo una relazione di diversi anni con Christian de la Mazière, nel 1966 instaurò un rapporto, dapprima fittizio, poi reale, con Luigi Tenco. Dalida e Tenco, come anticipato, parteciparono insieme a Sanremo nel 1967, senza successo. Subito dopo aver saputo di essere stato eliminato dalla competizione, l’artista italiano si ritirò in albergo.
Quando Dalida lo raggiunse, scoprì che era morto. Fu dopo questo tremendo episodio che tentò una prima volta il suicidio, ingerendo barbiturici in un albergo. Scoperta da una cameriera, venne portata in un ospedale a Parigi, dove si risvegliò dopo sei giorni. Pochi mesi più tardi, instaurò un rapporto con uno studente di ventidue anni di nome Lucio. Rimase incinta, ma decise di abortire attraverso un intervento clandestino in Italia (l'aborto non era infatti ancora legale). Si ‘liberò’ del bambino indesiderato, ma non tutto andò per il verso giusto: da quel momento, a causa di alcune complicazioni, Dalida non poté più rimanere incinta.
Nel 1970 l’ex marito Morisse si suicidò sparandosi alla testa. Per l'artista fu un nuovo tremendo trauma, dal quale si riprese solo dopo diverso tempo. Nel 1972 iniziò una nuova, burrascosa, relazione con Richard Chanfray, conosciuto come il Comte de Saint-Germain. I due restarono insieme per nove anni, fino al 1981. Due anni più tardi, Chanfray si suicidò insieme alla sua nuova compagna. La sua ultima, deludente, storia d’amore fu con un medico, Fraçois Naudy, uomo sfuggente il cui affetto non riuscì a impedirle di tentare per l'ennesima volta il suicidio, stavolta riuscendo nel suo tragico proposito.