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Il Governatore Roberto Occhiuto, il vero ed unico padre padrone del potere in Calabria con la gestione della sanità e della Regione da uomo solo al comando circondato solo da yes-man che fanno a gara per elogiarne le magnificenze, è perfettamente consapevole di come la riforma voluta dalla Lega e dal Ministro Roberto Calderoli rappresenti per la Calabria e per tutti i calabresi una vera e propria tragedia. (Nella foto di apertura il Governatore Roberto Occhiuto con il Ministro Roberto Calderoli).
 
A nulla vale la continua osservazione di definire prima i famigerati Lep  ( i Lep sono i Livelli Essenziali delle Prestazioni e dei servizi che devono essere garantiti in modo uniforme sull'intero territorio nazionale) per poi rendere effettiva la Riforma nelle sue numerose e importanti competenze che trasmigreranno dalla Stato centrale alle Regioni, con il rischio concreto di creare venti piccoli statarelli. 
 
Non vi sono i fondi necessari di svariati miliardi di euro per poter realizzare i Lep che possano equiparare i diritti fra tutti i cittadini di tutte le regioni del Sud.
 
E anche di questo è consapevole il Presidente della Regione Calabria, Commissario ad acta per la sanità e vicesegretario nazionale di Forza Italia, Roberto Occhiuto.
 
Il Ministro Roberto Caladeroli quando con gesti molto eloquenti si rivolgeva ai meridionali
 
Ma la protesta per la legge voluta dalla Lega e approvata in Parlamento e al senato dalla maggioranza di governo è in crescita e sono sempre più i meridionali che si informano su che cosa sia l'Autonomia Differenziata e, seppur in ritardo, fra non molto la maggioranza dei meridionali sarà informato sulla vicenda.
 
E i calabresi che nella stragrande maggioranza sono contrari a tale riforma chiederanno conto al Governatore Occhiuto della sua posizione finora molto ambigua. 
 
A nulla valgono gli inviti che il Governatore Occhiuto ha rivolto al suo stesso partito che certamente non può sganciarsi dalla granitica alleanza con la Lega e con Fratelli d'Italia. Diverrebbe un partito irrilevante senza il potere di Governo.
 
La legge andrà avanti nei suoi effetti nefasti perché i segretari dei partiti di maggioranza lo vogliono e perché la politica nazionale è da decenni a trazione nordista.
 
Il mezzogiorno non conta nulla da decenni e la questione meridionale è solo parte del passato, di quella Prima Repubblica della quale si sta perdendo anche la memoria in un paese che non ha mai coltivato la storia, la memoria e la cultura.
 
Termini irrilevanti e fastidioso. Basti pensare al livello culturale bassissimo della rappresentanza parlamentare. La più nefasta  in assoluto dalla nascita della Repubblica italiana ad oggi.
 
Personaggi di bassissimo livello che nella Prima Repubblica non sarebbero neanche divenuti segretari di sezione delle sezioni più sperdute oggi sono al Governo.
 
In tale contesto ogni battaglia è persa.
 
L'unica speranza è il referendum abrogativo con la difficilissima sfida di raggiungere il 50% più uno di votanti per renderlo valido a tutti gli effetti.
 
La sfida è portare la maggioranza degli italiani al voto referendario.
 
Una sfida ciclopica e difficilissima.
 
Ma è l'unica possibilità.
 
Al di là delle belle parole dei rappresentanti politici meridionali dei partiti di governo che a Roma contano meno di zero.
 
Buoni solo per votare a comando dei loro leader nelle aule parlamentari e nulla più.
 
Con buona pace dei meridionali e dei calabresi sempre più isolati e sempre più ininfluenti.
 
Colpevoli, comunque, di aver votato una classe politica mediocre e incapace di tutelare i loro territori.
 
Del resto sin dai tempi dell'antica Grecia l'immenso Platone sosteneva che "ogni popolo ha il Governo che merita".
 
E questo vale soprattutto per il popolo calabro.
 
Redazione
 
 
 

Editoriale del Direttore