Sì, la scuola era diretta dal Prof. Luigi De Franco, grande studioso di tutta la filosofia rinascimentale, di cui conosceva ogni anfratto, ogni respiro come pochi altri, e ne discuteva alla pari con Luigi Firpo, Nicola Badaloni, Germana Ernst, che lo ebbero come caro amico, ma soprattutto lo stimavano come raffinato studioso.
Egli ebbe il merito di essersi cimentato in tutto l’arco della sua esistenza nella traduzione dell’opera di Telesio, curandone la pubblicazione critica con rigore scientifico.
Un lavoro, questo, che lo impegnava in termini quasi ossessivi; talmente determinato era il suo attaccamento al pensiero di tutto il Rinascimento che spesso anche nella presidenza della scuola lo si trovava curvo su qualche tomo di Giordano Bruno, Campanella, Sertorio Quattromani o Tommaso Cornelio: in quei momenti ti guardava con gli occhialetti alzati e diceva amorevolmente: “Mo’ vatinni, vieni più tardi”.
Allora si capiva che bisognava andare via, richiudere la porta senza fare rumore e comunicare in giro tra i colleghi che il preside era alle prese con i suoi soliti ospiti importanti, e non bisognava disturbarlo!
Forse il liceo di via Molinella doveva la sua fama anche alla statura di quel preside, ma anche i suoi allievi non erano da meno insieme ai docenti; tutti noi, per assicurare continuità all’opera formativa, spesso ci recavamo a scuola anche con qualche decimo di febbre quando Luigi De Franco lo chiedeva.
Anche gli allievi erano meravigliosi, si sarebbero distinti per serietà e impegno in tutti i campi: sui luoghi di lavoro, nelle istituzioni come ingegneri, docenti universitari, medici, avvocati, magistrati.
E il magistrato Paolo Guido, che opera nell’antimafia di Palermo come sostituto procuratore, è stato uno di quei “ragazzi di via Molinella”: lo abbiamo avuto come allievo esemplare che, con grande serietà e attaccamento alla scuola di quel preside De Franco, è riuscito a farsi strada, a dare il meglio di se nel difficile lavoro di salvaguardia della libertà e della democrazia attraverso un coraggioso impegno nella complicata e difficile macchina della giustizia.
Degno figlio del padre, il dott. Alfonso Guido, che in anni bui e difficili, dopo aver portato avanti gli studi con grandi sacrifici facendo per lo più l’autodidatta, riuscì a farsi apprezzare fuori dal paesello natio, lontano da ogni apertura verso l’esterno, quale era Acri negli anni Cinquanta e Sessanta.
Da Acri il mio grande amico Alfonso si trasferì a Cosenza, dove fu nominato prima viceprefetto, per poi diventare prefetto a Bari fino alla pensione.
Le istituzioni, dopo avere apprezzato le sue doti non comuni, ma soprattutto la sua serietà e affidabilità assoluta, resa ancora più pregevole da grande cultura, non lo ignorarono.
Al nostro Paolo, ricordando affettuosamente suo padre, un caro abbraccio e un grazie per la sua dedizione".