Header Blog Banner (2)

Analizzando i dati emersi da una recente ricerca della Caritas che vanta ben 6780 punti di servizio diffusi capillarmente su tutto il territorio nazionale si desume che le diseguaglianze e le povertà sono ormai in crescita costante dal 2007 ad oggi con l'impennata del 2020 e 2021 dovuta alla Pandemia.

Da 1,8 milioni di poveri nel 2017 si è giunti ai 5,7 milioni di italiani che oggi vivono in condizioni di povertà. Una cifra che rasenta il 10% della popolazione italica. Ovviamente è inutile ribadire che anche la povertà presenta percentuali e distribuzioni differenti nell'ambito del territorio nazionale. Le regioni del Sud presentano percentuali più alte e fra queste  non sfugge la Calabria che vive le endemiche e storiche condizioni di mancanza di un tessuto produttivo degno di tale nome. Basti solo accennare che su 1.700.000 abitanti "reali" si registrano ben quasi 200.000 calabresi che sopravvivono grazie al reddito di cittadinanza che essendo fallito quale strumento transitorio e di accompagnamento verso il lavoro si è trasformato, nei fatti, in pura assistenza. Una popolazione, quella calabrese, sempre più anziana considerando che i giovani continuano ad andarsene anno dopo anno, Infatti ben 700.000 le pensioni erogate a vario titolo, la maggioranza delle quali non supera le 700 euro mensili ma comunque rivestono un ruolo fondamentale di assistenza per tantissimi nuclei familiari. Fra pensioni e reddito di cittadinanza si giunge alla metà della popolazione. Considerando anche i 110.00 dipendenti pubblici si evince che l'area che interessa le attività produttive, l'industria, l'artigianato, il turismo e tante altre attività non rivestono in alcun modo il ruolo di modello economico trainante per come accade in altre regioni ed aree del Paese. In tale contesto la povertà non può che continuare a crescere e si somma alla povertà educativa, alla mancanza di una sanità efficiente e alla assenza di prospettive concrete di sviluppo. A tutto ciò e soprattutto in Calabria si aggiunge una casta politica famelica che sulla gestione del bisogno e della povertà ha costruito la propria carriera attraverso il voto di scambio che ha quale presupposto base la povertà e il bisogno. Un modello economico, sociale e culturale difficile da sradicare e modificare anche perchè mancano i protagonisti ai quali dovrebbe essere affidato il compito di cambiare, le nuove generazioni.

Redazione

Editoriale del Direttore