Correva il 4 gennaio 1992, un giorno che rimarrà segnato in modo indelebile nella storia della nostra terra di Calabria.
A Lamezia Terme, da sempre territorio ad altissima densità mafiosa, venivano barbaramente uccisi dalla 'ndrangheta il sovrintendente di Polizia Salvatore Aversa, uomo integerrimo e di grande levatura morale, e sua moglie Lucia Precenzano. A distanza di tre decenni le segreterie provinciali del Siulp e Fsp della Polizia di Stato ne hanno voluto ricordare il sacrificio. UN convegno per non dimenticare, per coltivare la memoria di quello che fu una pagina tristissima ed orribile dell'arroganza delle organizzazioni criminali. Nel 1993 il figlio dei coniugi Aversa, Walter, venne candidato a sindaco nelle elezioni comunali che si celebrarono a Cosenza per iniziativa di un raggruppamento civico, "Calabria Libera", promosso dall'allora consigliere regionale, Beniamino Donnici, nell'ottica di un possibile cambiamento che in piena stagione di tangentopoli e di crollo dei partiti tradizionali della Prima Repubblica si pensava potesse concretizzarsi. Non fu così. La Lista non riuscì a raggiungere il quorum per fare eleggere Walter Aversa almeno a consigliere comunale. Fu un tentativo che non ebbe successo. Del resto i cambiamenti in Calabria sono tabù. Allora come oggi. Il sacrificio dei coniugi Aversa in una terra come la Calabria non ha sortito gli effetti che avrebbe sortito in altre realtà più rispondenti alla sollevazione civile e sociale nonchè collettiva contro le mafie. La Calabria rimane l'ultimo baluardo di una società dominata dalla cultura mafiosa e dallo strapotere del "Sistema" politico criminale che la governa e ne gestisce le sorti da sempre. Ma ricordare un uomo come Salvatore Aversa è un dovere per quei pochi che ancora credono, nonostante tutto, alla possibile costruzione di una società più pulita e trasparente.