Come sempre la Calabria è in assoluta controtendenza rispetto al piano nazionale.
Questo vale anche per la Lega di Matteo Salvini che nonostante il suo iperattivismo i sondaggi inchiodano verso un 7% per le prossime elezioni Europee dell'8 e 9 giugno.
Una percentuale infinitamente più bassa del 34,4% che la Lega agguantò nelle Europee del 2019.
In una simile situazione in qualsiasi partito politico sia della Prima che della Seconda Repubblica il segretario si sarebbe dimesso.
Ma questo non vale per Matteo Salvini che comanda la Lega oramai dal lontano 2013 e che non consentirà mai alcun congresso realmente democratico.
I congressi si faranno solo quando lo stesso Salvini sarà sicuro che a parteciparvi con facoltà di voto saranno solo i suoi fedelissimi.
Infatti nella Lega non è consentito alcun commento negativo sulla politica del "Capitano", pena l'espulsione per come accadeva nella storia dei partiti partiti comunisti di stampo sovietico.
Ma nonostante il controllo ferreo del partito sul piano nazionale continua la fuga con diversi abbandoni e non sono poi così tanti quelli disposti a sacrificarsi con una candidatura nelle liste per il prossimo 8 e 9 giugno.
Le previsioni affidano alla Lega non più di 6-7 europarlamentari eletti, cifra molto lontana rispetto ai 27 europarlamentari (sul totale di 76 che spettano all'Italia) eletti nel lontanissimo 2019.
Inoltre Matteo Salvini sarà anche l'unico segretario dei partiti del centrodestra a non candidarsi.
Infatti sia Antonio Tajani per Forza Italia che Giorgia Meloni per Fratelli d'Italia sono pronti ai nastri di partenza per candidarsi da capolista per portare voti ai loro partiti.
Nel frattempo proseguono gli abbandoni.
Il consigliere regionale in Piemonte, Claudio Leone, ha annunciato l’addio.
In Umbria il capogruppo in consiglio regionale, Stefano Pastorelli, ha salutato il partito, portandosi dietro altri dirigenti locali.
I sondaggisti più esperti danno per scontato che Forza Italia supererà la Lega, nonostante gli accordi con l'Udc di Lorenzo Cesa, che avrà suoi candidati nelle liste, e con tanti altri piccoli movimenti figli della preistoria della Prima Repubblica.
Ma mentre in Italia la Lega annaspa, invece in Calabria, sempre ed eternemente in controtendenza, la Lega è sempre più attrattiva.
Tanti gli ingressi. L'ultimo ingresso non ancora ufficiale ma quasi certo è quello della consigliera regionale Katya Gentile, che sulle colonne de "La Voce Cosentina" avevamo annunciato, primi fra tutti, oltre un mese fa. Katya Gentile per ora ha ufficializzato l'abbandono di Forza Italia ed il passaggio al Gruppo Misto.
L'ingresso di Katya Gentile, figlia di Pino Gentile, recordman imbattuto per le sue sette legislature da consigliere regionale del 1985 al 2020 ( ben 35 anni), presuppone che anche Andrea Gentile, figlio dell'ex sottosegretario Antonio Gentile, senatore per quattro legislature, attualmente in Forza Italia, possa seguire l'esempio della cugina Katya, qualora dovesse ritornare alla Camera nei prossimi mesi con l'esito positivo del ricorso elettorale in atto.
La famiglia Gentile, Pino Gentile, Antonio Gentile, Andrea Gentile e Katya Gentile
Nel 2019 alle Europee in Calabria la Lega prese il 22,6% con ben 194.695 voti e alle ultime politiche del settembre 2022 ha racimolato un misero 5,8% con soli 41.673 voti.
Un crollo in soli tre anni che dimostra la scomparsa del voto d'opinione per Matteo Salvini.
Probabilmente essendo le consultazioni Europee basate prevalentemente sul voto d'opinione sarà un miracolo per la Lega confermare il 5,8% dei voti presi nel 2022.
Nonostante l'enorme numero di consiglieri regionali, ben sei su 30, conteggiando anche la prossima new entry, nonostante ben due deputati e una senatrice e un assessorato regionale, oltre a tanti incarichi di sottogoverno e presenze leghiste in tanti comuni.
Un 5 - 6% che sarà una grande mortificazione nonostante il lavoro di raccolta portato avanti dal potente Claudio Durigon, plenipotenziario di Salvini al Sud.
Un lavoro di raccolta che ricorda un mito della politica della Prima Repubblica.
Il segretario nazionale del Psdi, Antonio Carglia, che, nel lontano 1992, l'ultima tornata elettorale della Prima Repubblica, in Calabria raccolse di tutto e l'allora Giacomo Mancini, indimenticato politico calabrese, coniò un bellissimo slogan "Carglia nulla vede e tutto piglia".
Il compianto segretario nazionale del Psdi della Prma Repubblica, Antonio Cariglia ( 1924, Vieste Foggia - 2010 Pistoia)
Slogan oggi ben attribuibile alla politica attuata dalla Lega che giunse in Calabria nel lontano 2014 ( allora si chiamava "Noi con Salvini") con la promessa del cambiamento e del rinnovamento della classe dirigente e che, oggi, è invece trasformata nel centro di raccolta della vecchia politica di un tempo.
Non per nulla chi vi aderì in tempi di vacche magre, capita l'antifona, preferì uscire di scena e ritirarsi a vita privata dopo la cocente delusione di un partito che si professava portatore del nuovo e che si è dimostrato essere il partito conservatore del vecchio.
E non per nulla la Lega, nata con Bossi nel 1984, è un partito che ha oramai ben 40 anni di vita. Il partito più vecchio di tutti i partiti esistenti oggi in Italia.
Sarà molto interessante osservare cosa accadrà dopo le consultazioni Europee e se dopo l'8 e 9 giugno vi sarà qualcuno nella Lega che avrà il coraggio di uscire allo scoperto e chiedere un forte cambiamento con dei veri congressi e con l'avvio di un partito vero e non di un partito dove a comandare è solo e unicamente l'irremovibile "Capitano".
Redazione