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Una figura che costituisce ancora oggi un patrimonio da saper utilizzare per la sua crescita e lo sviluppo della Calabria.

nella foto di apertura Beniamino Andreatta nella sua Bologna )

Il suo spirito visionario ha profondamente segnato la storia dell’Ateneo e dell’intero Mezzogiorno.

Ciò costituisce titolo e sottotitolo di un intervento che l’attuale Rettore, Nicola Leone, ha pubblicato prima sulla “CNews24” e da questa inoltrata a “Calabria live” a fine marzo scorso, per commemorare la figura del Rettore Beniamino Andreatta, primo Rettore dell’Università della Calabria, nel 18° anniversario della sua scomparsa, avvenuta a Bologna il 26 marzo 2007.

Strano che non lo abbia fatto nello scorso mese di dicembre quando l’Arel ne ha celebrato il 25° anniversario del silenzio, in riferimento al malore che Andreatta ebbe il 15 dicembre 1999, dal quale ne scaturì il suo lungo periodo di completo silenzio.

Nella circostanza l’Arel ha pubblicato un numero speciale della rivista, composto di 462 pagine, compreso l’indice, con dentro un capitolo nel quale si racconta del suo impegno e del tempo trascorso in Calabria (1971/1975) per la nascita dell’UniCal.

Un numero speciale della rivista che l’Arel ha presentato il 19 dicembre 2024 alla Camera dei Deputati con una manifestazione che ha visto la partecipazione di Anna Ascani, Pier Ferdinando Casini, Mariantonietta Colimberti, Enrico Letta, Romano Prodi, Walter Veltroni. Un numero speciale della rivista che nei giorni scorsi è stato presentato all’Università di Trento, mentre nel prossimo mese di maggio sarà la volta delle Università di Bologna e dell’Università della Calabria, a cura dell’Associazione Internazionale “Amici dell’Università della Calabria, con presidente la prof.ssa Silvia Mazzuca, nonché della “Scuola delle Politiche”, avendo come presidente del Comitato Scientifico il prof. Franceso Raniolo, che il rettore uscente Nicola Leone ha nominato recentemente Pro Rettore con delega al Centro Residenziale in sostituzione della prof.ssa Patrizia Piro, dimessasi dal suo incarico durato esattamente 5 anni e tre mesi.

Un intervento quello del Rettore Leone che ci ha letteralmente sorpreso in quanto a distanza di sette mesi dal termine del suo mandato di Rettore dell’Università della Calabria, per la prima volta nell’arco degli ultimi cinque anni e quattro mesi della durata del suo mandato, si presenta pubblicamente a sua firma parlandoci di un Andreatta che seppe scrivere il futuro dell’UniCal puntando sul suo carattere internazionale concretizzatosi negli ultimi anni, solo perché è cresciuta la presenza internazionale degli studenti per effetto di 11 lauree magistrali in lingua inglese, che hanno creato la capacità di saper attrarre talenti di ogni continente. Un intervento in cui si parla pure dell’innovazione e della crescita del territorio, per effetto degli oltre 100 mila laureati il cui percorso formativo iniziò nel 1972.

 

Il Prof. Beniamino Andreatta nel 1984 mentre relaziona sulla figura di Aldo Moro

Parlando dei laureati è opportuno in questo caso ricordare la prima seduta di laurea che si svolse nell’Università degli studi della Calabria (così si definiva all’epoca), dalla quale uscirono i primi due laureati. A raggiungere per prima questa importante meta fu la Facoltà di Scienze Economiche e Sociali, la cui seduta si svolse il 17 luglio 1976, con due studenti lavoratori Sergio Chiatto e Carmine Luigi Garofalo.

Mi piace ricordare, per celebrare ancora una volta il 50° anniversario della nascita dell’UniCal, la composizione della Commissione di esame di quella prima seduta di laurea in Scienze Economiche e Sociali: Claudio Rotelli (Preside di Facoltà), Cesare Roda (Rettore UniCal), Giordano Sivini e Vittorio Mortara, rispettivamente direttori dei dipartimenti di Sociologia e Scienze Politiche e di Economia Politica, nonché il prof. Piero Giarda ed il prof. Sandro Amorosino, in qualità di relatore. La città di Cosenza era rappresentata dal Sindaco Pino Iacino.

Per ritornare all’intervento del Rettore Leone sulla figura del Rettore Andreatta abbiamo trovato una frase che merita e stimola degli approfondimenti per farne un quadro completo. Per questo merita un mio ringraziamento per aver creato e giustificato quanto andrò, a mia volta, a raccontare l’azione ed il pensiero del primo Rettore della nostra Università. “Oggi, l'Unical – è scritto nel testo - offre 11 lauree magistrali in lingua inglese, per le quali arrivano migliaia di domande da oltre 100 Paesi da tutto il mondo, segno tangibile di un ateneo sempre più aperto al confronto globale e capace di attrarre talenti da ogni continente. L'eredità di Andreatta continua a vivere nei valori e nella missione del nostro ateneo e spero continuerà ad essere presente anche per i futuri rettori. Il suo esempio ci sprona a perseguire con determinazione l'eccellenza accademica e a contribuire attivamente al progresso della nostra terra, con lo stesso spirito di innovazione e apertura che ha animato la sua visione originaria”.

Prima di proseguire nel mio personale racconto su Andreatta è opportuno precisare per correttezza e verità che i corsi di laurea in lingua inglese non sono 11, bensì 14, in quanto vanno inseriti altri 3 corsi attivati in precedenza dal Rettore Gino Mirocle Crisci, che ad oggi fanno registrare all’incirca 1.300 studenti provenienti da altri Paesi del mondo. Un risultato ottenuto grazie all’ottimo lavoro dei delegati alla internazionalizzazione, coordinati dal prof. Giancarlo Fortino, alle borse di studio per gli studenti meritevoli, agli accordi stipulati con varie università del mondo, nonché al buon funzionamento dell’area internazionale e di coordinamento istituzionale Erasmus+, con dirigente il dott. Gianpiero Barbuto; ma soprattutto all’accoglienza e relativi servizi sociali attivati e gestiti per questi nel Centro Residenziale, che ha avuto negli ultimi cinque anni e tre mesi la pro rettrice delegata, prof.ssa Patrizia Piro, quale punto stabile di riferimento.

Gli studenti internazionali in crescita all’UniCal - Una presenza internazionale di studenti che potrebbe crescere ancora, dando ragione al pensiero di Andreatta, se venisse creato il centro residenziale campus universitario come descritto nella legge istitutiva del 1968, nel suo primo Statuto del 1971 e nella impostazione del progetto realizzativo delle strutture della cittadella universitaria, in base ai progetti ed elaborati prodotti dal concorso internazionale vinto nel 1974 dai gruppi degli architetti Gregotti e Martensson.

La visione di Andreatta, espressa nel mese di giugno 1971 in una intervista, pubblicata dal quotidiano “Il Resto del Carlino” di Bologna, era quella di creare una Università di giovani liberi in una cittadella universitaria dotata di servizi ed infrastrutture necessarie comprese quelle sportive e luoghi di ritrovo, di divertimento e studio sull’esempio delle università inglesi e americane, che purtroppo, pur essendo previsti nel progetto Gregotti di cui in precedenza, non sono state ancora realizzate a distanza di cinquant’anni, come il villaggio dello Sport con lo stadio di quindicimila posti utile a svolgervi le universiadi ed altre strutture importanti come gli edifici per le scuole di specializzazione, il parco scientifico e tecnologico, le strutture fieristiche ed altro ancora.

La decisione fu rapida, oggi si direbbe “L’uomo del fare”, nello scegliere dove e come insediare la “cittadella universitaria dei giovani liberi”, portando il Comitato Tecnico Amministrativo, che presiedeva, ad approvare il 31 luglio 1971, dopo due mesi di studi e valutazioni, una delibera che prevedeva la collocazione dell’insediamento della nascente università a Nord di Cosenza, sui territori dei comuni di Rende e Montalto Uffugo, in quanto su quest’ultimo in località Settimo era previsto il passaggio di un nuovo tracciato ferroviario Cosenza Paola elettrificato con la previsione di un collegamento (bretella) all’asse ferroviario Cosenza/Sibari.

Con la delibera di cui sopra e studi tecnici prodotti, come più volte abbiamo trattato negli ultimi quattro anni in vari servizi giornalistici, nasceva l’idea della “Grande Cosenza”, in cui la cittadella universitaria, in base ai territori espropriati e messi a disposizione dai sindaci di Rende, Francesco Principe, e Montalto Uffugo, Ettore Canonaco, veniva a trovarsi collocata in un’area urbana unica estesa con le funzioni di essere cuore pulsante della nuova grande città della Media Valle del Crati, che con l’insieme dei paesi e comuni del circondario veniva a costituire una città metropolitana punto di riferimento dell’area del mediterraneo, che nei pensieri di Andreatta avrebbero costituito “La Grande Cosenza”, che sugli organi d’informazione veniva catalogata come il “Grande Sogno”.

In questo disegno venivano inseriti anzitutto Rende e Montalto unica area urbana legata a Cosenza, e poi come punti storici di riferimento i centri urbani di Sibari con i suoi scavi, Castrovillari, la città del Pollino, il tirreno, con San Lucido, quale futura area universitaria di residenza e strutture congressuali, Paola, città del Santo e di smistamento ferroviario, verso Nord e Sud del Paese, per effetto dell’erigenda galleria Santomarco, nonché Cosenza con il suo centro storico.

Questa nuova grande città nelle forme appena descritte veniva paragonata alla “Grande Londra” ben collegata con una rete metropolitana e autostradale. Il sogno e la visione di Andreatta oltre alla “cittadella universitaria” di giovani, in una dimensione di grande libertà, immersi in un Campus universitario, unico in Italia, era qualcosa di ancor più grande e cioè era un sogno di credere nella nascita di una “Grande Cosenza”.

Una città metropolitana, come già detto in precedenza, punto di riferimento per l’intera area Mediterranea, avendo al cento la sua Università, collocata sui territori di Rende e Montalto Uffugo, a Nord di Cosenza, legata alla Statale 107 Crotone, Cosenza, Paola e al tracciato nuovo ferroviario (all’epoca 1971 non ancora esistente) Cosenza/Paola/Sibari con stazione ferroviaria in località Settimo di Montalto Uffugo, costeggiata dall’autostrada Salerno/Reggio Calabria.

Il sogno della “Grande Cosenza” di Andreatta - Vedeva una Università estesa su un’area urbana unica tra Rende e Montalto Uffugo estesa in fase di sviluppo urbanistico ancora più a Nord, avendo sul confine a Sud la città capoluogo di Cosenza, collegate tra di loro da una metropolitana longitudinale (asse UniCal/Rende/centro storico di Cosenza); mentre Castrovillari e Sibari rimanevano legate all’Università con l’autostrada Salerno/Reggio Calabria e la superstrada trasversale; ma soprattutto si guardava per questi posti al progetto di una metropolitana veloce.

“La scelta dell’area a Nord di Cosenza – affermò il Rettore Andreatta in occasione della manifestazione di presentazione della bozza dello Statuto dell’UniCal (divenuto legge con DPR 1° dicembre 1971 n°1329) alle forze politiche della regione, tenutasi nella sala consiliare di città dei Bruzi nel mese di ottobre 1971- è stata operata tenendo soprattutto conto della necessità di inserire l’Ateneo nel contesto urbano”.

Il tempo, dopo cinquant’anni sta dando ragione all’idea progettuale del Rettore Beniamino Andreatta, alla luce dei progetti, eventi e dibattiti che sono all’ordine del giorno in questi ultimi tempi, come: il tracciato dell’Alta Velocità Salerno/Reggio Calabria, con riferimento al tratto intermedio Praia/Tarzia/Cosenza/Lamezia Terme, che con l’accordo raggiunto dalla Regione con Trenitalia, con presidente Mario Oliverio, per la corsa di Alta Velocità Sibari/Paola/Bolzano, ne ha aperto una strada ancora da completare con l’impegno manifestato dall’agenzia Rfi Trenitalia, che ha predisposto una istanza indirizzata all’Unione Europea per indire una gara di appalto per la realizzazione del raddoppio della galleria Santomarco sul tracciato ferroviario Settimo/Paola e relativa stazione ferroviaria al servizio del Campus universitario di Rende, come peraltro previsto dal progetto Gregotti dell’UniCal. Così recita il documento di richiesta del bando di Rfi.

Bisogna prendere atto, comunque, che la classe politica ed istituzionale, continua a discutere ed elencare varie proposte non guardando alle vere grandi potenzialità che derivano dalla presenza dell’UniCal non quella delle dimensioni attuali, ma quella che appare dagli elaborati architettonici del concorso internazionale assegnato agli architetti Gregotti e Martensson, che vanno dalla Statale 107 all’asse ferroviario di Settimo di Montalto Uffugo.

Non è altro che uno scrigno, parte integrante del territorio, che bisogna saper individuate e scoprire in quanto sarebbe fonte di sviluppo e crescita economica, sociale e culturale per l’area quanto per la stessa regione; ma nei fatti e nella realtà odierna non esiste ancora la cittadella universitaria pensata nelle dimensioni dei progetti Gregotti e Martensson. Tanto più non è stata pensata ed organizzata nella media Valle del Crati il disegno della “Grande Cosenza”; eppure ci si è stati quasi vicini con il finanziamento di 600 e passi miliardi di lire che nel 1998 furono concessi dall’Unione Europea sui fondi strutturali per completare le strutture mancanti dell’Ateneo fino a Settimo di Montalto Uffugo.

Un finanziamento che attraverso una campagna politica sfavorevole a senso unico, partita da città dei Bruzi, ne ha fatto perdere traccia portando dopo qualche tempo la crisi del settore edilizio di realizzazione del progetto dell’Università con la relativa chiusura del cantiere e la disdetta nel 2007 del rapporto tra l’UniCal e la Società Bocoge, titolare della Concessione, finalizzata alla realizzazione del complesso universitario dell’UniCal.

Anche con il disegno di legge che prevedeva la creazione della città unica, ma non inserendo (un grande errore) il territorio del Comune di Montalto Uffugo, ci si stava avvicinando nella realizzazione della “Grande Cosenza”. Anche con la metropolitana UniCal/Centro storico di Cosenza, grazie all’appalto avviato dal presidente Mario Oliverio, era un punto fermo e parte integrante del disegno della nuova città. Sappiamo come sono finiti i 160 milioni di euro destinati a questa importante opera. Addirittura gli ultimi 60 milioni di euro, ancora disponibili e fermi, nel mese di agosto del 2024 sono stati dirottati verso il completamento della metropolitana Germaneto/Catanzaro.

In questi ultimi tre anni si poteva giocare la carta dei fondi del PNRR con il coinvolgimento della Regione, dei Comuni di Rende e Montalto ed anche con Confindustria per portare a completamento il progetto strutturale dipartimentale, residenziale e relativi servizi, per come ci riuscì nel 1998 la Bocoge. Ma ci si è fatti distrarre troppo con la storia di Medicina TD, resa possibile grazie al lavoro quasi quarantennale dell’impegno dei professori: Pietro Bucci e Sebastiano Ando, come dello stesso Rettore Beniamino Andreatta. Ma questa è un’altra storia che merità di essere raccontata per fare memoria. 
Franco Bartucci


Editoriale del Direttore