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A Cosenza, si assiste da tempo ad una vera e propria invasione di polvere bianca nell'indifferenza e nell'apatia di sempre.

 Oltre  duemilacinquecento gli assuntori quotidiani di cocaina nell’area urbana cittadina compresa la cittadella universitaria.

Una cifra enorme che deve far riflettere.

Un mercato sempre più florido gestito prevalentemente dalla ‘ndrangheta che gode della fiducia dei grandi cartelli colombiani e dei narcos che gestiscono enormi capitali.

Da una informativa delle procure antimafia operanti in Calabria ed in Campania si calcola che la ‘ndrangheta con la Camorra trattano annualmente circa 600 tonnellate di coca , con un ruolo preminente oramai riconosciuto anche dalla Direzione nazionale antimafia delle famiglie calabresi.  

Mercato gestito attraverso i “cartelli” del centroamerica.

Un maxisequestro di Cocaina ad opera della squadra narcotici

Polvere bianca che viene smistata in ogni angolo del pianeta con la conseguente gestione di enormi capitali che vengono poi riciclati nei grandi circuiti finanziari off - shore mondiali ed investimenti nella cosiddetta economia pulita dei colletti bianchi.  

Ed uno dei motivi di diffusione della coca è da rintracciarsi anche nel calo dei prezzi e nella sempre più giovane età degli assuntori che, mediamente, si avvicinano all’uso della cocaina già  alla giovanissima età di 14 - 15  anni.

E non sono pochi i casi  a Cosenza di interventi del Sert su giovanissimi che vivono in stato di dipendenza da cocaina.

Nicola, giovane avvocato cosentino, da tempo assuntore di coca ha provato più volte ad uscirne, ma con scarso successo.

“In città tanti sono gli assuntori del fine settimana convinti di poter gestire a piacimento il rapporto con la coca – afferma Nicola – ma non sanno che questa è la strada che poi porta in realtà alla dipendenza assoluta”.

“Un inferno, più volte ho tentato di uscirne ricorrendo anche a ricoveri presso strutture specializzate in Lombardia – confessa amareggiato il giovane professionista – ma dopo un periodo di relativo benessere ricadevo inevitabilmente nel baratro.

E devo anche dire che la cosiddetta società civile convive con il fenomeno ignorandolo con una assuefazione oramai di tutti”.

“Oggi sono costretto - conclude Nicola - ad un uso quotidiano spendendo almeno cinquanta - sessanta euro al giorno per acquistare una dose di buona qualità e cercando di evitare quelle dosi a prezzo più stracciato che spesso sono tagliate male e, quindi, molto pericolose”.

E crescendone il consumo crescono anche i profitti.

2.500 dosi quotidiane di coca alla media di cinquanta - sessanta euro significano circa 150.000 euri al giorno.

Quattro milioni e mezzo di euri al mese. Cinquataquattro milioni di euro all’anno, considerando solo il mercato della cocaina, e tralasciando le comunque cospicue entrate provenienti dall’eroina, dalle droghe sintetiche e dalla droga leggera.

Questo il giro d’affari di un mondo che ha cambiato pelle.

Non più il tossicodipendente da eroina facilmente identificabile ma il giovane professionista, l’operaio o il ragazzo per bene che assume la maledetta polvere bianca.

A tutto ciò si aggiunge anche il fenomeno dell’aumento dell’uso della coca associato all’alcol.

Associazione devastante soprattutto per gli effetti al cervello, che possono essere addirittura permanenti soprattutto per i giovanissimi.  

Per  Pietro D’Egidio,  responsabile della Federserd, l’associazione dei Sert italiani, “il dilagare della coca non dipende solo dall’abbassamento dei prezzi sul mercato ma anche dalla falsa convinzione di poterla gestire a piacimento come se non vi fosse alcun rischio”.

Nulla di più falso.

Probabilmente oggi ha ancor più valore una frase che spesso amava ripetere Vincenzo Muccioli, fondatore della comunità di San Patrignano. “Abbiamo dato tutto ai nostri figli ma non siamo stati in grado di dargli la cosa più importante, il carattere per essere veri uomini”.

Redazione


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