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Premessa: Nel rileggere oggi il seguente articolo pubblicato su un settimanale prestigioso come "L'Espresso", nel lontanissimo 1989 sembra che il tempo si sia fermato, infatti lo scenario dipinto allora è molto simile è quello odierno. Anzi, ad onor del vero, lo scenario di oggi è peggiorato di molto. Sono trascorsi ben 32 anni dalla pubblicazione dell'articolo ma la Calabria era allora una terra non adatta ai giovani e lo è ancor più oggi.

"Giovani in Calabria"
Il caso Calabria ha raggiunto dimensioni intollerabili ed inaudite. il tasso di disoccupazione ha superato la quota del 25 per cento con 210 mila disoccupati di cui oltre 100 mila ultratrentenni alla ricerca disperata della loro prima occupazione, destinati certamente a non inserirsi più nel mondo del lavoro ed a divenire una generazione perduta. A tale stato di fatto si aggiunge quel fenomeno che il sociologo Nando Dalla Chiesa definisce “connivenza innocente”, cioè quel fenomeno di accettazione passiva del popolo onesto dell’esistenza del fenomeno mafioso. Era necessaria l’iniziativa di una madre-coraggio di Pavia per frantumare il muro della “connivenza innocente” ed accendere di speranza tutti quei giovani calabresi che ancora oggi, nonostante tutto, sperano in un futuro migliore. La classe politica calabrese è il frutto di sistemi clientelari radicati, il frutto di centinaia di assunzioni negli enti pubblici, di segreterie politiche che assolvono il compito di mediazione fra il cittadino ed i servizi dello Stato sovvertendo qualsiasi elementare diritto di giustizia e di equità.
Come si può esprimere solidarietà alla signora Casella da parte di alcuni quando gli stessi sono artefici di un sistema sociale basato sull’illegalità diffusa, che costringe il cittadino a valicare le “segreterie” anche per ottenere il più semplice dei certificati? Essere giovane in Calabria, volersi impegnare politicamente con l’obiettivo di cambiare è difficile se non impossibile. Un sistema sociale così radicato può essere modificato solo nel lungo periodo soprattutto con la volontà da parte degli organismi centrali delle istituzioni e dei partiti di rinnovare gli uomini.

Gianfranco Bonofiglio

Fonte:  “L’Espresso” del 6 agosto 1989


Editoriale del Direttore