La provincia di Cosenza conferma con gli ultimi dati numeri allarmanti sul piano della diffusione delle neoplasie tumorali. Nel 2021 si sono registrati 885 decessi per tumore (nell'intera regione sono stati 1.648) e si sono anche registrate circa 6.000 nuove diagnosi tumorali (nell'intera Calabria circa 15.000). Se si considera che gli abitanti residenti in provincia di Cosenza sono al 31 maggio 2022 ( dato ISTAT) 668.992 e che i "veri" abitanti non superano le 550.000 unità ( essendo circa 120.000 i "fuorisede", cioè coloro i quali conservano la residenza in Provincia di Cosenza ma nei fatti vivono altrove per motivi di studio e lavoro) il tasso tumorale ( il rapporto fra veri abitanti e numero registrato di neoplasie per anno) non è certamente trascurabile ed è fra i più alti fra tutte le 107 province italiane.
Dati che dovrebbero far riflettere su due aspetti sostanziali senza voler, comunque, creare inutili e dannosi allarmismi.
Il primo è quello relativo alla veridicità dei numeri relativi ai tumori anche per poter predisporre dei validi progetti di prevenzione. I numeri dovrebbero essere forniti dai registri tumorali di popolazione che, allestiti e funzionanti in tutta Italia, in Calabria, come al solito, non funzionano correttamente e sono sempre arretrati e, in alcuni casi incompleti.
I registri dipendono dalle Asp che dovrebbero poi fornire i dati ad un coordinamento regionale strutturato presso il dipartimento della salute della Regione Calabria. Il tutto previsto dalla legge regionale n. 2 del 12.02.2016 (Istituzione del Registro Tumori di popolazione) rimasta solo sulla carta.
Il secondo aspetto riguarda invece la probabile relazione fra i circa 600 siti contaminati anche da rifiuti pericolosi e tossici censiti in Calabria che potrebbero essere la causa dell'aumento dei casi tumorali.
E' obbligo usare il condizionale perchè anche in questo caso non sono state effettuate ricerche scientifiche esaustive e rigorose. Molte le indagini giudiziarie negli ultimi decenni su presunti traffici di rifiuti tossici gestiti dalle famiglie di 'ndrangheta come molte sono state le dichiarazioni di numerosi pentiti sull'esistenza di tali traffici.
Carmine Schiavone, pentito di Camorra, che parlò delle Terre dei Fuochi in Calabria
Ma anche su questo non si è mai accertato nulla di concreto. Basti solo accennare alle tante informative dei servizi segreti relative agli anni '80 e '90 ( quando esisteva il Sisde) sui traffici di rifiuti poi coperte e censurate dal Segreto di Stato per ben 20 anni e riscoperte quando l'allora Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ne desecretò il contenuto.
Ma anche a tali informative dei servizi non seguì alcuna indagine e nessuno illustrò le motivazioni perle quali sulle stesse venne approvato il sigillo del "segreto di Stato".
A tutto ciò non corrisponde alcuna attenzione o interesse da parte del ceto politico calabrese.
A nessuno dei politici professionisti calabresi è mai interessato se il registro dei tumori funzionasse o meno, a nessuno è mai interessato procedere alla bonifica di territori contaminati.
A nessuno dei politici è mai interessato se tanti calabresi muoiono per tumore o lottano per la vita costretti ad andarsi a curare, ovviamente, fuori regione alimentando i "viaggi della speranza".
Come tutti sanno, sono ben altri i loro interessi.
E nel solo 2021 la Regione Calabria ha dovuto rimborsare ad altre strutture sanitarie pubbliche e private per ricoveri e cure oncologiche oltre 20 milioni di euro, precisamente 20.268.929 euro.
Redazione