Continua incontrastata e senza sosta l'espansione economica delle organizzazioni criminali. "La Mafia Imprendidtrice", termine coniato nel lontano 1983 dal sociologo Pino Arlacchi, è oramai una realtà consolidata.
L'infiltrazione, anzi, l'occupazione sistematica dei capitali mafiosi nell'ambito delle strutture economiche è un dato di fatto incontrovertibile. Oramai si registrano casi eclatanti come quello del miliardo di euro investito da società in odor di 'ndrangheta e capitalizzato in bond quotate in borsa e che hanno destato l'attenzione nei giorni scorsi del Financial Times. E con la fortissima crisi economica dovuta al Covid-19 che ha posto in ginocchio l'economia è possibile che le mafie ne possano trarre grandi vantaggi. E' questo il senso dell'allarme lanciato dalla Direzione Investigativa Antimafia, nella relazione semestrale inviata al Parlamento. La "paralisi economica" provocata dal coronavirus può aprire alle mafie "prospettive di arricchimento ed espansione paragonabili a ritmi di crescita che può offrire solo un contesto post-bellico" si legge infatti nel report della Dia secondo cui il rischio è che le mafie allarghino il loro ruolo di "player affidabili ed efficaci", mettendo le mani anche su medie e grandi aziende in crisi. Non solo per la Dia le organizzazioni criminali mirano a "consolidare il proprio consenso sociale attraverso forme di assistenzialismo, anche con l'elargizione di prestiti di denaro, da capitalizzare" alle prime elezioni possibili ma le mafie e soprattutto la 'ndrangheta, l'organizzazione criminale più potente e più ramificata, "vorranno ancora più stressare il loro ruolo di player affidabili ed efficaci anche su scala globale". E nella relazione della Dia non poteva mancare un riferimento al discusso provvedimento che durante l'emergenza Covid ha consentito l'uscita dal carcere di diversi boss. "Qualsiasi misura di esecuzione della pena alternativa al carcere per i mafiosi rappresenta un vulnus al sistema antimafia". E su questo nessuno nutriva dubbio alcuno.