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Continua inesorabile e senza soluzione di continuità il divario socio - economico fra la Calabria ed il resto del Paese. Andamento che conferma il fatto che all'interno di una "Questione Meridionale" da anni non più al vertice dell'agenda nazionale di governo sussista e si aggravi giorno dopo giorno la "Questione Calabria". A confermare tale assunto sono gli ultimi dati forniti da EuroStat, l'Ufficio Statistico dell'Unione Europea, che assolve il compito di redigere e illustrare dati e indicatori di qualità a livello europeo per consentire confronti fra paesi e regioni. Gli ultimi dati sul tasso di occupazione dei lavoratori dai 15 ai 64 anni pongono la Calabria fra gli ultimissimi posti delle 210 regioni del 27 Stati che compongono la Comunità Europea con un tasso di occupazione al 31 dicembre 2021 del 42%. Basti solo accennare che il tasso di occupazione a livello nazionale  è del 58,2%, nelle regioni del Nord Ovest raggiunge il 65,9%, in quella del Nord Est il 67,9% con la punta massima della provincia di Bolzano con il 72,5% al pari della Regione Emilia Romagna. La Calabria detiene anche l'ennesimo record negativo che è quello relativo all'occupazione dei giovani neo laureati sino a 35 anni. Ebbene, di questa particolare categoria ne risulta occupata solo il 32,1% a dimostrazione di come l'aver conseguito una laurea non comporta più alcuna possibilità di prendere quell'ascensore sociale che, un tempo, era nella normale evoluzione del sistema socio - economico complessivo.
 
Manifestazione contro la perdita di posti di lavoro
 
Ancora una volta tutti i capitali utilizzati con i fondi Por non hanno cambiato nulla, non hanno inciso in alcun modo sull'andamento dell'economia e del lavoro in Calabria. Anche se deve essere sottolineato che sono più i fondi restituiti perché non spesi nel tempo dovuto che i fondi effettivamente impiegati per progetti di sviluppo. Il Mezzogiorno continua, seppur a macchia di leopardo, con una Puglia molto più produttiva ed economicamente forte nei confronti della Calabria, ad essere la palla al piede per una reale crescita del Paese. E con la crisi in atto frutto di due anni di pandemia e del vorticoso aumento dei prezzi in seguito alla guerra russo - ucraina non è facile presumere che il divario si allarghi sempre più e che per la Calabria sarà sempre più difficile invertire la rotta e recuperare i decenni perduti soprattutto per l'incapacità e la volontà di un ceto politico dominante, familistico, oligarchico e corrotto, che sul bisogno, sulla povertà , sul voto di scambio e sulla crisi perenne ha costruito e mantiene per l'eternità il proprio potere, le proprie immense fortune economiche ed il proprio consenso sociale che, puntualmente, si materializza nelle urne elezione dopo elezione.
Redazione

Editoriale del Direttore