Sempre più drammatico il quadro sanitario sia a livello nazionale che a livello calabrese. Le cure sanitarie divengono sempre più esclusiva dei ricchi e si orienta sempre più verso il settore privato.
E sempre più chi deve curarsi e non ha disponibilità economiche è costretto a chiedere prestiti per potersi consentire le cure mediche.
Chi non ha possibilità di avere delle concessioni creditizie non ha altra scelta che rinunciare alle cure con tutto ciò che comporta.
Ben 4 milioni e mezzo gli italiani che hanno rinunciato a curarsi con un incremento notevole nel 2023 se confrontato al 2022. Un chiaro segnale di come la sanità pubblica non sia più in grado di garantire il diritto alla salute per tutti che un tempo era il fiore all'occhiello del "Sistema Italia".
L' orda famelica e rapace di una classe politica truffaldina purtroppo votata dagli italiani ha negli anni saccheggiato e depredato la sanità trasformandola in una sanità pubblica da terzo mondo e avvantaggiando le strutture sanitarie private accreditate che spesso sono di proprietà di prestanomi di politici e spesso gli stessi politici sono soci occulti delle strutture private accreditate.
Una bolgia infernale di corruzione diffusa e ambientale in un paese oramai non più nelle condizioni di far rispettare le leggi hanno nel tempo disintegrato il diritto alla salute per ogni cittadino massacrando le classi più povere.
E in particolar modo le regioni meridionali, in primis la Calabria, sono costrette ai cosiddetti "viaggi della speranza" nelle strutture sanitarie del centro e nord Italia.
La sanità dei ricchi e la fuga verso il privato, boom di prestiti per curarsi
A confermare la crescita del "nomadismo sanitario" il 21° rapporto Ospedali&Salute dell'Aiop (Associazione Italiana Ospedalità Privata) che nel sottotitolo dello stesso rapporto si legge "a deriva di una società per censo" e già tale frase esprime la sintesi dei dati raccolti.
Nel rapporto si sottolinea che, sul piano nazionale, "Ogni 100 tentativi di prenotazione nel Ssn, la quota di popolazione che rinuncia e si rivolge alla sanità a pagamento è del 39,4% (il 34,4% dei bassi redditi). In particolare, il 12% ricorre all’intramoenia (la sanità privata nelle strutture pubbliche) e il 18% al privato puro. Il 51,6% degli italiani sceglie direttamente la sanità a pagamento, senza provare a prenotare nel Ssn – inteso in tutto il Rapporto Ospedali&Salute sia nella sua componente di diritto pubblico sia nella sua componente di diritto privato – una quota alta anche tra la popolazione a basso reddito (40,6%)".
Anche in una ricerca sulla sanità pubblica realizzata dall'Adoc ( Associazione per la difesa e l'orientamento dei consumatori) si evidenzia la crescita della povertà sanitaria e l'aumento di coloro i quali rinunciano a curarsi.
"Non possiamo più ignorare il fatto che sempre più persone, soprattutto le più vulnerabili, stanno rinunciando alle cure a causa della diminuzione della spesa sanitaria e dell’inasprimento delle proprie condizioni economiche», ha affermato la presidente Adoc nazionale Anna Rea. «Tutti i cittadini hanno un eguale diritto alla salute, ma nel nostro Paese non è più così: solo chi ha soldi si cura".
In un simile quadro che a livello calabrese continua a presentare le criticità più marcate si nota anche un racconto fasullo e chiacchierone di una certa classe politica che con furbizia cerca di raccontare grandi risultati raggiunti, cambiamenti e positività anche nel campo sanitario che poi ogni ricerca ed ogni statistica puntualmente smentiscono.
Ma la nauseabonda orda politica che sulla sanità calabrese si è arricchita a dismisura è sempre più furba e spietata ed oggi si cimenta anche a falsare l'informazione ( quella che è al servizio dei politici e che in Calabria è la stragrande maggioranza) per abbindolare ancor più un popolo che comunque continua a votare i propri carnefici e che è sempre più sottomesso ed incapace di promuovere reali cambiamenti.
Redazione