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Sono oramai tre anni che il Governatore Roberto Occhiuto detiene anche l'incarico di Commissario ad acta per la sanità con decreto del Consiglio dei Ministri del 4 novembre 2021.


In molti erano convinti che un Presidente della Regione fra l'altro anche Vicesegretario nazionale di un partito di Governo e con carta bianca sulla sanità da parte del Governo Centrale potesse rappresentare, finalmente, una svolta sulla disastrata sanità calabrese.


Invece, trascorsi ben tre anni, i dati sono impietosi e la sanità calabrese continua ad occupare sempre gli ultimi posti.

Il dato più eclatante è quello della migrazione sanitaria con i calabresi che continuano ad andare a curarsi altrove.

A certificare il tutto il Rapporto sulla salute di Cittadinanzattiva presentato a Roma.

Un rapporto che analizza i dati del 2023 e che conferma dati negativi, fra i tanti, anche sul piano della prevenzione che, invece, è sempre più importante e determinante soprattutto sul piano della lotta ai tumori.

Ma un dato è particolarmente preoccupante.

Quello sulla capacità del sistema sanità nel garantire "tempi di accesso consoni alla classe di priorità e ai bisogni dei cittadini". 

E sulle patologie tumorali, in particolare i tumori alla mammella e della prostata, in Calabria si registra un andamento negativo con il -8,34% rispetto ai tempi di attesa del 2019.

E' ovvio che chi può. essendo affetto da patologie tumorali, varca i confini calabresi e si affida a strutture sanitarie di altre regioni.

Un posto letto di terapia intensiva

E il dato tutto calabrese di ben 17.000 nuove diagnosi tumorali nel solo 2023 dovrebbe imporre a chi di competenza di offrire prestazioni sanitarie in questo delicato settore molto più efficienti.

Ovviamente sulle migrazioni sanitarie le regioni attrattive rimangono in primis la Lombardia e subito dopo l'Emilia Romagna e il Veneto.

Mentre le regioni che permangono oramai da anni in cima al tasso di fuga verso altre regioni sono la Calabria, la Campania e la Sicilia.

Le tre regioni dove la corruzione nella sanità e le infiltrazioni criminali nel mondo sanitario sono più alte che altrove.

Non si può certo dimenticare che la sanità da sempre in Calabria è il tesoro del voto clientelare, delle assunzioni pilotate, dei finanziamenti mal spesi.

La vera gallina dalle uova d'oro di una classe politica nata sul clientelismo, sulla corruzione e sul favoritismo.

E non certo da oggi, ma da sempre.

Chi può dimenticare il mitico Don Ciccio Macrì, Presidente della USL di Tauraniova o chi può dimenticare le tante volte in cui le vecchie Usl ele attuali  Asp sono state sciolte per infiltrazioni mafiose.

O chi può dimenticare il barbaro assassinio nel 2005 dell'allora Vicepresidente del Consiglio Regionale, l'On. Francesco Fortugno, che, da medico e politico, ambiva a cambiamenti nel mondo sanitario.

La recente commemorazione in ricordo di Francesco Fortugno

Fin quando la politica gestirà la sanità non sarà mai possibile cambiamento alcuno.

Soprattutto in territori come la Calabria dove la politica gestisce tutto e tutti e dove la sanità riveste un ruolo centrale per la conservazione del potere politico.

La conservazione dei mitici "pacchetti di voti" che consente nelle latitudini calabre di far ereditare ai propri pargoli anche la poltrona di consigliere regionale o di deputato.

Come se le poltrone politiche fossero uno studio notarile o una farmacia che spesso e sovente passano da padre in figlio.

Ma questa è la Calabria. Lo è stata in passato, lo è ancora oggi e lo sarà per sempre.

E così sia.

Redazione

 

 

 


Editoriale del Direttore