Negli ultimi tempi si è levato un coro di critiche abbastanza fragoroso nei confronti del Procuratore capo della Procura della Repubblica di Catanzaro, dott. Nicola Gratteri, nonostante lo stesso abbia nei suoi 5 anni di guida della Procura di Catanzaro dimostrazione palese di aver condotto tante e tante inchieste giudiziarie in grado di aver fatto subire a potenti casati di 'ndrangheta momenti di difficoltà e di aver fatto valere la voce dello Stato.
Basti accennare al maxiprocesso di Rinascita Scott nel quale ben 58 collaboratori di giustizia fra i quali alcuni portatori di nomi importanti nella gerarchia 'ndranghetista hanno delineato geografie e latitudini dell'azione criminale dei gruppi ai quali hanno fatto parte prima della scelta di collaborare con lo Stato. Una delle più frequenti accuse che viene indirizzata al dott. Gratteri è quella di rilasciare troppe interviste, quella di essere sempre in Tv, quella di apparire troppo. Tali accuse ricordano quelle che venivano indirizzate a Giovanni Falcone, anch'esso criticato perché troppo incline a concedersi ai mass - media. A tal proposito è opportuno riprendere le affermazioni dello scrittore meridionalista Pino Aprile che in merito al coro di accuse a Nicola Gratteri ha affermato "Di Rocco Chinnici dava fastidio che portasse “la cultura dell'antimafia” nelle scuole, cosa che poteva addirittura ledere il prestigio della magistratura; le critiche furono spente dall'autobomba che eliminò il rischio di “danno d'immagine” delle sue conferenze agli studenti. Di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino davano fastidio (specie il primo) le “troppe” interviste, le partecipazioni televisive (Falcone trascinò il prestigio della magistratura nel fango del Maurizio Costanzo show! Roba che la sacralità delle toghe deve ancora risollevarsi da tanta vergogna)". Quindi lo scrittore Pino Aprile pone in risalto le molti similitudini che accomunano le critiche al leggendario pool antimafia di Palermo degli anni '80 all'azione di Nicola Gratteri dell'oggi. Del resto la Calabria dell'oggi è molto simile alla Sicilia di quegli anni. Una Sicilia permeata di una forte commistione fra politica, imprenditoria, colletti bianchi e mafia. Quello che è oggi la Calabria. Per Pino Aprile "Quando Gratteri tirò le reti dell'inchiesta Rinascita Scott e certa “società civile” si sentì minacciata nei suoi affari masso-mafiosi (una schiera di professionisti, imprenditori e giù pe' li rami, campa e ingrassa di economia masso-mafiosa), quel coro di critiche divenne una valanga". Inoltre Pino Aprile approfondisce nel suo scritto anche l'annuncio fatto da Nicola Gratteri di voler partecipare alla nomina di Procuratore capo di Milano e alla nomina di Procuratore nazionale antimafia. ed in merito a ciò afferma : "Oggi viene vista come fuga e abbandono della lotta in loco, l'eventuale nomina di Gratteri a capo della Procura di Milano o della Superprocura antimafia. Approdi non imminenti, ma l'intenzione di candidarsi è stata annunciata. È meglio o peggio per la 'ndrangheta? Vita scomoda per chi, attaccando le masso-mafie, apprende che le cosche hanno già individuato il miglior killer per ucciderlo, e deve difendersi da polemiche unidirezionali risparmiate persino a magistrati che hanno fatto commercio di sentenze. Ma, essendo lui uno di quei magistrati che migliorano tantissimo solo dopo la morte, noi ci auguriamo di continuare a leggere che tutto quello che fa Gratteri è sbagliato".