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Dal 1995 al 2010 nel Sud dell'Italia si è registrata una perdita di ben 1,6 milioni di giovani. Un dato sconfortante e terribile che ben indica il livello di peggioramento e di recrudescenza della questione meridionale che negli anni della Seconda Repubblica è stata completamente annullata. Lontani i tempi nei quali personaggi politici della statura di Giacomo mancini e Riccardo Misasi riuscivano a far sentire la loro voce nei palazzi romani della politica. Oggi il Mezzogiorno e l Calabria in particolare non rappresenta nulla di nulla nei palazzi del potere romano, tutti a trazione nordista. L'ultimo report dell'Ufficio Studi della Confcommercio su "Economia e occupazione al Sud dal 1995 ad oggi" illustra una impietosa e cruda fotografia della realtà. E la illustra con la freddezza dei numeri che non possono essere opinabili anche dal più sfrontato politico cialtrone dei quali la Calabria è stracolma.  "Rispetto al 1995 - si legge nel Report a cura della Confcommercio - si registrano nelle regioni meridionali un crollo di 1.600.000 giovani in meno con una costante e lenta emigrazione giovanile mai sopita. Tale fenomeno dipende molto da una consolidata tendenza demografica che si accompagna al continuo flusso migratorio. "Le condizioni e le prospettive di vita e di lavoro del nostro Sud disincentivano le scelte delle donne in termini di partecipazione al mercato del lavoro, ne riducono - si afferma nel Report - le scelte di maternità, incoraggiano sistematicamente l'emigrazione dei giovani meridionali verso altre Regioni". Disoccupazione e spopolamento sono un binomio inscindibile. Soprattutto in Calabria dove interi paesi dell'entroterra sono oramai popolati solo da anziani. Ovviamente la regione con più problemi di occupazione, la Calabria, è quella che ha più risentito in rapporto alla popolazione complessiva, della maggiore percentuale di giovani andati via. Ben 300.000 in venticinque anni. Un vero e proprio esodo dovuto ad una classe politica corrotta, incapace, collusa e cialtrona che ha impedito qualsiasi forma di sviluppo. Fin quando non si avrà la forza di cambiare classe politica e di creare diverse condizioni di sviluppo la Calabria non potrà che continuare a spopolarsi. Alcuni studi effettuati dall'Istat hanno previsto che con l'attuale tasso di natalità e l'attuale tasso di emigrazione giovanile, la Calabria nel 2050, quindi fra 29 anni, si ridurrà ad un milione di abitanti dei quali la maggioranza ultrasessantenni. Cioè una buona strada per l'estinzione demografica.
Redazione

Editoriale del Direttore