La Calabria che non ti aspetti! Non si fa altro che parlare di crisi della sanità in questa regione, di direttori generali e commissari ad acta che cambiano per incapacità o conflitti politici; di pronto soccorso al collasso per carenza di medici e infermieri, di medici cubani richiesti in loro integrazione con relativa polemica; di mortalità sospette negli ospedali e di viaggi della speranza.
Certo, chi attacca la sanità calabrese, soprattutto in una prospettiva politica, ha tutte le ragioni, ma le eccezioni - come in ogni aspetto della vita sociale - possono essere osservate negli angoli più nascosti.
Con tutto il rispetto per le famiglie che hanno avuto esperienze negative e malati trattati per giorni come bestie su barelle di pronto soccorso, anche in Calabria è possibile trovare eccellenze sanitarie ed è utile, anzi necessario portarle alla ribalta nazionale come auspicio per una palingenesi della pessima sanità in questa regione.
"I viaggi della speranza potrebbero fermarsi anche a Belvedere Marittimo", dice con orgoglio il dr. Giuseppe Ciriaco Sionne, primario del reparto di Chirurgia generale alla Casa di cura “Tirrenia Hospital”, già antica Clinica Tricarico in cui svolge la sua attività dal 1989. Calabrese di Diamante, 63 anni, laurea alla Seconda università di Napoli, con oltre venticinquemila interventi effettuati in carriera nella medesima struttura, il dr. Sionne è memoria storica del “Tirrenia Hospital” in cui sono state effettuate operazioni chirurgiche di varia natura e difficoltà. Bisogna infatti tenere in conto che la Casa di cura è dotata di un Pronto Soccorso in cui vengono effettuati interventi chirurgici d’urgenza in notevole quota.
“Tuttavia, mi piace ricordare, aggiunge Sionne, la delicata operazione su una nonnina di 99 anni alla quale l’intera equipe ha riversato particolare affetto”.
Ma ho ricevuto ulteriori informazioni sulla professionalità di altri reparti e medici che, per ciò che si riesce a fare nelle varie specialità, godono di prestigio e autorevolezza.
Non conoscevo la clinica, ancora meno il dr. Sionne. Avevo un problema di salute da risolvere e una mia parente - che era stata da poco ricoverata urgentemente in quella struttura - mi consigliò di rivolgermi al chirurgo, di cui i malati in corsia esprimevano giudizi più che lusinghieri sulla sua professionalità e umanità, quanto mai ugualmente utile alla cura di un soggetto malato.
Non avevo quasi alternativa, perché i sintomi del malessere diventavano sempre più acuti e ascoltai immediatamente il consiglio. Mi recai a visita presso il dr. Sionne il quale espose meglio di altri il vero problema che mi assillava e chiese se desideravo essere operato. La cosa che più mi aveva sorpreso era la sicurezza nello spiegarmi l'aspetto professionale dell'intervento e la modestia con la quale il chirurgo si esprimeva, affinché fossi in grado di capire il linguaggio e i termini scientifici di cui egli parlava.
Concordammo la precisa data del ricovero e dell'intervento, da eseguire dopo tre settimane esatte. Anzi, il medico aggiunse che se altri pazienti già in lista avessero dato forfait per qualsiasi motivo - anche causa covid, in un periodo in cui la Calabria si trovava ad occupare primo posto fra le regioni a rischio - avrei potuto essere convocato addirittura ben prima. Per uno come me abituato alla puntualità dei ritmi mitteleuropei sembrava quasi una presa in giro.
Avevo motivo di pensarlo perché, al sopraggiungere dei primi sintomi, ben undici mesi prima, mi recai a visita presso altro luogo di cura calabrese, di cui conservo fattura, il cui primario aggiunse il mio nome in lista per un intervento da eseguire dopo quattro mesi, spiegando che sarei stato chiamato esattamente ai primi di gennaio. Sto ancora aspettando la sua chiamata….
Ma la Calabria è esattamente questa, superficiale, chiassosa, arruffona, cialtrona e gradassa, salvo rara eccezione. In questa regione devi essere tu a implorare, a pregare, a raccomandarti, a chiedere con noiosa e lamentosa insistenza, a presentarti con un basso profilo alla Fantozzi e fare il nome di “chi ti manda”.
Sfido chiunque ritenga che non sia così. Pur di non perdere l'amico referente e di non cambiare l'andazzo, perché si è parte di questa cultura e ingranaggio, si preferisce restare nel gorgo dell'ipocrisia e continuare a mantenere la regione nello status quo e nel più buio medioevo. Chiedo ancora perché quel primario che mi aveva promesso di operarmi ai primi di gennaio non lo abbia fatto.
Desiderava forse ricevere la telefonata della “persona giusta” per esercitare il suo potere di scambio mafioso. Figurarsi se uno come me che da circa quarant’anni si muove in realtà sociali evolute della mitteleuropa avrebbe accettato di questuare un contatto col "noto" chirurgo calabrese, di cui ancora conservo fattura.
Bene, sette mesi dopo il fatidico gennaio, complice un trasloco di libri, il mio problema era diventato sempre più noioso, ed ecco accettare il consiglio di rivolgermi al dr. Sionne. Ma per mia esperienza e per conoscere bene la regione nella quale sono nato ho appena spiegato perché le sue parole sembravano quasi una presa in giro.
Ma non tanto... egli mi aveva infatti già comunicato ogni azione da praticare nel presentarmi in clinica nella precisa data e ora stabilite. Appuntamento rispettato in tutti i suoi vincoli presso la clinica “Tirrenia Hospital” di Belvedere Marittimo, cittadina di novemila abitanti in provincia di Cosenza.
Il mio ricovero in quella struttura sembrava trovarsi in Svizzera, stanza singola, pulita, climatizzata, ottimi servizi igienici, infermieri solerti e pronti ad assistermi adeguatamente anche oltre i compiti loro assegnati. In tempo di rigore covid nel rapporto con l’esterno, è stato possibile che alcune infermiere mi aiutassero personalmente ad acquistare un dispositivo medico necessario alla mia degenza.
Sovvengono a tal punto le parole del dr. Sionne il quale ricorda che una struttura ospedaliera non avrebbe successo senza impegno e abnegazione di ogni professionalità anche oltre l’orario di servizio, a causa della carenza di personale dovuta ai noti tagli che da molti anni affligge la sanità calabrese.
Proprio così, e questa è stata la mia esperienza. Anzi, l’intervento chirurgico a cui mi sono sottoposto nella Casa di cura si è svolto in un ambiente amichevole e rassicurante - necessario ad un paziente evidentemente preoccupato - anche negli attimi che lo hanno preceduto. In sala operatoria infatti, dopo aver incontrato il dr. Sionne e scambiato cordiali convenevoli, sono stato ricevuto da un infermiere, presentatosi come Salvatore, il quale mi ha preparato all’intervento seguendo il classico protocollo in un clima affabile, quasi per distrarmi, a cui si è unito l’anestesista e insieme ci siamo inoltrati anche in una conversazione sull’efficacia del vaccino anti-covid.
Avevo capito che fra i due era un simpatico conflitto dialettico ed io, che evidentemente non desideravo schierarmi, mi inserii al solo scopo di far presente che la medicina è scienza empirica e che entrambe le tesi avrebbero potuto essere approfondite. In questo clima si è svolta la preparazione al mio intervento chirurgico fino all’arrivo di altra infermiera che iniettandomi l’anestetizzante mi spiegò che in pochi attimi avrei avuto un piccolo capogiro prima di addormentarmi.
A questo punto entrò in azione il chirurgo e alla fine dell’intervento sentii alcune voci con parole incoraggianti; nel dormiveglia capii che tutto si era svolto come previsto e risposi - ricordo benissimo - che “sarebbe stato allora necessario fare una bella recensione”. Fui riaccompagnato in camera e seguito con attenzione nelle mie necessità post operatorie, soprattutto tranquillizzato dalla presenza del dr. Sionne il quale passa intere giornate all’interno della Clinica.
Non ho mai saputo - o forse capita raramente - che un primario ospedaliero fosse talmente scrupoloso nel seguire così da vicino i pazienti ricoverati; ma sorprende incontrare il primario anche in giorni festivi, addirittura in una calda mattina di domenica in piena estate, prossima al ferragosto.
Certo, una piccola struttura come la Casa di cura a Belvedere Marittimo offre possibilità organizzative diverse da un grande ospedale ma un chirurgo che ispiri tale fiducia nei pazienti ed è così cordiale nei rapporti da rasentare l’umiltà, come il dr. Sionne, è raro incontrare. Ecco perché il chirurgo che mi ha operato può essere preso a modello da parte di quei medici, soprattutto giovani, i quali - sgamati più di prima, ma desiderosi di restare in questa regione - hanno capito che in Calabria è meglio affidarsi alla politica come prassi per facili carriere.
Rocco Turi