I costi sostenuti dalle Asp per le prestazioni delle cliniche private accreditate, cioè quelle cliniche che possono effettuare prestazioni sanitarie agli utenti per poi farsi rimborsare il costo delle stesse dalle Asp sono da sempre oggetto di discussione e di confronto. Per anni le Asp hanno tardato nell'effettuare i pagamenti creando delle situazioni spesso non sostenibili da parte del settore privato accreditato e spesso tali crediti vantati dalle strutture accreditate venivano acquistati da società di factoring con sede spesso a Milano pronte ad aprire contenziosi con interessi consistenti. La compravendita di crediti rappresenta per le società di factoring un sicuro affare perché le Asp essendo strutture pubbliche non possono certamente fallire e dichiarare bancarotta. Su tale situazione è intervenuto spesso l'ex consigliere regionale Carlo Guccione, oggi responsabile sanità del Pd per il Mezzogiorno. Il dramma è che spesso sembra che nei contenziosi vengano menzionate fatture che nei bilanci Asp sono inesistenti e che non sono state debitamente registrate. Come sembra che i contenziosi siano stati aperti anche per fatture che sono state pagate due o tre volte. Nonostante tutto ciò è difficile poter stabilire la veridicità di tutto questo complesso meccanismo dato che i bilanci delle Asp spesso e sovente sono incompleti, farlocchi e addirittura mancanti e non depositati per inesattezze che sembra impossibile poter definire. La sola Asp di Cosenza fra contenziosi, almeno 450, ha accumulato una cifra complessiva che rasenta l'iperbolica e incredibile cifra del miliardo di euro. Un contenzioso inestricabile che nel frattempo cresce a dismisura con tassi d'interesse consistenti. Tante le indagini della Finanza sia in Calabria che a Milano. Alcune ancora in corso, ma, finora, nulla di fatto. Si lavora per quantificare il buco reale dei tanti contenziosi che si trascinano da anni ed anni. Sarebbe necessario verificare se tale situazione sia stata il frutto anche di dirigenti poco solerti o interessati a creare confusione per compiacere a politici calabresi che, con appositi prestanomi, hanno grandi interessi nella sanità pubblica accreditata che sembra aver assolto negli ultimi anni a cassaforte occulta delle baronie politiche come lo erano i lavori pubblici negli anni della Prima Repubblica. I sistemi cambiano ma la corruzione resta. Del resto il primo articolo della Costituzione recita che l'italia è fondata sul lavoro. Sarebbe ora di cambiarlo con una realtà più evidente quella che "L'italia è una Repubblica fondata sulla corruzione". Oramai dilagante e parte integrante del "Sistema" impunito. Da sempre e per sempre. Nei secoli dei secoli. Amen.
Redazione