La Pandemia ha provocato una crisi economica e sociale di enormi dimensioni ma in Regioni già economicamente fragili come la Calabria i dati della crisi dipingono un quadro generale ancor più drammatico.
Per l'Osservatorio delle Piccole Medie Imprese di Confartigianato Calabria i principali effetti della Pandemia sono identificabili in "seri problemi di liquidità (44,4%), nella riduzione della domanda a seguito delle restrizioni dovute all’attuazione dei protocolli sanitari (44,0%), nei seri rischi operativi e di sostenibilità dell’impresa (40,3%) e nella riduzione della domanda nazionale causa minore capacità di acquisto e crollo domanda turistica (33,4%)”. “La pandemia ha comportato - afferma il presidente di Confartigianato Imprese Calabria, Roberto Matragrano – uno shock al fabbisogno di liquidità delle imprese. Lo strumento a cui hanno fatto maggiore ricorso le imprese per soddisfare tale fabbisogno causato dall’emergenza è il debito bancario (36,8%), sostenuto da strumenti come la garanzia pubblica. Le imprese non riescono a generare i flussi di cassa necessari a garantire l’ordinaria operatività aziendale, da qui la necessità di ricorrere a strumenti che possano garantire una liquidità sempre più difficile da reperire”. “Nonostante - continua Matragrano - siano ancora attive misure di sostegno (blocco licenziamenti e ammortizzatori sociali), al III trimestre del 2020 si contano 531mila occupati, 42mila in meno (- 7,3%) rispetto al III trimestre 2019”. Dati allarmanti che dimostrano come il tessuto produttivo e l'occupazione sia sempre più una chimera. Continua a disintegrarsi quella esistente, figuriamoci nel pensare a nuove occasioni di lavoro per le nuove generazioni. Una situazione allarmante che non può che alimentare i due fenomeni allarmanti che lentamente ma inesorabilmente modificheranno l'assetto sociale e demografico della nostra terra di Calabria,. Il continuo abbandono e la continua partenza dei giovani scolarizzati e formati e la decrescita della natalità. Su tali due direttrici l'Istat ha previsto che la Calabria nel 2050 si ridurrà ad 1.300.000 abitanti con la maggioranza assoluta di ultrasessantenni. Basti solo accennare che già oggi su 1.800.000 abitanti effettivi i pensionati sono 700.000 e che, fra questi, ben 150.000 sono ultraottantenni. Siamo una terra di anziani e lo saremo sempre più. Una terra che massacra i giovani, una Terra distrutta da un ceto politico orribile che i calabresi, purtroppo da veri masochisti continuano a votare, facendo del male alle nuove generazioni, danneggiando finanche i propri figli.
Redazione