Impressionanti i dati sulla povertà nel Paese, illustrati dal 28° rapporto sulla povertà redatto dalla Caritas, rete di assistenza costituita da ben 3.124 Centri di ascolto distribuiti capillarmente e territorialmente in 206 diocesi. (nella foto di apertura la fila in attesa di poter usufruire di una mensa per poveri gestita dalla Caritas ).
Quasi un milione le famiglie in povertà assoluta per circa 5.700.000 unità con una rilevante novità rispetto al passato. Il numero dei poveri assoluti al Nord supera quelli del Sud.
Praticamente un italiano su nove non riesce a mettere insieme il pranzo con la cena.
Ed è al Nord che, nel silenzio assoluto e con una cantilena di un paventato sviluppo di un Paese che cresce voluta dalla stampa di regime assoldata dal potere che racconta tutta una storia diversa, aumenta lo stato di bisogno.
Numeri precisi e ben definiti quelli elencati nel rapporto della Caritas dal titolo "Fili d'erba nelle crepe. Risposte di Speranza"
Fili d'erba rappresentati dalla rete sociale del diffuso volontariato e dalla Caritas che si insinuano nelle crepe di una società sempre più difficile per i poveri e sempre più senza alcuna attenzione verso gli ultimi.
Solo nel 2023 la rete della Caritas ha aiutato e supportato ben 270.000 persone bisognose d'aiuto.
E fra i numeri della povertà quelli più tristi sono rappresentati da un milione e 295.000 bimbi poveri.
Inoltre ha fatto capolino anche una nuova figura sociale, quella del lavoratore povero, cioè del lavoratore che pagato saltuariamente e perenne precario con compensi da fame e sottoposto a sfruttamento non riesce ad uscire dallo stato di povertà.
"La povertà si fa sempre più intensa, è multidimensionale e multiforme, aumentano si legge nel Rapporto della Caritas - le storie di cronicità": Una povertà non solo economica ma anche da solitudine. Tanti gli anziani sempre più soli.
Aumentano anche i "senza fissa dimora".
Infatti nel Rapporto Caritas si richiama l'assenza di una seria politica per la casa.
Inoltre viene valutato come fortemente insufficiente l'azione di due misure come l'Assegno di inclusione e il Supporto per la formazione e il lavoro.
Per la Caritas nessuna delle due misure riesce ad offrire risultati degni di nota.
L'AdI ( Assegno di Inclusione ) presenta un iter di accesso complesso e vincolante e quindi un iter burocratico molto più complicato, mentre l'Sfl (supporto per la formazione e il lavoro) si caratterizza sempre a giudizio della Caritas per "un impatto molto ridotto che non garantisce alcun reinserimento lavorativo".
Un quadro a tinte fosche, senza dubbio veritiero, che smentisce la narrazione falsata e di parte di un regime di informazione sempre più al servizio del potere.
Redazione