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Continua senza soluzione di continuità ormai da decenni lo spopolamento delle regioni meridionali per effetto delle continue partenze della nuove generazioni. E questo vale soprattutto per la Calabria. Il continuo calo demografico ne è la plastica dimostrazione. Una Regione che cambia giorno dopo giorno anche la sua composizione demografica. Sempre più anziani, sempre meno giovani e, di conseguenza, sempre meno figli. Infatti il tasso di denatalità è tra i più alti d'Europa, quando un tempo non lontano, cioè negli anni '50 e '60 il tasso di natalità era fra i più alti d'Europa. Un cambiamento radicale in pochi decenni. I giovani continuano ad andarsene ed anche in queste settimane in occasione dell'apertura delle scuole e della necessità di reperire nuovi insegnanti sono tantissimi i giovani calabresi che con una semplice domandina ai presidi andranno ad insegnare nelle regioni del nord. Una emorragia continua. Basti pensare che in Calabria su 1.970.000 residenti e circa 1.800.000 reali abitanti considerando che almeno in 150.000 conservano per varie motivazioni la residenza in Calabria ma vivono e lavorano altrove coloro i quali percepiscono una pensione sono 770.003 ( ultimo dato Inps al 31 marzo 2020). Una cifra enorme che rende la Calabria la regione con la percentuale più alta di pensionati fra tutte le Regioni d'Europa. Gli ultrasessantacinquenni sono il doppio dei giovani sino ai 25 anni. L'Istat ha previsto che con l'andamento demografico attuale, fra denatalità e continua emigrazione, nel 2050, quindi fra soli tre decenni, la Calabria sarà 1.500.000 abitanti con la maggioranza assoluta di anziani. Una prospettiva terribile. Una prospettiva senza futuro. Un Paese che non pensa ai giovani è un Paese senza futuro. A questa condizione è ridotta una Calabria, cartolina di un Sud dimenticato e di una questione meridionale che non interessa più nessuno. Del resto la classe politica dominante è tutta settentrionale e i politici calabresi, che nei Palazzi romani contano meno di zero, non hanno alcun peso sullo scacchiere nazionale. Sono lontani i tempi di Riccardo Misasi e Giacomo Mancini. In un tale contesto di abbandono e rassegnazione ai giovani non resta altra strada che andarsene. E alla Calabria non resta altra strada che trasformarsi in un grande ospizio all'aperto composto da anziani che hanno avuto la colpa di non ribellarsi, di aver votato una classe politica inetta che ha costretto i loro figli e nipoti ad andarsene. Una generazione colpevole di aver alimentato una classe politica di incolti e faccendieri cresciuti sul bisogno e sulle false promesse. A pagare il prezzo tanti bravi giovani costretti ad andar via da una terra ingrata, corrotta e finanche senza speranza.

Foto: (centinaia di giovani presso l'Autostazione di Cosenza in partenza per varie città, simbolo dell'emigrazione giovanile calabrese)

Redazione

Editoriale del Direttore