Header Blog Banner (2)

In Calabria dove la mancanza cronica di lavoro è il dramma eterno che mai nessuno è riuscito non solo a risolvere ma ad alleviare si registrano i paradossi più eclatanti. Mentre nelle Regioni del Nord si assiste a piante organiche di enti statali riempite a dismisura con mediamente il 10 - 20% in più di dipendenti rispetto al fabbisogno definito dalle piante organiche in Calabria le piante organiche degli enti statali si caratterizzano per una media del 23% in meno rispetto alle piante organiche. Ed il fenomeno assume aspetti sempre più preoccupanti. Nel 2010 i dipendenti pubblici in Calabria erano 117.200. Dopo dieci anni nel 2020 sono 97.000 (dei quali 32.500 sono docenti delle scuole di ogni ordine e grado). Un calo considerevole dovuto al fatto che ai tanti pensionamenti non equivalgono altrettante assunzioni. In tal modo le piante organiche si assottigliano sempre più. Eclatante l'esempio del Comune di Cosenza che negli anni '80 aveva raggiunto per le tante assunzioni clientelari volute dai politici dell'epoca la fantasmagorica cifra di oltre 1.200 dipendenti, più di quanti ne conteggiava il Comune di Milano, per giungere oggi ad un numero di personale che si aggira intorno alle 450 unità e che per l'inizio del 2021 scenderà a 300 per effetto di tantissimi pensionamenti. Del resto le assunzioni fatte con la famigerata L.285/77 e le assunzioni clientelari delle segreterie politiche del vecchio Psi e della vecchia dc degli anni '80 sono giunte tutte al pensionamento. Infatti la Calabria è la Regione d'Italia con il più alto numero di pensionati in confronto agli abitanti. Sono ben 770.003 le pensioni erogate in Calabria a fronte di 1.970.000 residenti ( anche se i veri abitanti non sono più di 1.800.000, considerato che molti conservano la residenza in Calabria ma vivono altrove). Oltre il 40% della popolazione realmente abitante in Calabria percepisce una pensione. Se si considerano anche i 95.000 percettori del reddito di cittadinanza e i già citati 97.000 dipendenti pubblici si arriva ad un milione di calabresi. Una realtà assistita che non ha mai avuto un vero tessuto produttivo, che non ha mai inaugurato una vera stagione industriale e che non ha mai camminato con le proprie gambe anche se deve essere sottolineato che esistono realtà imprenditoriali di valore e meritevoli di nota. Permane ancora un tessuto fragile ed assistito che condiziona fortemente l'economia calabrese e la rende ancora succube dell'unico potere che regna sovrano. Quello della politica e quello della burocrazia legata al mondo della politica spesso e sovente legato con il mondo della criminalità dettano il bello e cattivo tempo in una terra di assistiti, di pensionati e che costringe i giovani ad andarsene. Una terra che in queste condizioni non avrà mai la forza di cambiare. Basti accennare che l'Istat ha previsto che nel 2050 con il tasso di denatalità  ed il tasso di emigrazione giovanile attuale si ridurrà ad 1.200.000 abitanti con 700.000 anziani, la stragrande maggioranza. Diverrà quindi un grande ospizio ed una grande Rsa a cielo aperto anche grazie alla rassegnazione e alla totale incapacità di ribellarsi che ha sempre caratterizzato un popolo servile e schiavo del potere come quello calabrese.
Redazione

Fonte foto: www.ilfattoquotidiano.it

Editoriale del Direttore