Il personaggio di Don Vito Corleone è divenuto immortale grazie soprattutto alla magistrale interpretazione di Marlon Brando: ma se il film di Francis Ford Coppola è ancora riconosciuto come uno dei successi più importanti della storia del cinema, quando uscì, nel 1969, anche il romanzo a cui è ispirato non fu da meno.
Sono trascorsi 54 anni da quando Mario Puzo pubblicava “The Godfather”.
Nel marzo del 1969 usciva nelle librerie americane il romanzo che farà conoscere al mondo, grazie soprattutto alla bellissima trasposizione cinematografica, un personaggio memorabile: si tratta de “Il Padrino” di Mario Puzo, e il personaggio è ovviamente quello di Don Vito Corleone.
In cinquant'anni la fama del lungometraggio diretto da Francis Ford Coppola ha di gran lunga superato quella del libro di Puzo, ma il romanzo resta saldamente in cima alla lista dei best seller del Novecento: il suo successo fu immediato, e prima dell’uscita del film il romanzo aveva già venduto più di 15 milioni di copie fra Stati Uniti, Francia e Inghilterra.
Mario Puzo, ( New York 1920 - Long Island 1999 )
Il Padrino: le differenze fra il film e il romanzo
Non ci sono differenze considerevoli fra il romanzo e il film di Coppola, dato che lo stesso Mario Puzo lavorò alla sceneggiatura del lungometraggio uscito nel 1972.
La pellicola ha conservato quasi tutti i personaggi che negli anni sono divenuti indimenticabili, raccontando, così come nel libro, le vicende della famiglia Corleone sullo sfondo della New York italoamericana di metà secolo.
Anche la Sicilia è presente, nei lunghi capitoli che raccontano il ritorno di Michael nella terra d’origine del padre, così come il Nevada e il futuro della famiglia dopo la morte di Don Vito: il romanzo narra, in circa 600 pagine, la storia che Coppola scelse di raccontare in due film.
Ciò che manca nella trasposizione cinematografica è forse il legame più chiaro ed esplicito che Mario Puzo rintracciò fra la fantasia e la realtà: nel romanzo i rifermenti a quello che doveva essere il mondo della malavita organizzata italoamericana dell’epoca sono molto più espliciti, così come più esplicite sono le scene di violenza o di sesso.
Nel film vengono attenuati, oltretutto, gli ambigui seppur chiarissimi riferimenti del romanzo ad un personaggio estremamente controverso quando si parla di malavita organizzata in America: Frank Sinatra.
Ma “Il Padrino” ebbe un impatto sconvolgente sul pubblico soprattutto per il linguaggio utilizzato. Era la prima volta che in inglese comparivano termini come “famiglia”, “rispetto”, “caporegime” e “omertà”: nel testo Mario Puzo scelse di conservarli in lingua italiana, per rendere ancora più realistico e forte il legame della storia con la terra d’origine dei protagonisti e con i meccanismi di potere che vengono descritti.
Fu la prima volta che al di fuori dell’Italia si sentì la parola “omertà”, e non è un caso che essa resti intraducibile in inglese se non con espressioni come “code of silence” che, comunque, non ne restituiscono appieno il senso.
L’enorme successo della trilogia di Francis Ford Coppola ha anche contribuito a far dimenticare al grande pubblico, soprattutto alle generazioni successive che hanno vissuto “Il Padrino” già come un cult, la figura di Mario Puzo.
Lo scrittore, nato a New York da una famiglia originaria della provincia di Avellino, prima del successo del romanzo su Vito Corleone aveva già collezionato una serie di fortunate pubblicazioni sempre ispirate a quel mondo di immigrati italiani in America che lui conosceva molto bene.
"The Godfather" rappresentò ovviamente uno spartiacque nella carriera di Puzo che, dopo la pubblicazione di questo romanzo, si dedicò a storie più vicine per stile e ambientazione a quella del suo successo più famoso: “Il siciliano”, del 1984, “L’ultimo Padrino”, del 1996, e “Omertà”, uscito nel 2000.
di Federica D'Alfonso
Fonte: www.fanpage.it